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«Nessuna azione legale può far desistere dal difendere il diritto alla salute»

 Dopo il via libera del Consiglio di Stato al progetto di ristrutturazione della Italcementi di Monselice (PD), il sindaco Francesco Lunghi e il vicesindaco Gianni Mamprin minacciano una class action contro i sindaci di Este (PD) Giancarlo Piva e di Baone (PD) Francesco Corso, i presidenti dei comitati “E Noi…?” e “Lasciateci respirare” e tutti i firmatari di ricorsi ed esposti che avevano cercato di fermare il colosso bergamasco. L’eurodeputato PD Andrea Zanoni ha affermato: «Appoggio i primi cittadini di Este e Baone che si erano opposti a un progetto che porterebbe nell’area già messa a dura prova livelli di inquinamento preoccupanti. I cittadini e i comitati vogliono semplicemente difendere il loro diritto alla salute»

 

 Giovedì 23 gennaio 2014, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Italcementi contro la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto che il 9 maggio 2012 aveva dichiarato “illegittima” l’autorizzazione paesaggistica rilasciata il 13 dicembre 2010 dall’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei, e la delibera della Giunta Provinciale di Padova del 29 dicembre 2010, con cui si dichiarava compatibile il progetto di revamping con il Parco.

 

A questo punto, Italcementi avrebbe potuto procedere con il revamping dello stabilimento di Monselice (PD), ossia la dismissione dei tre forni di cottura esistenti e la costruzione di un unico forno e di una torre alta 89 metri. Visto l’andamento del mercato, il colosso bergamasco ha invece annunciato la volontà di spostare l’investimento da 160 milioni di euro, programmato nello stabilimento di Monselice, all’impianto di Rezzato (BS) e di trasformare l’impianto produttivo padovano in un centro di macinazione.

 

Il piano di ristrutturazione e potenziamento aveva trovato il muro dei sindaci di Este, Giancarlo Piva e di Baone, Francesco Corso, dei presidenti dei comitati “E Noi…?” e “Lasciateci respirare”. Tutti ora nel mirino del sindaco di Monselice Francesco Lunghi e del vicesindaco Gianni Mamprin che hanno minacciato una class action, ovvero un’azione collettiva in sede civile, per chiedere i danni a chi si era opposto al piano.

 

L’eurodeputato PD Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato «Sono solidale e appoggio i sindaci di Este e Baone, i comitati e tutti i cittadini che avevano intrapreso una battaglia a tutela della salute e del territorio. Non si può rimanere immobili e zitti di fronte a progetti che infliggono ferite sempre più profonde all’ambiente e di conseguenza alla qualità di vita. A maggior ragione in un’area come quella della Bassa Padovana già nella morsa di tre cementifici e del loro carico inquinante. È paradossale che strutture di questo tipo abbiano limiti di emissioni addirittura più permissive di quelle degli inceneritori (Direttiva IPPC 2008/1/CE). Il risultato è che per fare il cemento si brucia di tutto e che le immissioni nell’atmosfera e le ceneri di combustione che finiscono nel prodotto se li beccano i cittadini».

 

Proprio a Monselice, il 19 aprile 2013, l’europarlamentare Zanoni ha tenuto la conferenza dal titolo “Quale futuro per Monselice e la Bassa Padovana: un’area d’incenerimento e trattamento rifiuti o zona di sviluppo, di progetti, d’innovazione, di ricerca calibrati sul territorio”, in occasione della quale ha ricordato le tonnellate di rifiuti che ogni anno a norma di legge vengono bruciate nei cementifici tra Este (PD) e Monselice (PD).

 

A settembre 2012, Zanoni ha appoggiato la fiaccolata organizzata proprio a Monselice “Per non morire di cemento”.

 

BACKGROUND

 

Il decreto numero 22 del 14 febbraio 2013 “Utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS) in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale” è entrato in vigore venerdì 29 marzo 2013 e prevede la  possibilità di bruciare nei cementifici anche i rifiuti speciali. Nella relazione del Governo Monti è specificato, infatti, cosa sono i CSS: i combustibili solidi secondari possono essere prodotti a partire dai rifiuti urbani e dai rifiuti speciali.

 

Il decreto stabilisce le condizioni alle quali alcune tipologie di CSS cessano di essere rifiuti speciali e sono da considerare un prodotto, attuando l’articolo 184-ter, del Decreto legislativo152/2006 “Cessazione dalla qualifica di rifiuto”. Il testo aveva ricevuto il parere negativo, della Commissione Ambiente della Camera.

 

A novembre 2012, Zanoni aveva denunciato la pericolosità per la salute pubblica del decreto già approvato dal Consiglio dei Ministri. A dicembre 2011, l’eurodeputato aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere all’UE di abbassare i limiti di emissione dei cementifici, che immettono nell’atmosfera enormi quantità di inquinanti. Il Commissario UE all’Ambiente, Janez Potočnik, a gennaio 2012, aveva risposto per conto dell’Europa che “gli Stati membri devono adottare le misure necessarie a garantire che tutti gli impianti siano gestiti in modo tale da applicare tutte misure preventive idonee contro l’inquinamento” e che “l’incenerimento e il co-incenerimento dei rifiuti sono disciplinati dalla Direttiva 2000/76/CE . Detta direttiva comprende disposizioni speciali relative ai valori limite di emissione dei forni per cemento che utilizzano i rifiuti come combustibile normale o addizionale” (TESTO RISPOSTA).

 

Ad agosto 2012, con un’ulteriore interrogazione, Zanoni aveva chiesto di verificare la compatibilità dell’utilizzo di questi cementi come materiali di costruzione di case ed ambienti di lavoro. A novembre 2012, il Commissario UE Potočnik aveva sottolineato che “il regolamento CE numero 1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele si applica al cemento e alle miscele che contengono cemento. L’articolo 11 del regolamento stabilisce che è necessario tenere conto di ogni impurità, additivo o singolo costituente identificato.

 

 Qualora il cemento, a causa del suo processo di produzione, contenga sostanze pericolose in quantità tale da classificarlo come pericoloso, l’etichetta deve indicare i rischi identificati. Inoltre ai cementi nelle miscele di cemento si applicano elementi supplementari dell’etichetta per il tenore di cromo solubile. Entro aprile 2014 la Commissione dovrà valutare la necessità specifica di informazioni sulle sostanze pericolose contenute nei prodotti da costruzione, incluso il cemento, e vagliare l’opportunità di estendere ad altre sostanze l’obbligo di informazione di cui all’articolo 6, paragrafo 5, del regolamento sui prodotti da costruzione” (TESTO RISPOSTA).

 

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