ANDREA

ZANONI

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LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DI PAESEAMBIENTE ANDREA ZANONI AL VICE GOVERNATORE E ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA DELLA REGIONE VENETO LUCA ZAIA. ZAIA AMMETTA CHE LA LEGGE SULLE SERRE È UNA MINACCIA AL TERRITORIO VENETO, È CONTRO IL FEDERALISMO, LIBERALIZZA I CAPANNONI, RENDE INERMI LE AMMINISTRAZIONI LOCALI DI FRONTE AL POTERE ECONOMICO DEI FLOROVIVAISTI.

Ho letto le dichiarazioni del vicegovernatore della regione del Veneto, riportate in data ’09/7/07 sulla Tribuna di Treviso, in merito alla questione delle serre di Paese e in particolare mi ha colpito la frase “Non mi sono mai interessato alla questione, ho ben altre cose a cui pensare in Regione che non alle scorribande che si inscenano a Paese”. Voglio ricordare a Lei vicegovernatore del Veneto, nonché assessore all’agricoltura, che Paese oltre ad essere un comune da oltre 21.000 abitanti, pertanto degno di considerazione almeno come tutti gli altri comuni del Veneto, ha adottato un Piano di Assetto del Territorio in collaborazione proprio con la Regione Veneto ente locale dove Lei si trova ai massimi vertici. Quello che sta accadendo a Paese dovrebbe invece riguardarla direttamente, se non altro per l’assessorato che ricopre, qui grazie a due leggi del Veneto, approvate anche da assessori e consiglieri regionali del Suo partito, la L.R.19/1999 e la L.R.11/2004, una azienda agricola semplice sta realizzando una zona industriale in aperta campagna, in suolo agricolo, ricoprendola di immensi capannoni ad uso serra alti oltre otto metri, con tanto di strutture in metallo, plastica e cemento armato, muniti di potenti impianti tecnologici di condizionamento e fertilizzazione automatica, di piazzali di asfalto, di uffici e centrali tecnologiche, il tutto procurando permanentemente la distruzione del territorio agricolo a causa dell’asportazione di tutto lo strato coltivabile, al fine di arrivare alla ghiaia dove poggiare gli impianti e le fondamenta in calcestruzzo armato. Tutto ciò senza che l’azienda debba chiedere uno straccio di autorizzazione agli uffici comunali e senza pagare un centesimo di oneri al comune; mentre un cittadino comune per costruire anche una sola tettoia deve presentare un progetto (pagando un tecnico abilitato), attendere l’autorizzazione comunale, eseguire eventuali prescrizioni degli uffici tecnici e pagare salati oneri. Questa immensa zona industriale di 100.000 metri quadri, dove tra l’altro vi lavorano pare un centinaio di operai cinesi, che sta per essere portata a circa 200.000 metri quadri, grazie alle succitate leggi va considerata addirittura territorio agricolo e per assurdo potrebbe espandersi nel 100 % del territorio agricolo di un singolo comune. Ciò mi sembra troppo, visto che è la stessa legge regionale 11/2004 che fra gli obiettivi si pone di “mantenere e migliorare il suolo”, e la “riduzione del consumo del suolo agricolo”. Dei bei concetti di principio che non trovano seguito dato che si dà il via libera con massima libertà, senza vincoli e senza oneri, a immensi capannoni rumorosi ed inquinanti dove un giorno in futuro, ad attività cessata, si dovrà pensare anche alla bonifica di quel che rimane. Personalmente credo che questo sia un sistema per consentire alle lobby del cemento e delle serre di garantirsi con il tempo la possibilità di cementificare anche il territorio agricolo, costringendo alla lunga un comune a nuovi accordi con grossi gruppi privati che potranno edificare ancora nuovi ed immensi complessi residenziali e commerciali mascherati dal recupero e riqualificazione dell’area. Considerato che Lei con il suo partito ha condotto intere campagne contro i capannoni, ha perseguito l’idea del federalismo, ha frequentemente usato il motto “paroni a casa nostra”, Le chiedo di essere coerente e di adoperarsi affinché una amministrazione comunale possa decidere del futuro del proprio territorio (Federalismo), vengano finalmente bloccati i capannoni che stanno distruggendo il territorio agricolo del Veneto (Basta Capannoni) e che i cittadini di un comune possano decidere tramite la maggioranza eletta democraticamente se accettare o meno che un’azienda privata possa distruggere liberamente intere campagne (Paroni a casa nostra). Lei ha già saputo ammettere recentemente i propri errori, e ciò sicuramente è da ammirare, ora ammetta che un assessore regionale non può definire “scorribande” quelle che invece sono sacrosante battaglie sottoscritte da 2500 cittadini, portate avanti con coraggio e determinazione da un’intera amministrazione comunale, per salvare il territorio rurale del Veneto minacciato da una legge veneta. Vogliano che cessino questi privilegi per pochi a danno di molti, vogliamo che queste ingiustizie finiscano al più pesto. Andrea Zanoni

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