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Il Ministro Clini blocca il VIA sul rigassificatore di Trieste. Zanoni: «È il risultato del grande lavoro dei Sindaci, dell’Associazione Greenaction Transnational e dei cittadini»

Il Ministro per l’Ambiente Corrado Clini ha stoppato la Valutazione di Impatto Ambientale per l’impianto a Gas naturale liquefatto che avrebbe dovuto sorgere nel mare di Trieste perché “mancano i dati sull’impatto”. L’eurodeputato Andrea Zanoni è soddisfatto: «La sicurezza dei cittadini deve sempre essere al primo posto. Complimenti ai Sindaci e a Greenaction Transnational che, grazie al loro impegno, hanno portato a casa un risultato importante per la salute e l’ambiente»

 

Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, con decreto, ha bloccato il rigassificatore previsto al largo di Trieste. Nel provvedimento ministeriale vengono precisate le motivazioni per le quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) non può essere concessa: il quadro informativo è carente e mancano le autorizzazioni (del Viminale) previste dell’art.19 del D. Lgs. 334/1999 (c.d. “Seveso bis”), espresse sulla base di potenziali pericolosità dell’impianto; occorre un’ordinanza del ministero dei Trasporti relativa alla sicurezza della navigazione; va definita, infine, una safety zone “correlata al rischio di incidente” all’interno della struttura “ma i cui effetti si possono ripercuotere all’esterno”.

 

La decisione è arrivata dopo che lo scorso 5 aprile Clini aveva sospeso la VIA per 180 giorni e aveva chiesto di individuare un nuovo sito per l’altro progetto di rigassificatore, quello proposto da Gas Natural.

 

Nel decreto sulla proposta avanzata dalla tedesca E.On, Clini segnala che nel progetto di terminale offshore di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto (GNL) al largo di Trieste “mancano i dati sulle conseguenze dell’istituzione della fascia di sicurezza attorno all’ impianto”, per stabilirne la compatibilità ambientale. L’area potrebbe estendersi alla Slovenia e “potrebbe condizionare in modo rilevante il traffico marittimo nel porto di Trieste e nel golfo”.

 

Il Ministro dell’Ambiente ha scritto una lettera al suo omologo sloveno, Dejan Zidan, proprio perché si considerino “le problematiche ambientali dell’Alto Adriatico in un contesto unitario e allargato, che tenga conto anche della necessità di approvvigionamento e di diversificazione energetica dei Paesi rivieraschi”.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Sono molto soddisfatto per la decisione, tra l’altro inevitabile, del Ministro all’Ambiente. Il decreto è in realtà il risultato dell’impegno profuso dai Sindaci, dall’associazione ambientalista Greenaction Transnational, dalle altre associazioni e dai cittadini per fermare un progetto scellerato. Non si deve dimenticare che la sicurezza dei cittadini deve sempre essere prioritaria nelle scelte da compiere. In questo caso, era indubbio che il rischio per la popolazione e per l’ambiente fosse molto elevato. Avevo presentato un’interrogazione, in attesa di risposta alla Commissione europea, e spero che quest’attenzione abbia contribuito a fermare il progetto».

 

Il 26 marzo scorso, Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea in merito al progetto di un terminal di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto in località Zaule, nel porto di Trieste. L’eurodeputato ha chiesto alla Ue di sapere se e con quali procedure il rigassificatore possa essere inserito e finanziato dall’Europa tra le infrastrutture energetiche prioritarie previste e finanziate attraverso il Piano per una rete energetica europea integrata per il 2020 ed oltre, nonostante le opposizioni di cittadini, organizzazioni e Autorità. Zanoni ha chiesto inoltre di verificare se il progetto comporti violazioni alle Direttive 2012/18/UE sugli incidenti rilevanti, 2011/92/UE sulla procedura VIA con particolare riferimento all’articolo 7 e 2001/42/CE sulla procedura Valutazione Ambientale Strategica».

 

 

BACKGROUND

 

Nell’Adriatico nord-orientale, si fermano due tra i progetti più impattanti per il ciclo di trasporto del gas naturale. Entrambi i piani hanno trovato la ferma opposizione di parte delle istituzioni e degli ambientalisti. Contro quello terrestre presentato dalla società spagnola Gas Natural Fenosa si era mosso il governo sloveno, che mesi fa aveva minacciato di ricorrere alla Corte di giustizia europea per il progetto del vallone di Zaule, area ex Esso di Trieste, che prevedeva un terminal con una capacità di 300 mila metri cubi di metano liquefatto. Anche per questo, Clini aveva sospeso la Valutazione di Impatto Ambientale.

 

Mercoledì 3 aprile l’eurodeputato Andrea Zanoni componente del gruppo ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici Europei) e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo aveva incontrato Roberto Giurastante della Greenaction Transnational nella sede dell’organizzazione a Trieste.

 

Nel porto di Trieste, in località Zaule, la multinazionale Gas Natural Fenosa, attraverso la società Gas Natural Rigassificazione Italia S.p.A., aveva proposto la realizzazione di un terminale di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto. A questo progetto si sono opposti per motivi di danno ambientale, portuale e rischio di incidenti catastrofici i cittadini, le Ong ambientaliste, le autorità locali e della confinante Repubblica di Slovenia e la TAL, l’oleodotto transalpino che da Zaule rifornisce Germania, Austria e Repubblica Ceca.

 

Il Ministro italiano dello Sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, ha sempre dichiarato alla stampa che il terminale di rigassificazione “si deve fare a tutti i costi”.

 

Il progetto proposto dalla compagnia energetica spagnola Endesa (rilevata, per la parte italiana, dalla tedesca E.On) nel golfo di Trieste e in mare aperto, a 19 chilometri a ovest del capoluogo friulano dove l’acqua è profonda 24 metri, prevede che il metano liquido, una volta scaricato dalle navi, dovrebbe essere stoccato in due serbatoi. Si tratterebbe di grandi contenitori isolati termicamente, della capacità netta di 160 mila metri cubi ciascuno, equivalenti nel complesso a 192 miliardi di litri di gas. Il gas dovrebbe essere convogliato alla rete nazionale dei gasdotti attraverso un metanodotto di collegamento con la rete nazionale costituito da una condotta sottomarina della lunghezza di circa 12 km dal Terminale alla costa e da una condotta a terra della lunghezza di circa 19 km.

 

 

 

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