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Grave che il Comune di Morgano (TV) continui la corsa alla cementificazione del Parco del Sile ricorrendo addirittura al Consiglio di Stato

Il Comune di Morgano ha presentato ricorso per difendere la cementificazione del Parco del Sile. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «L’Amministrazione guidata dal Sindaco Elena Basso vuole spendere ancora migliaia di euro dei cittadini per un ricorso senza senso. Mi chiedo a chi giovi una colata di cemento già stoppata dalla Regione e dal TAR del Veneto»

 

Il Comune di Morgano (TV) non si arrende nel dissennato progetto di cementificare il Parco del Sile. L’Amministrazione guidata dal Sindaco Elena Basso ha presentato, infatti, ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto che aveva respinto la richiesta del Comune trevigiano di annullare la delibera del Consiglio regionale che aveva bocciato la variante del piano ambientale del Parco per il centro storico di Morgano.

 

La vicenda è iniziata nel 2005 quando sono state previste quattro zone per quattrocento nuovi residenti con la realizzazione di una serie di palazzine su un’area di 80 mila metri quadrati nel Parco del Sile, in una zona ritenuta di pregio ambientale e naturalistico.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «A difesa del Parco si sono schierati in tantissimi, da Italia Nostra alla Cia, da Coldiretti a Confagricoltura, fino alla famiglia Favaro, agricoltori e vivaisti da generazioni i cui terreni verrebbero cancellati dal piano del Comune. La Regione ha bocciato il progetto del Sindaco Elena Basso, evidenziando tra l’altro che il Comune non ha bisogno di ulteriori aree edificabili. L’Amministrazione trevigiana invece vuole andare contro tutto e contro tutti: Ente Parco, Provincia di Treviso, Regione Veneto, associazioni e comitati di cittadini. Dopo aver buttato via 7.860 euro, ovvero 5.360 euro per il ricorso e 2.500 euro per le spese legali, mi chiedo perché il Comune in un periodo di difficoltà economica come quello attuale vuole spendere ancora una decina di migliaia di euro pubblici in un contenzioso che non ha alcun senso».

 

Il 24 maggio 2012, il Parlamento europeo ha approvato la relazione su “Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”, con la quale ha dato chiare indicazioni alla Commissione europea per arrivare gradualmente entro il 2050 allo stop definitivo dell’edificazione e dell’asfaltatura di territorio agricolo e naturale.

 

«L’Amministrazione di Morgano vuole portare a termine un vero e proprio stupro ambientale, contravvenendo a tutte le indicazioni europee che mirano alla tutela del territorio. L’atteggiamento del Comune di Morgano è scellerato: si vuole edificare nel Parco, che è ricco d’acqua e di animali selvatici, quando a pochi passi esiste già una zona residenziale vuota con le strade e i lampioni pronti. La colata di cemento che il Sindaco Basso vorrebbe realizzare farebbe scomparire un’area in gran parte coltivata a radicchio rosso di Treviso, con un boschetto di piante secolari e confinante con un corso d’acqua naturale, il Rio, abitato da Gallinelle d’acqua dolce, Ballerine bianche e Martin pescatori. Questo progetto dissennato è previsto a due passi da un paradiso naturale classificato Zona a Protezione Speciale (ZPS) e Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) e, quindi, tutelato dalle Direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 2009/147/CE. Il 20 agosto scorso ho voluto incontrare Don Albino Bizzotto e ho deciso di abbracciare l’iniziativa con cui ha lanciato una staffetta del digiuno che si è estesa a livello nazionale proprio per richiamare l’attenzione sull’emergenza ambientale. Il 25 e il 26 settembre 2013, ho digiunato insieme a Mario Zanardo e Orietta Gazzola, rispettivamente portavoce e attivista del Gruppo Paeseambiente di cui sono Presidente, perché si fermino opere inutili e scellerate come quella del Comune di Morgano»

 

BACKGROUND

 

Già nel 2008 era arrivato il primo “stop” della Regione. Il progetto, che avrebbe trasformato 80 mila metri quadrati di terreno agricolo di Parco in area residenziale, era stato riproposto nel 2010 sottoforma di variante al Piano ambientale del Parco naturale regionale del fiume Sile, con tanto di OK dell’Ente Parco.

 

Il 26 ottobre 2010, la seconda Commissione del Consiglio Regionale aveva approvato la variante con lo scopo di far costruire 90 mila metri cubi di palazzine a soli duecento metri dal fiume Sile. Il 26 gennaio 2011, il Consiglio regionale del Veneto aveva esaminato la variante, rimandandola per un riesame alla seconda Commissione Urbanistica. Il 7 novembre 2012 è arrivata la bocciatura della Commissione stessa.

 

A metà novembre 2012, il Consiglio regionale veneto ha bocciato la variante urbanistica che avrebbe trasformato 95 mila metri quadrati di terreno agricolo in area residenziale. Lo stop allo scempio ambientale che avrebbe portato alla costruzione di 90 mila metri cubi di palazzine è arrivato con 44 voti contrari e 4 astenuti.

 

All’inizio di luglio 2013, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Morgano (TV) guidato dal Sindaco Elena Basso, che chiedeva l’annullamento della delibera del Consiglio regionale che aveva bocciato la variante del Piano Ambientale del Parco del Sile. Il provvedimento avrebbe consentito la costruzione di condomini in un’area di 80 mila metri quadrati.

 

I giudici del TAR hanno sentenziato che “le scelte generali di pianificazione urbanistica, anche in variante, sono connotate da un alto tasso di discrezionalità in capo all’amministrazione e, pertanto, non necessitano di una particolare motivazione se non nei casi in cui sia configurabile in capo ai privati una situazione di affidamento qualificato, ovvero convenzioni di lottizzazione o altri accordi con l’ente locale”.

 

I giudici hanno aggiunto che “nel caso di specie non vi sono interessi privati pregiudicati dalla “mancata” classificazione ad area residenziale richiesta dal Comune di Morgano”.  È stato anche ribadito il potere del Consiglio regionale di decidere in autonomia rispetto a quanto stabilito dalle Commissioni e dalla Giunta, «l’amministrazione ha successivamente posto in essere una nuova valutazione, in cui il Consiglio regionale non si era definitivamente pronunciato e la manifestazione di volontà non si era ancora definitivamente formata”. Il Comune è stato condannato al pagamento delle spese legali per 2.500 euro.

 

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