L’eurodeputato Andrea Zanoni scrive al Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e alla Commissaria europea Affari marittimi e Pesca Maria Damanaki per chiedere un intervento nei confronti del Giappone reo di massacrare 22mila cetacei ogni anno. “Di fronte a una simile carneficina la comunità internazionale non può non intervenire”
“Chiedo alla Commissione europea un preciso impegno a prendere posizione contro le mattanze e a favore della tutela dei cetacei in Giappone”. Lo scrive di suo pugno l’eurodeputato ALDE Andrea Zanoni, vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, al Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e alla Commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca Maria Damanaki. “Ogni anno, da settembre a marzo, i pescatori giapponesi catturano e uccidono in modo brutale circa 22.000 piccoli cetacei tra tursiopi, stenelle, grampi, globicefali, pseudorche e focene. Di fronte a un simile massacro la comunità internazionale, e quindi anche l’Unione europea, non può non intervenire”.
Zanoni aderisce in questo modo alla campagna internazionale contro la mattanza dei delfini in Giappone coordinata in Italia dall’ENPA. “Migliaia di delfini vengono catturati e massacrati brutalmente per alimentare il mercato della carne di cetaceo, strutture come i delfinari o per altre futili e inique ragioni. Il Giappone in questo modo commette un reato ambientale in quanto trucida degli animali che appartengono al mare e al patrimonio naturale mondiale che pertanto andrebbe rispettato e tutelato”.
L’eurodeputato denuncia a Barroso e alla Damanaki le barbare tecniche utilizzate dai pescatori per catturare i delfini (VEDI NOTE) e il coinvolgimento del Governo giapponese, che non impedisce e non condanna questi atti commessi su animali che non sono di proprietà nipponica. “Il paradosso è che la maggioranza dei giapponesi non è a conoscenza di quanto accade nelle loro baie e nemmeno che la carne di delfino e di balena è fortemente contaminata da metalli pesanti, policlorobifenili ed altre sostanze altamente tossiche e pericolose per la salute umana”.
Zanoni ricorda anche a Bruxelles che “la cattività dei cetacei è una pratica deprecabile e altamente immorale” e che “molte strutture di cattività in tutto il mondo si sono rese responsabili di maltrattamenti e decessi che sono stati riconosciuti anche dalle autorità giudiziarie”.
La lettera, firmata anche dagli eurodeputati italiani Cristiana Muscardini e Niccolò Rinaldi, chiede alla Commissione europea di utilizzare la propria influenza diplomatica e le numerose normative internazionali che proteggono queste specie migratrici, per dissuadere il Giappone dal continuare questa barbara pratica.
NOTE
L’ENPA ha manifestato lunedì 2 settembre di fronte all’ambasciata del Giappone. Dopo anni di proteste, l’associazione ha finalmente ottenuto un incontro con l’Ambasciatore, al quale il direttore scientifico Ilaria Ferri ha consegnato una copia del documentario “The Cove” con la richiesta di impegno per una concreta e risolutiva azione, rappresentando lo sdegno dei milioni di cittadini in occasione del “Japan Dolphins day 2013” che ha visto manifestazioni in 107 città di tutto il mondo.
Questo massacro ha luogo soprattutto a Taiji, ma anche a Futo, nella penisola di Izu e nell’isola di Iki. La mattanza di Taiji avviene attraverso la pratica del cosiddetto drive hunting o drive fishing, ovvero “pesca guidata”: i pescatori si dirigono in mare aperto con le loro imbarcazioni e, una volta localizzato il branco di piccoli cetacei, iniziano a colpire con dei martelli i pali di acciaio posti ai lati delle barche. In questo modo creano un “muro di suoni” che disorienta i delfini i quali, cercando di sfuggire, vengono invece facilmente condotti all’interno di baie e fiordi. A questo punto i pescatori intrappolano il branco ponendo una rete all’imboccatura del fiordo. I delfini, in preda al panico, emettono i tipici suoni di richiamo e richiesta d’aiuto. I piccoli, soprattutto le femmine, maggiormente richieste dai mercanti di delfini, vengono separati dalle madri e imbracati sulle barelle per essere portati a terra e poi venduti per circa 100.000 dollari americani, utilizzati e addestrati con metodi violenti e coercitivi, come la deprivazione alimentare,nelle strutture di cattività (oceanari, zoo, delfinari, acquari). I pescatori danno poi inizio alla mattanza: i delfini terrorizzati vengono portati a riva o issati sulle imbarcazioni dopo essere stati percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli. Spesso non sono ancora morti e l’agonia dura interminabili minuti, se non ore.
La carne di delfino è risultata, a seguito di approfondite ricerche dell’ONG Enviromental Investigation Agency, contaminata fino a 900 volte al di sopra del limite massimo consentito dalle leggi con mercurio e altri metalli pesanti, con policlorobifenili e con altre sostante altamente tossiche e pericolose per la salute umana.
Il documentario del 2009 The Cove, Premio Oscar 2010, girato per cinque anni di nascosto in quanto a Taiji le riprese video e le foto sono vietate (il Giappone cerca di nascondere a tutto il mondo le tecniche utilizzate per la cattura e l’uccisione dei delfini), ha testimoniato quanto accade nella baia della morte di Taiji, portando tutto il mondo a conoscenza di questi orribili misfatti ambientali. In Giappone il film è stato censurato: la maggior parte dei cittadini giapponesi non è a conoscenza di questo massacro perpetrato nel proprio Paese. Per questo motivo riteniamo che non sia opportuno un boicottaggio, ma che occorra piuttosto informare tutti, giapponesi e non, su quanto accade a Taiji. Ric O’Barry, esperto di mammiferi marini e fondatore del Dolphin Project, organizzazione che mira a far conoscere al pubblico la vera realtà dei piccoli cetacei in cattività, tornerà anche quest’anno a Taiji per informare, parlare con i giapponesi e riprendere le immagini della nuova strage. Egli stesso ha reso noto che in un documento ufficiale del Japan Cetacean Conference on Zoological Gardens and Aquarium si incoraggiano zoo e delfinari all’acquisto di delfini provenienti dalle mattanze di Taiji.
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