La Commissione europea ha presentato a Bruxelles il nuovo pacchetto clima 2030: 40% di riduzioni di CO2 e +27% di rinnovabili entro il 2030. L’eurodeputato Andrea Zanoni: “Misure dovute ma non sufficienti a contestare il climate change. Alziamo la barra della tutela ambientale e non cediamo alle richieste delle vecchie industrie che non vogliono ripulirsi”
“Il nuovo pacchetto energia clima Ue 2030 è un passo in avanti nella lotta al cambiamento climatico, tuttavia mi sarei aspettato più coraggio nel disincentivare quelle industrie ed attività che inquinano e che resistono all’eco innovazione”. E’ il commento dell’eurodeputato PD Andrea Zanoni, membro della commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, alla presentazione del maxi-pacchetto 2030 oggi a Bruxelles.
“Bene la riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 e l’aumento del 27 per cento delle rinnovabili entro il 2030. Attenzione però che queste percentuali non vengano falsate da un mercato delle quote CO2 instabile e ulteriormente indebolite dall’iter legislativo in sede di Consiglio UE che si preannuncia tutt’altro che facile viste le resistenze di alcuni Stati membri come la Gran Bretagna”, incalza Zanoni.
“Preoccupa anche il fatto che si tratta di target vincolanti solo a livello Ue, senza obiettivi obbligatori paese per paese”, aggiunge l’eurodeputato che a riguardo ricorda le indicazioni chiare date nel marzo del 2012 con l’approvazione della relazione si Chris Davies “su una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050”: “L’obiettivo è arrivare a una riduzione di circa il 90% delle CO2 rispetto ai valori del 1990 entro il 2050. Per centrare questo obiettivo non possiamo perdere tempo né tergiversare accontentando le richieste delle vecchie industrie a cambiare e a ripulirsi. Questo pacchetto darà impulso alla nuova industria delle rinnovabili e dell’eco-sostenibile creando importanti opportunità occupazionali”.
“Il meccanismo di stabilizzazione automatico delle quote di CO2 (Emissions Trading System–ETS) ipotizzato a partire dal 2021 e funzionante in base a modelli matematici e calcoli sui volumi scambiati, va nella direzione di evitare che l’intero sistema di scambio diventi un enorme flop europeo visto che entro il 2020, le emissioni dei settori industriali coperti dal sistema ETS saranno inferiori del 21% rispetto al 2005”, conclude Zanoni.
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