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Il cemento si è mangiato il 18 per cento del Veneto. Zanoni: «La Regione faccia immediatamente una legge salva ambiente e la smetta con i proclami»

Giovedì 23 maggio è stato presentato a Palazzo Ferro Fini uno studio choc elaborato dal Centro Studi del Consiglio regionale del Veneto che parla di 1.800 chilometri di campagna cementificati in 40 anni. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Basta lamentele, basta tabelle e dati su cemento ed inondazioni, le parole e le promesse lascino spazio ai fatti. Invece di chiacchierare, il Presidente del Consiglio Regionale Clodovaldo Ruffato porti una legge in Consiglio»

 

Giovedì 23 maggio 2013, il Presidente del Consiglio Regionale veneto, Clodovaldo Ruffato, ha presentato a Palazzo Ferro Fini gli allarmanti dati di uno studio statistico elaborato dal Centro Studi del Consiglio Regionale. Negli ultimi 40 anni, il Veneto ha perso il 18 per cento della superficie coltivata, un’ area che equivale all’intera provincia di Rovigo.

 

Urbanizzazione ed infrastrutture hanno sottratto 1800 chilometri quadrati alle imprese agricole. Il territorio bellunese è quello dove il consumo di suolo agricolo è stato maggiore, meno 36%, seguito dal vicentino (meno 34 per cento) e dal Trevigiano (meno 22 per cento).

 

Lo studio considera i dati dei censimenti Istat dal 1970 a oggi, comparando la superficie agricola aziendale e quella utilizzata ai fini agricoli con la superficie totale. Il Presidente Ruffato ha sottolineato che “il bilancio è drammaticamente in rosso in tutta Italia. Il Veneto non si discosta: le province di Padova e di Treviso, nel 2011, risultano tra le 10 più cementificate d’Italia, rispettivamente con il 23% e il 19% del proprio territorio occupato da superfici edificate (la media italiana è del 6,7%). Le campagne coltivate sono scese dal 54 per cento al 44 per cento dell’intero territorio veneto, sfondando la soglia critica individuata dagli urbanisti. Quando il terreno coltivato è meno del 50 per cento della superficie complessiva, nelle aree di pianura è già allarme potenziale per l’equilibrio idrogeologico”.

 

Ruffato ha sottolineato la necessità di una svolta nel consumo del territorio “smettendola di costruire mangiando fette di campagna: basta  con Veneto City, Ikea  e autodromo, non ha più alcun senso. Dobbiamo puntare a restituire terre all’agricoltura e a recuperare i  volumi  esistenti”.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI, Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «È ora di finirla con proclami che lasciano il tempo che trovano. Al territorio non servono le lamentele e dati e tabelle non bastano a risolvere una situazione drammatica, che è stata causata da decenni di cementificazioni a scopo di lucro. Le inondazioni che il Veneto subisce ad ogni acquazzone sono il risultato di una pianificazione irrazionale e giustificata solo da speculazioni. Da anni mi batto a difesa dell’ambiente ed ora vorrei che alle parole e alle promesse seguissero fatti concreti. Invece di chiacchierare, il Presidente Ruffato porti una legge in Consiglio Regionale. Un provvedimento urgente come quelli sulla caccia in deroga approvati in passato. La classe politica veneta segua le chiare indicazioni date dall’Europa e protegga finalmente quello che è rimasto del nostro territorio, martoriato dal cemento e dall’asfalto»

 

A maggio scorso, infatti, il Parlamento europeo ha approvato la relazione Gerbrandy, con la quale ha dato chiare indicazioni alla Commissione europea per arrivare gradualmente entro il 2050 allo stop definitivo dell’edificazione e dell’asfaltatura di territorio agricolo e naturale.

 

In Europa, ogni anno, 1000 chilometri quadrati di nuovi terreni, una superficie più estesa della città di Berlino, vengono utilizzati per attività umana e buona parte vengono impermeabilizzati. Secondo l’Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il consumo di suolo in Italia è passato dal 2,8 per cento del 1956 al 6,9 del 2010, con un incremento di 4 punti percentuali. In altre parole, sono stati consumati in media oltre 7 metri quadrati al secondo per più di 50 anni. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l’Italia è passata da poco più di 8.000 chilometri quadrati di consumo di suolo del 1956 a oltre 20.500 nel 2010.

 

Il Governatore Luca Zaia, a fine agosto 2012, aveva annunciato battaglia alla cementificazione selvaggia, prima promettendo una legge ad hoc e, poi, l’istituzione di un’apposita commissione. Per ora parole non seguite da fatti. «La volontà si traduca in fatti. Altrimenti Zaia almeno stia zitto e la smetta di fare propaganda sulle disgrazie del Veneto», ha concluso Zanoni.

 

 

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