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Cara Enel, quanti dubbi su Porto Tolle…

In seguito all’interrogazione parlamentare che ho presentato alla Commissione europea per accertare la procedura con la quale è stata confermata “in deroga” la riconversione a carbone della centrale elettrica di Porto Tolle (RO), alcuni rappresentanti Enel hanno chiesto di incontrarmi a Bruxelles.  Enel si è dimostrata disponibili e mi ha illustrato il suo progetto di nuova centrale a “carbone pulito”, come dicono loro, e le modalità con le quali intendono contenere le emissioni di Co2 della centrale.
Dopo questo incontro, restano tuttavia molti interrogativi:

Se esiste davvero un “carbone pulito”, perché l’Europa sta chiudendo piano piano tutte le sue miniere come previsto dalla tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio entro il 2050 prevista dalla Commissione europea?
Perché il Consiglio di Stato italiano ha annullato il decreto di Valutazione di Impatto Ambientale di questo progetto?
Se Enel è davvero così sicura di rispettare i canoni ambientali, perché per far passare il progetto si è dovuto ricorrere alla “deroga alla normativa vigente per la riconversione a carbone delle centrali elettriche ad olio combustibile” contenuta dal decreto-legge 98/2011?
Perché, se esiste davvero una tecnologia di contenimento di Co2, la cosiddetta “CCS”, non viene immediatamente applicata e inclusa nel progetto? E poi questa tecnologia ha dei costi effettivamente realizzabili?
Enel ha preso in considerazione l’impatto ambientale anche in quei Paesi, per lo più del Sud Est asiatico, dove il carbone verrebbe estratto e dei trasporti di migliaia di chilometri che ci vorranno per portare questo carbone a Porto Tolle?

In attesa di trovare risposte serie ed esaurienti a queste domande legittime, continuerò ad interessare l’Europa sulla centrale di Porto Tolle, affinché cittadini veneti, e non solo, non si trovino di fronte all’ennesimo caso di scempio ambientale che la Regione Veneto e il Governo vogliono imporre.

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