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Zanoni (PD): “Vogliamo celebrare i 50 anni della Regione? Applichiamo lo Statuto istituendo la Commissione di garanzia, indispensabile per evitare il bavaglio a opposizioni”

Venezia, 8 giugno 2020

“Il modo migliore per celebrare il cinquantesimo anniversario della Regione Veneto sarebbe applicare in toto la sua ‘legge fondamentale’. Invece non è possibile perché la Commissione di garanzia prevista dallo Statuto, approvato oltre otto anni fa, è sempre lettera morta. Stranamente è l’unico strumento non ancora attuato, uno strumento quanto mai indispensabile per tutelare le minoranze. Rappresentiamo tutti quei veneti che nel 2015 non votarono Zaia, quasi un milione”. A tornare all’attacco è Andrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico e primo firmatario del Pdl 398 sottoscritto dagli esponenti di PD, Civica per il Veneto, Leu e IiC, depositato ormai a settembre 2018, illustrato in Prima commissione a luglio dello scorso anno e mai approdato in aula. “È gravissimo questo ostruzionismo della maggioranza contro l’istituzione di un arbitro, una ‘squadra’ di esperti di diritto che fornisca pareri non condizionati dall’appartenenza partitica. Visto che in Consiglio non si muove foglia che Zaia non voglia, mi rivolgo direttamente a lui: perché non vuole dei giudici super partes? Istituire la Commissione di garanzia non è una concessione, ma un dovere”, insiste il consigliere democratico.

“Eppure quando fa comodo lo Statuto si può addirittura modificare come accaduto a febbraio con l’introduzione degli assessori tutti esterni, 10 poltrone in più per dei nominati, non eletti dai cittadini. Noi chiediamo ‘solo’ di applicarlo. Negli ultimi anni le prerogative dei consiglieri sono state progressivamente compresse e questo ovviamente danneggia soprattutto l’opposizione, che non può svolgere al meglio il proprio mandato. Siamo ancora in democrazia, anche se a troppi piace l’uomo solo al comando. Nel corso della legislatura abbiamo assistito a forzature regolamentari, come in occasione dell’approvazione della riforma sanitaria con il cosiddetto ‘canguro’ che fece decadere alcuni subemendamenti dell’opposizione. Il bavaglio alle minoranze è stato stretto ancor più forte nell’aprile 2018 con la delibera della Giunta per il regolamento che ha fissato limiti di parole ai fini dell’ammissibilità degli atti ispettivi come le interrogazioni e vincoli più stringenti per quanto riguarda la ‘non conformità’, riducendo l’efficacia delle interrogazioni stesse che, oltretutto, continuano a non essere evase nei tempi previsti nel 90% dei casi”.

 

Oltre all’applicazione dello Statuto, Zanoni torna poi a chiedere trasparenza, rendendo pubbliche le sedute delle commissioni. “Zaia dice di volere una Regione come una casa dalle pareti di vetro, perché i suoi rappresentanti a Palazzo Ferro Fini non lo accontentano? Ho presentato un progetto per questa modifica al regolamento il 27 febbraio 2019 (sottoscritto dai colleghi Fracasso, Azzalin, Zottis, Guarda, Salemi, Bartelle e Bigon), ma naturalmente non è stata mai discussa. Ci vuole trasparenza: le riunioni devono essere pubbliche come accade per il Consiglio, con la possibilità per tutti di seguirle in streaming. Ciò permetterebbe anche di eliminare la segretezza dei verbali e sarebbe un grosso passo in avanti. Le ‘porte chiuse’ dovrebbero essere l’eccezione, motivata. Così accade già in altre Regioni, come Lombardia ed Emilia Romagna.. Norme che, tra l’altro, sarebbero state importanti anche per rendere più trasparenti i lavori della Commissione di inchiesta sui morti da Covid-19 nella case di riposo. L’ennesima occasione persa”.

 

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