(Arv) Venezia 29 dic. 2015 – Con un’interrogazione presentata dai consiglieri regionali del PD, Andrea Zanoni, Claudio Sinigaglia, Piero Ruzzante, Graziano Azzalin e da Cristina Guarda (Lista Moretti), si chiede alla Giunta “se non ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, affinché siano adottate idonee misure di contrasto al crescente fenomeno della pesca abusiva nei corsi d’acqua della regione ed in particolare del territorio padovano”. “I soci delle sezioni dell’associazione Carpfishing e le guardie ittiche volontarie di Padova hanno ripetutamente chiesto all’amministrazione provinciale di intervenire, attraverso norme regolamentari più stringenti, per contrastare l’attività di pesca abusiva che sta causando una vera e propria razzia delle specie ittiche presenti nelle acque del Bacchiglione, del Brenta, del Piovego e negli scoli e canali da Lozzo a Cagnola, da Camin a Vigodarzere, da Pontelongo a Bovolenta e Casalserugo. Ultimamente sono state rilevate attività di pesca abusiva anche nel fiume Po e nei corsi d’acqua di altre province del Veneto”. Nell’interrogazione si evidenzia come “preoccupa in particolare la situazione del Piovego, le cui acque da sempre meta dei pescatori sportivi in quanto punto di confluenza di moltissime specie ittiche, sono ormai totalmente prive di pesci mentre lungo l’argine si trovano molte reti abbandonate e resti di bivacchi. I pescatori abusivi si sono riversati lungo quest’area anche per il fatto che nelle zone confinanti sono state limitate e in alcuni casi interdette le autorizzazioni per l’esercizio della pesca professionale”. Non da ultimo viene sollevata una questione di carattere sanitario: “molto spesso i pescatori abusivi utilizzano mezzi vietati come reti lunghe anche trecento metri, veleno e corrente elettrica. Una parte del pescato sarebbe destinata ai mercati ittici dei Paesi dell’Est e un’altra ad alcune industrie che producono alimenti per animali domestici, con conseguenti rischi sanitari, trattandosi di pesce che vive in un habitat molto inquinato e che viene trattato e trasportato in condizioni igieniche inadeguate. E’ indispensabile – conclude Zanoni – un intervento delle istituzioni competenti, senza lasciare il rischioso compito dei controlli alle guardie volontarie”.
Pesca abusiva nei corsi d'acqua. PD-LM: “Giunta contrasti fenomeno crescente”
(Arv) Venezia 29 dic. 2015 – Con un’interrogazione presentata dai consiglieri regionali del PD, Andrea Zanoni, Claudio Sinigaglia, Piero Ruzzante, Graziano Azzalin e da Cristina Guarda (Lista Moretti), si chiede alla Giunta “se non ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, affinché siano adottate idonee misure di contrasto al crescente fenomeno della pesca abusiva nei corsi d’acqua della regione ed in particolare del territorio padovano”. “I soci delle sezioni dell’associazione Carpfishing e le guardie ittiche volontarie di Padova hanno ripetutamente chiesto all’amministrazione provinciale di intervenire, attraverso norme regolamentari più stringenti, per contrastare l’attività di pesca abusiva che sta causando una vera e propria razzia delle specie ittiche presenti nelle acque del Bacchiglione, del Brenta, del Piovego e negli scoli e canali da Lozzo a Cagnola, da Camin a Vigodarzere, da Pontelongo a Bovolenta e Casalserugo. Ultimamente sono state rilevate attività di pesca abusiva anche nel fiume Po e nei corsi d’acqua di altre province del Veneto”. Nell’interrogazione si evidenzia come “preoccupa in particolare la situazione del Piovego, le cui acque da sempre meta dei pescatori sportivi in quanto punto di confluenza di moltissime specie ittiche, sono ormai totalmente prive di pesci mentre lungo l’argine si trovano molte reti abbandonate e resti di bivacchi. I pescatori abusivi si sono riversati lungo quest’area anche per il fatto che nelle zone confinanti sono state limitate e in alcuni casi interdette le autorizzazioni per l’esercizio della pesca professionale”. Non da ultimo viene sollevata una questione di carattere sanitario: “molto spesso i pescatori abusivi utilizzano mezzi vietati come reti lunghe anche trecento metri, veleno e corrente elettrica. Una parte del pescato sarebbe destinata ai mercati ittici dei Paesi dell’Est e un’altra ad alcune industrie che producono alimenti per animali domestici, con conseguenti rischi sanitari, trattandosi di pesce che vive in un habitat molto inquinato e che viene trattato e trasportato in condizioni igieniche inadeguate. E’ indispensabile – conclude Zanoni – un intervento delle istituzioni competenti, senza lasciare il rischioso compito dei controlli alle guardie volontarie”.
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