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Caccia – Zanoni (PD): “Ancora una proroga del Piano venatorio: ennesimo furto a danno dei cittadini. Violato il loro diritto di vietare la caccia nei propri terreni”

Venezia, 31 gen. 2019    –  “Si proroga per altri due anni un furto legalizzato a danno dei cittadini veneti, che si vedono privati di un loro sacrosanto diritto, quello di vietare la caccia nei propri terreni”. Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, si schiera contro l’ennesima proroga del Piano faunistico-venatorio, licenziata ieri dalla Terza commissione. “Siamo all’ottava proroga nel giro di dieci anni:  è scandalosa l’incapacità di pianificazione della Giunta Zaia, visti anche i numeri che ha a disposizione. Tre legislature e niente di fatto, questa è la famosa efficienza veneta. Mi meraviglio che si chieda l'autonomia, quando non si è in grado di gestire in modo decente le materie che già la legge ci affida. Si continua ad andare avanti con un Piano che risale ormai al 2007 ed è scaduto nel 2012, senza considerare che nel frattempo il territorio del Veneto, così come il clima sono decisamente cambiati, con ciò che ne consegue sulla consistenza della popolazione faunistica. Pensiamo al consumo di suolo, con il Veneto che è una delle aree più cementificate d’Europa e all’avanzata dell’agricoltura intensiva con utilizzo di chimica e pesticidi: la fauna selvatica meriterebbe tutele adeguate alla situazione ambientale attuale. Inoltre, in assenza della nuova normativa, viene negato ad agricoltori e cittadini il diritto di vietare la caccia nel proprio terreno, previsto sia dalla legge statale 157/1992 che regionale. È un autentico furto – sottolinea Zanoni – Di norma la facoltà è data nei 30 giorni successivi dall’approvazione del Piano faunistico venatorio, ma, poiché dal 2007 è tutto fermo, di fatto questa possibilità è eliminata. Anche stavolta presenterò un emendamento per consentire ai possessori di un terreno, come previsto dalla legge statale, di chiedere al presidente della Giunta regionale di vietare la caccia per motivate ragioni, tutte già previste dall’attuale normativa, come la tutela delle colture agricole specializzate condotte con sistemi sperimentali, oppure per tutelare interessi economici sociali o ambientali come attività didattiche con studenti, attività di agriturismo, studio o ricerca scientifica. Una misura minima di buonsenso, bocciata l’anno scorso dalla maggioranza senza motivazione alcuna”.

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