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Classificazione stato qualitativo delle falde acquifere, Zanoni (PD): “Scenario preoccupante: ben 8 corpi idrici oltre valori limite, con il trevigiano pecora nera. Monitoraggio utile ma mancano individuazione cause e soluzioni anti-inquinamento”.

28 luglio 2022

“Dal monitoraggio di ARPAV per la classificazione dello stato qualitativo delle acque sotterranee, le nostre falde acquifere, emerge uno scenario preoccupante, con un territorio, quello trevigiano, nel ruolo di pecora nera. E con lacune operative che non aiutano di certo a tenere sotto controllo tempestivo la qualità delle nostre risorse idriche”.

La valutazione di fondo al report “Classificazione Stato Qualitativo Acque Sotterranee”, illustrato oggi in Commissione Ambiente dall’ARPAV, è del consigliere regionale del PD Veneto, Andrea Zanoni.

“Sono ben otto i corpi idrici in stato qualitativo scarso, ovvero dove vengono superati i limiti di legge. E ben sei di questi si trovano appunto in provincia di Treviso. Il primo, Alpone-Chiampo-Agno, risulta avere il superamento dei limiti di legge per il cromo esavalente, i PFOS, e i PFOA. Per quanto riguarda la Media Pianura tra Retrone e Tesina si registra il superamento dei limiti di legge per i PFOS e PFOA. Nelle Colline trevigiane per tricloroetilene+tetracloroetilene, dimetomorf, glifosate; nell’Alta Pianura Trevigiana per i nitrati; nella Media Pianura tra Muson dei Sassi e Sile per il bentazone e il metolachlor esa; nella Media Pianura tra Sile e Piave per il dimetomorf, metolachlor esa e i pesticidi totali; nella Media Pianura tra Piave e Monticano per il dimetomorf, imidacloprid, metalaxil + metalaxilM, tebuconazolo e i pesticidi totali; nella Media Pianura Monticano e Livenza per linuron, metolachlor e metolachlor esa”.

Zanoni mette in evidenza alcuni nodi: “Le sostanze rilevate sono erbicidi e fughicidi usati soprattutto in agricoltura ma anche sostanze chimiche usate nell'industria. In particolare, è emersa la presenza in alcune aree di Bentazone e Linuron che, a quanto pare, sono vietate da tempo. C'è poi una falla grave, di carattere organizzativo e comunicativo. Accade infatti che, riguardo i casi di allevamenti che utilizzano acqua di pozzo, ovvero di falda acquifera, questi non vengano segnalati all’assessorato dell’Agricoltura che per precauzione li dovrebbe segnalare agli allevatori e a chi usa quest'acqua contaminata per ortaggi e frutta. Un fatto grave. A questo si aggiunge che, malgrado la bontà dei monitoraggi, siamo ancora ad un livello di insufficienza nella definizione delle cause che determinano l'inquinamento delle acque. E dunque ad uno stato di paralisi nell'introduzione di strumenti che impediscano di arrivare a scenari come quello illustrato oggi”.

“Ho chiesto, presente l’assessore all’Ambiente – ha concluso Zanoni – di effettuare una ricognizione dei pesticidi utilizzati in agricoltura, per capire quante delle 18.000 tonnellate utilizzate ogni anno in Veneto finiscano sul suolo, sulle falde acquifere e sui fiumi. Questo perché, se non conosciamo tali dinamiche, non possiamo attuare misure utili alla prevenzione di questi diffusi fenomeni di inquinamento”.

 
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