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Zanoni : “La Corte Costituzionale cancella la legge sul nomadismo venatorio, sulla caccia la maggioranza si dimostra ignorante e incompetente.”

Venezia, 14 luglio 2017 – La Corte Costituzionale con sentenza n.174 depositata ieri  giovedì 13 luglio ha dichiarato illegittime le disposizioni sul nomadismo venatorio approvate con la legge regionale 27 giugno 2016, n.18 , il cosiddetto ‘Collegato agricoltura, caccia e pesca’

Bocciato l'articolo che consentiva a chi avesse optato per la forma di caccia da appostamento fisso di disporre di quindici giornate di caccia in forma vagante e viceversa, bocciato la norma che consentiva il nomadismo venatorio per trenta giorni in tutti gli ambiti territoriali di caccia senza essere iscritti e senza nemmeno comunicarlo, bocciato l’addestramento cani tutto l'anno, bocciato il recupero degli uccelli abbattuti  in laguna con l'uso di barche a motore e di fucile lontano dagli appostamenti di caccia, bocciata inoltre la caccia al  cormorano, specie protetta.

“È una vittoria a 360 gradi, la Corte Costituzionale ha bocciato tutti gli articoli della Legge regionale numero 18 citati nel nostro esposto al Governo che lo scorso agosto l’aveva poi impugnata”. Esulta il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni all’indomani della bocciatura da parte della Consulta della legge sul nomadismo venatorio.

 “Questa maggioranza a traino leghista si è dimostrata incompetente in materia di caccia e fauna selvatica, nonché ignorante dei contenuti delle leggi statali e comunitarie in merito. Mi auguro che l’assessore Pan e la maggioranza a trazione leghista, per evitare ulteriori figuracce, smettano di credere a tutto quello che va dicendo Berlato che in aula aveva ripetutamente e falsamente attestato la legittimità di queste disposizioni ora dichiarate incostituzionali. La decisione della Suprema Corte ha portato alla luce che i cacciatori in deroga sono stati imbrogliati con delle promesse puramente elettorali – conclude Zanoni – impossibili da mantenere. Senza questa bocciatura i cacciatori delle province di Treviso, Venezia, Padova, Verona e Rovigo avrebbero subìto l’invasione di quelli vicentini che sarebbero entrati nei loro Ambiti territoriali senza autorizzazione né bussando alla porta”.

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