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Zanoni scrive al sindaco di Rimini: “Basta delfinari”

L’eurodeputato Andrea Zanoni scrive al sindaco di Rimini Andrea Gnassi per chiedere lo stop al progetto di ampliamento del delfinario e di considerare la chiusura della struttura esistente. “Qualsiasi struttura inadatta a garantire standard minimi per gli animali va chiusa per sempre”

 

“Mi rivolgo al sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, affinché prenda una posizione forte contro l’ampliamento del delfinario e consideri le istanze delle associazioni animaliste che chiedono la chiusura anche della struttura già esistente”. Lo scrive al sindaco di Rimini con una lettera Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo. “La recente vicenda  giudiziaria che ha coinvolto il delfinario di Rimini, con la conferma del sequestro preventivo di quattro cetacei disposto lo scorso 12 settembre, ne ha messo in rilievo tutte le carenze. Qualsiasi struttura inadatta a garantire standard minimi per gli animali va chiusa per sempre”.

 

L’eurodeputato ricorda al sindaco di Rimini che “in queste vere e proprie prigioni per mammiferi  marini,  le  prescrizioni  previste  dal  Decreto Legislativo 73 del 2005 e del Decreto Ministeriale 469 del 2001 sono continuamente disattese, ovvero vi è contatto diretto degli animali con il pubblico, i cetacei sono sottoposti a comportamenti innaturali, addestrati attraverso la deprivazione alimentare, spesso non sono presenti le vasche di quarantena e sono sottoposti a rumori costanti gravemente invasivi”. Nella sua lettera Zanoni denuncia anche “gli pseudo-programmi di pet therapy che ignorano le motivazioni sanitarie e di prevenzione dei potenziali rischi per i delfini. E poi non c’è alcuna evidenza scientifica sull’efficacia di simili progetti”.

 

“Faccio appello alla sua sensibilità affinché il Comune di Rimini, nell’esercizio delle proprie competenze in materia di pianificazione territoriale, prenda una posizione netta e non conceda   alcuna eventuale autorizzazione all’ampliamento della presente  struttura o alla realizzazione di un nuovo delfinario”, conclude Zanoni nella sua missiva. “Tengo a sottolineare che, dal punto di vista  sia mio che di molti altri cittadini, la detenzione in cattività dei cetacei rappresenta già di per sé  una forma di maltrattamento nei confronti degli animali. Una grande parte di cittadini, anche riminesi, è eticamente contraria ai delfinari e auspica una loro progressiva scomparsa.

 

Zanoni sarà a Rimini venerdì 4 ottobre per la conferenza “Nel rispetto degli animali” (ore 21.00 – Sala Marvelli, Via D. Campana n. 64 ) dove si parlerà anche del caso del delfinario di Rimini. Contro il delfinario di Rimini il coordinamento “Basta Delfinari”, forte di una petizione di protesta di ottomila firme ha indetto una manifestazione a Rimini per sabato 19 ottobre.

 

BACKGROUND

 

Il 1 ottobre Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea sul caso del delfinario di Rimini per chiedere che l’Ue spinga gli Stati membri a rispettare la direttiva Ue sugli zoo.

 

Il 30/09/2013 il Tribunale del Riesame di Rimini ha confermato il sequestro preventivo degli animali. Il 12/09/2013 quattro delfini dal naso a bottiglia (Tursiops truncatus) detenuti in cattività presso il delfinario di Rimini erano stati sequestrati a seguito di indagini eseguite dal Corpo forestale dello Stato –Servizio Centrale CITES– che a fine luglio 2013 era intervenuto presso la struttura per verificarne la conformità alla normativa in materia di zoo (intervento condotto da funzionari del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, da medici veterinari del Ministero della Salute e da esperti di mammiferi marini). In tale occasione erano state accertate diverse irregolarità e comminate sanzioni amministrative per circa 18.000 euro. Erano emerse: assenza di riparo dal sole e dalla vista del pubblico, carenza di un adeguato sistema di raffreddamento e di pulizia dell’acqua, nonché vecchie vasche di contenimento irregolari non adatte a consentire un adeguato movimento dei tursiopi e a garantirne la salute fisica e psichica. I delfini inoltre non erano sottoposti ad un idoneo programma di trattamenti medici veterinari, come testimonia l’assenza di vasche predisposte a tal fine, o adibite alla quarantena o ad ospitare le femmine durante il periodo di gravidanza e allattamento. Oltre a questi illeciti, era stato appunto ipotizzato il reato di maltrattamento animale.

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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