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Zanoni (PD): “Finalmente il testo in aula, ma servirebbe un Piano più faunistico e meno venatorio”

Venezia, 18 gennaio 2022

“Questo provvedimento fa acqua da troppe parti: abbiamo presentato 160 emendamenti per migliorarlo, perché al Veneto servirebbe un Piano più faunistico e meno venatorio”. È quanto ha detto durante il suo intervento in discussione generale Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico.

 

“Il testo doveva arrivare in aula ancora nel 2012, siamo nel 2022 – ha ricordato – Dopo dieci anni finalmente andiamo a cambiare la pianificazione faunistico-venatoria rispetto a una fotografia della nostra Regione sorpassata e con condizioni peggiorate per quanto riguarda perdita di biodiversità e cambiamenti climatici. Sarebbe l’occasione per dare piena attuazione a quelle normative dalle quali deriva questo provvedimento, a cominciare dalle direttive comunitarie Uccelli e Habitat. Il piano era stato presentato a luglio per licenziarlo prima della pausa estiva. Grazie all’opposizione che ha preteso il tempo minimo necessario per approfondirlo, siamo arrivati a oggi con delle modifiche positive in commissione Agricoltura. Ma decisamente insufficienti”.

 

Zanoni ha sottolineato le carenze del Piano “per quanto riguarda le aree protette, che sono alla base della riforma della legge sulla caccia e fauna selvatica del 1992 secondo cui devono essere tutelate le rotte di migrazione degli uccelli, fissando una percentuale dal 20 al 30% di territorio protetto in pianura, la protezione dei valichi montani e delle aree dove la fauna selvatica sosta, si riproduce e si alimenta. In Commissione la percentuale è stata innalzata per raggiungere il minimo di legge, ma all’interno sono incluse aree come la laguna viva di Venezia per più di 10mila ettari o l’aeroporto militare di Istrana, che per le loro caratteristiche non possono concorrere al raggiungimento della quota minima destinata alla protezione della fauna selvatica”. Tra gli elementi evidenziati, che saranno oggetto di specifici emendamenti, il caso Vicenza, “dove il territorio di pianura protetto è di appena il 5% e ci sono due soli Ambiti territoriali di caccia, con una superficie enorme da 100mila ettari ciascuno”, quello dei valichi montani, “appena uno su una cinquantina è tutelato”, il diritto per i proprietari di chiedere il divieto di caccia nei propri terreni, “ostacolato da appesantimenti burocratici e dall’assurdo limite dell’1% della superficie totale non previsto dalla normativa nazionale”, fino al mancato rispetto di quanto prescritto dalla procedura Vas (Valutazione ambientale strategica), secondo cui “deve essere precluso il prelievo venatorio in tutte quelle aree di Rete Natura 2000 dove si sono realizzate delle opere in deroga, vietando la caccia in queste opere nella superficie e per un’area di rispetto di quattro chilometri”.

 

“Mi auguro che la maggioranza accolga alcune delle nostre proposte emendative – ha concluso – Proposte di buonsenso a tutela di tutti, che non metterebbero in discussione il diritto di cacciare ma proteggerebbero seriamente gli animali selvatici”.

 
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