ANDREA

ZANONI

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Una nuova Europa, più solida ma non meno democratica

Bruxelles, 13-12-2011

L’Unione europea sta vivendo forse il momento più difficile degli ultimi 30 anni. Forse di sempre. La crisi economica e finanziaria, innescata da speculazioni e deregolation dall’altra parte del mondo, la sta mettendo di fronte ad una prova difficile che, purtroppo, non può permettersi di fallire. I leader di Stato e di Governo, così come i vertici delle istituzioni europee, stanno cercando da settimane di dare una risposta efficace e rispettosa dei principi sui quali l’Unione stessa si fonda.
L’ultimo, in ordine cronologico, di questi summit si è tenuto lo scorso 8 e 9 dicembre a Bruxelles. I 27 capi di Stato e di Governo hanno cercato e trovato una risposta a questa crisi che mira a una maggior stabilità di bilancio dei Paesi membri e un accresciuto potere da parte della Commissione europea sugli stessi bilanci nazionali. Questo perché l’Ue – e con Ue intendo tutti i 27 Paesi membri – non si può permettere che un bilancio “azzardato” di uno dei suoi membri metta a rischio la stabilità di tutti gli altri. Il caso che viene subito alla mente è quello della Grecia, ma non c’è bisogno di andare così lontano. Basta pensare alla fallimentare gestione economica dell’Italia degli ultimi vent’anni per rendersi conto di quanto i problemi di un solo Paese possono diventarlo di tutti gli altri.

Per questo motivo il Consiglio europeo ha stretto un accordo intergovernativo per una modifica dei trattati europei che prendano in considerazione il nuovo e pericolante contesto finanziario e i nuovi rischi speculativi che questa crisi ci ha dimostrato incombono sulle nostre teste. Modificare i trattati al fine di permettere delle sanzioni semi automatiche per quei Paesi che sforassero il deficit del 3%, coordinare la supervisione della Commissione europea e innescare un più massiccio intervento dei fondi salva Stati messi a punto in questi mesi a questo proposito.

Bene, parliamone. Si tratta di misure coraggiose che, ad un primo acchito, possono anche fare paura. Una cosa è però sicura: qualcosa va fatto. Un’altra cosa però è altrettanto sicura: va fatto insieme. Il rischio, infatti, è che vista l’urgenza sia pur oggettiva di queste misure e del bisogno di tranquillizzare i mercati – dove sono finiti i paladini della loro libertà e giustizia?? – si calpesti il principio democratico base ed essenza dell’Unione europea stessa. La celerità con la quale si deve intervenire, infatti, non deve andare a discapito del ruolo fondamentale che istituzioni democraticamente elette come il Parlamento europeo ricoprono in Europa.

Per questo motivo sposo appieno l’invito fatto da Guy Verhofstadt, presidente del mio gruppo (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa), ai leader nazionali e ai vertici delle istituzioni europee, a prendere ogni decisione insieme e nel rispetto dei principi sanciti dai trattati che tuttora sono in vigore. C’è bisogno di decidere in fretta? Bene, allora parliamo subito, ma prendiamo la decisione più giusta e democratica che si possa, anche in un momento difficile come questo. Quello che può nascere è una nuova Europa, più forte, più solida, ma che per nessuna ragione al mondo deve essere meno democratica.

Andrea Zanoni

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