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Energia – Zanoni (PD): “Il Piano delle rinnovabili nasce vecchio. La Regione doveva osare di più, puntando su nuove tecnologie ed efficienza energetica, invece di limitarsi a bruciare legna”

Giudizio negativo sul Perfer (Piano Energetico Regionale-Fonti Rinnovabili-Risparmio Energetico-Efficienza Energetica), approvato oggi in aula, da parte del Consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni. “Il Piano per le energie rinnovabili è un documento che nasce già vecchio” spiega Zanoni. “I dati di riferimento sono del 2012, siamo nel 2017 e gli obiettivi europei devono essere raggiunti entro il 2020. Mi sembra evidente che arriviamo in ritardo, quasi al limite. Il Veneto non ha ancora raggiunto la quota di energia prodotta con fonti rinnovabili che è 10,3%: siamo fermi al 9,7. E se pensiamo che per il 2030, tra riduzione di emissioni di gas serra, aumento della quota di energia prodotta da rinnovabili e risparmio energetico, gli obiettivi passeranno dal 20-20-20 al 40-40-27, c’è poco da essere ottimisti. Questo Piano è un’occasione persa per un Veneto più green, più sostenibile e alla fine più salubre. Poteva andar bene per regioni come la Toscana, che non hanno i problemi di inquinamento dell’aria come noi”.

“Il voto del gruppo consiliare, nonostante il recepimento di 11 emendamenti su 13, è stato di netta contrarietà. Con questi emendamenti – puntualizza Zanoni – viene data una minore priorità a biomasse e biogas e garantita più attenzione al fotovoltaico e al trasporto elettrico. Ma di certo non può bastare. La situazione dell’inquinamento ambientale è seria a livello nazionale e in Veneto ancora di più. Nel 2012 l’Italia ha subito una condanna dalla Ue per violazione della Direttiva sulla qualità dell’aria e nel 2014 è stata aperta una nuova infrazione e rischiamo, se recidivi, pesanti sanzioni. Ci sono studi e rapporti allarmanti sui morti per smog e sulle modifiche al dna dei bambini, oltre al bollettino Arpav sulle polveri sottili, con continui sforamenti oltre quota 100, il doppio del limite consentito”.

“Per cambiare direzione – insiste il Consigliere democratico – serviva un cambio di rotta più coraggioso, garantendo maggiori controlli anche sulle fonti rinnovabili. Penso infatti alle biomasse che hanno effetti collaterali non indifferenti e sulle quali ci vorrebbero più controlli. Oltre all’inquinamento dell’aria, non dimentichiamo anche i sequestri di pellet degli anni scorsi, quando in alcuni casi sono state trovate tracce di radioattività. C’è poi la proliferazione di centrali idroelettriche, per le quali le autorizzazioni dovrebbero essere congelate: esistono vantaggi economici per chi le realizza, ma scarso ritorno in termini di produzione energetica, e soprattutto assistiamo a una cementificazione massiccia anche in aree ambientali di pregio. E ancora il biogas con il problema degli scarti del digestato: ricordo la moria di bovini a Trebaseleghe a causa del botulino, presente nei campi dove da anni viene distribuito”.

“La soluzione migliore, con meno effetti collaterali, era quella di puntare sugli impianti fotovoltaici sui tetti, soprattutto adesso che ci sono tecnologie per uno smaltimento corretto dei pannelli, riducendo l’impatto ambientale a fine vita” conclude Zanoni. “Dovevamo scommettere sull’alta efficienza energetica e sulle nostre eccellenze: in Veneto abbiamo dato la tecnologia anche per apparati utilizzati nei satelliti di Nasa ed Esa, non possiamo limitarci a bruciare della legna”.

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