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Caccia, in un solo mese 13 morti e 33 feriti

Comunicato stampa del 23 ottobre 2012

 Dagli ultimi dati resi noti dall’associazione Vittime della caccia, sono salite a 13 le persone morte e a 33 i feriti da armi da caccia dall’inizio della stagione venatoria. L’Eurodeputato IdV Andrea Zanoni ha affermato: «Non passa giorno senza la notizia di una nuova vittima. L’aspetto ancor più grave è che nessuna Istituzione sembra accorgersi di quello che accade appena fuori delle nostre case»

Solo nell’ultimo fine settimana sono stati due i morti da armi da caccia. Un ragazzo di sedici anni è rimasto ucciso per l’errore di un suo amico diciassettenne nel pavese. Nella bergamasca, invece, un venticinquenne ha ucciso lo zio con un colpo partito dopo essere inciampato.

I bambini non sfuggono alla carneficina. Stando ai dati dell’associazione Vittime della caccia, in poco più di un mese si contano già un morto e tre feriti tra i più piccoli. L’ultimo episodio a Citerna (PG): due bimbe, di uno e quattro anni, sono rimaste ferite dalle schegge partite da fucile da caccia dello zio.

In meno di trentacinque giorni si è arrivati a contare 13 morti e 33 feriti. Tra queste persone, cercatori di funghi o ciclisti che avrebbero voluto solo godersi la natura. A Lentate sul Seveso (MI), un pensionato, scambiato per una lepre, è stato ferito mentre coltivava il suo orto; a Catanzaro, un cercatore di funghi è rimasto ucciso da un colpo partito da un fucile di un cacciatore di cinghiali che l’aveva scambiato per la preda. A Torreselle (VI) un ciclista è finito all’ospedale colpito da una rosa di pallini che sarebbero stati indirizzati ad una lepre.

Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e membro della Commissione Envi, Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza alimentare al Parlamento Europeo, ha affermato: «Sono numeri che fanno rabbrividire. Non è più questione di essere favorevoli o contrari alla caccia. È in gioco l’incolumità pubblica. Morti e feriti per armi da caccia sono inaccettabili in un Paese che si definisce civile. Il nostro territorio è ostaggio di persone armate che sparano all’impazzata e senza controllo, oltre a non rispettare le cautele minime di sicurezza. Le distanze previste dalla legge da case e strade non vengono osservate e la gente comune è prigioniera nelle proprie abitazioni aspettando che finisca la stagione venatoria. In una nazione seria dovrebbe essere approvata una legge che, a garanzia dell’incolumità dei cittadini, preveda il divieto assoluto di caccia almeno a un chilometro di distanza da centri abitati, singole case, luoghi di lavoro, strade, ferrovie e Sentieri Natura».

 

Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni
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