ANDREA

ZANONI

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Il nuovo PTRC, il Piano dei Piani, in votazione martedì 23 giugno in Consiglio regionale, rende il Veneto ancora più vulnerabile agli attacchi della lobby del cemento.

Martedì il Consiglio regionale del Veneto voterà il PTRC, il Piano territoriale di Coordinamento Regionale, il piano dei piani che dovrebbe stabilire vincoli e gradi di tutela del territorio veneto.

Questo piano che nasce nel 2009 con l’allora assessore Chisso; sono passati ben 11 anni, è stato oggetto di  ben 24.230 osservazioni da parte di associazioni di categoria, associazioni di tutela del territorio, comiutati locali, aziende e privati tra il 2009 e il 2014  ma ora in aula ora approda un piano monco che non ha nemmeno la valenza paesaggistica cosi come accade pressoché in tutte le altre regioni italiane.

Questo è un piano, che a differenza del PTRC attuale, non ha piu’ carattere prescrittivo. Cio’ comporterà una grossa responsabilità in capo ai Sindaci che dovranno far proprie le indicazioni , e non piu’ le prescrizioni , del piano nei propri strumenti urbanistici. La loro diventa una discrezionalità che potrebbe essere influenzata dalle pressioni delle lobby e gruppi di interessi locali per sfruttare ancora le risorse naturali locali con buona pace per la biodiversità, il suolo  e il paesaggio. Questa diventerà la legge del piu’ forte, la legge della giungla grazie ad un piano che rischia di essere una “fake”.

Nel prologo del paragrafo 5 delle norme tecniche si legge che è “un piano delle idee e scelte, piuttosto che di regole, un piano di strategie e progetti, piuttosto che di prescrizioni”. Ma come possiamo pensare di tutelare le bellezze ambientali e paesaggistiche del Veneto del 2020 dai troppi appetiti di chi vede solo opportunità di guadagno e speculazione,  con le idee anziché con regole chiare e certe per tutti?

Nell’era dei cambiamenti climatici e dell’emergenza ambientale avevamo bisogno di un piano dei piani che frenasse il processo in atto di costante consumo del suolo e delle risorse e accelerasse il processo di tutele del territorio in un’ottica di sostenibilità. Invece con questo piano quello che viene accelerato è proprio l’assalto al territorio, togliendo le prescrizioni che finora, pur con scarsi risultati, aveva garantito determinate cautele. Sarà invece il piano dei gamberi, che va all’indietro,  un ritorno al passato.

È clamoroso poi che per i cambiamenti climatici nel piano si faccia riferimento al Rapporto ambientale del 2013: come se il tornado del Brenta del 2015, la siccità da un miliardo di danni del 2017,  l’uragano Vaia nel 2018 e l’Acqua Granda del 2019 non ci fossero mai stati. Una lacuna imperdonabile per il piano dei piani che in tutti i settori dovrebbe considerare l’emergenza climatica ed ambientale, affrontata con sempre più forza e fondi dall’Unione Europea che con il green New Deal stanzierà a tal proposito ben 1.000 miliardi, ma dimenticata dalla Regione Veneto. Un’ulteriore dimostrazione dell’incapacità e inconsistenza di programmare il futuro del Veneto di questa ormai stantia maggioranza che ci governa ininterrottamente da 25 anni.

Per questo piano sono stati spesi quasi 5 milioni di euro, esattamente 4.832.808 euro in  11 anni di lavoro. Ciononostante dopo tutto questo tempo si approda in aula con un Ordine del Giorno fatto per tentate di per coprire il buco della valenza paesaggistica chiesta dal  Ministero dei Beni Culturali, tutela paesaggistica che nel piano è del tutto assente. Viene infatti eliminata tutta la ricognizione dei vincoli effettuata di concerto con il ministero dei Beni Culturali dal 2009 al 2018. Un risultato impietoso che in qualsiasi azienda veneta porterebbe al licenziamento in tronco del responsabile da parte dell’imprenditore. In questo caso il datore di lavoro sono i cittadini veneti che dovrebbero agire come fanno normalmente gli imprenditori in casi estremi come questo.

Anche la VAS, l’importante valutazione ambientale strategica, fa acqua da tutte le parti perché effettuata nel 2018 su dati e situazioni facenti parte di una situazione territoriale ormai inesistente, basti pensare al consumo di suolo che si è manifestato con tutta la sua aggressività proprio negli ultimi tre anni. Consumo di suolo che questo nuovo PTRC non combatte in alcun modo essendo questo un piano non prescrittivo, ovvero un piano che lascia consumare suolo.

Tra le varie criticità va anche riscontrato che per diversi siti di grande pregio ambientale e paesaggistico, oggi protetti grazie a disposizioni contenute in specifiche schede del vecchio PTRC vigente,  vengono eliminate molte di queste norme. In alcuni di questi, a solo titolo di esempio, mancheranno i precedenti vincoli su: raccolta flora e minerali, caccia, transito dei fuoristrada, introduzioni di specie esotiche (cf. pesci esotici ai fini della pesca sportiva, ecc.), recinzioni, taglio di alberi, limiti agli indici di edificabilità, restauri di edifici con caratteristiche e tipologie tipiche dei luoghi, ecc.

Nelle battute finali di questo mese è nato pure un contenzioso con il Ministero dei Beni Culturali che ha lamentato che l’ODG proposto non è sufficiente a garantire al Veneto una legge che tuteli il suo paesaggio  e che le modifiche degli elaborati del piano sono state fatte in maniera unilaterale senza la concertazione invece precedentemente prevista.

Dopo tutti i piani realizzati in questa legislatura, piani spesso vuoti e fatti per non disturbare nessuno, come il piano casa che toglie poteri ai sindaci, il Piano Cave che non limita le concessioni del passato, il Piano Aria che lascia la patata bollente delle polveri sottili in capo ai comuni, il Piano Energia che da priorità alle biomasse invece di puntare alle rinnovabili, ora arriva il PTRC come ciliegina sulla torta, una ciliegina marcia. Marcia perché per le tutele del territorio i veneti e il Veneto farebbero meglio tenersi il vecchio piano.

Questo nuovo piano è aria fritta, ci è costato un occhio della testa e vale meno del precedente piano che comunque, troppo spesso, non era riuscito a tutelare in nostro territorio. Questa purtroppo è una conclusione ingloriosa e vergognosa della X legislatura del Consiglio regionale.  

Andrea Zanoni

Treviso, 19 giugno 2020

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