ANDREA

ZANONI

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Finning, non tagliate quelle pinne

 

 

Questa è la settimana decisiva per vietare per sempre il finning nei mari europei. Si tratta della terribile pratica che ogni anno costa la vita a decine di milioni di squali,che vengono pescati, spinnati  e poi ributtati in acqua spesso ancora vivi. Un massacro atroce che alimenta il mercato asiatico delle costose pinne di squalo usate nella preparazione della “zuppa di pinne di pescecane”. Lo scorso aprile la commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, ha approvato a larghissima maggioranza la mia relazione di parere alla proposta della Commissione europea di vietare tutte le deroghe. Giovedì 22 si vota il testo finale.

 

Nel 2006 il Parlamento europeo ha chiesto di rafforzare il Regolamento UE sul finning. Attualmente una deroga contenuta nel Regolamento comunitario consente di rimuovere le pinne degli squali a bordo dei pescherecci europei, rendendo di fatto inefficaci i controlli. Per questo la Commissione Europea ha presentato una proposta di modifica che prevede di eliminare ogni deroga e permesso speciale, autorizzando esclusivamente lo sbarco degli squali con le pinne attaccate al corpo. Il metodo delle pinne attaccate, già utilizzato con successo in diversi Paesi del mondo e raccomandato dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), dalle Nazioni Unite e dagli esperti scientifici, rafforza e semplifica i controlli, il monitoraggio e la raccolta dati sulle popolazioni di squali, una delle specie più minacciate degli oceani a causa della pesca intensiva e del mercato internazionale delle preziose pinne. Questa proposta è stata purtroppo osteggiata da Spagna e Portogallo, Paesi che mantengono forti interessi nel commercio internazionale delle pinne di squalo.

 

Nella mia relazione di fine aprile e approvata a larga maggioranza dalla commissione ENVI, ho supportato a chiare lettere il divieto a tutte le deroghe alla pratica del finning (50 favorevoli, 2 contrari e 0 astenuti). E questo perché gli interessi della pesca allo squalo non possono assolutamente causare la loro scomparsa dai mari europei, ipotesi tutt’altro che remota visto che l’Europa è al secondo posto a livello mondiale per numero di catture di squali. Per questo ho voluto rafforzare il testo della Commissione con una serie di emendamenti volti a contrastare il finning con tutti i mezzi possibili, tra i quali l’allargamento dei controlli a tutti i pescherecci attivi nelle acque marittime dell’Unione (e non solo a quelli europei), e l’obbligo per gli Stati membri di fornire, nelle loro relazioni annuali destinate alla Commissione, informazioni più dettagliate sugli sbarchi di squali (l’identificazione delle specie catturate, la quantità di esemplari, il peso totale per ogni specie e le zone di pesca).

 

Giovedì 22 novembre si vota, mi auguro che il fronte della pesca sostenibile e di chi vuole salvare gli squali dall’estinzione nei mari europei sia compatto contro gli interessi di chi vuole vendere le pinne a tutti in costi.

 

Andrea Zanoni

 

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