Processo Eternit/Amianto, Zanoni: «Una sentenza storica che serve da monito a chi minaccia la salute dei cittadini»

Lunedì 3 giugno, la Corte d’Appello di Torino ha confermato la condanna in primo grado a 18 anni di reclusione per disastro doloso all’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Sono molto soddisfatto per la decisione che ha riconosciuto il disastro ambientale: ora si deve provvedere immediatamente alle bonifiche»

 

Lunedì 3 giugno 2013, la Corte d’Appello di Torino ha confermato la condanna in primo grado a 18 anni di reclusione per disastro doloso all’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. Il magnate svizzero era stato condannato in primo grado a 16 anni, oltre ai numerosi risarcimenti per le vittime e alla conferma del risarcimento per il WWF nazionale che si era costituito parte civile.

 

La sentenza del giudice Alberto Oggè ha riconosciuto la penale responsabilità dell’imputato anche per quanto riguarda i gravissimi reati ambientali commessi, con indicibili sofferenze umane.

 

L’europarlamentare Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «È stata finalmente resa giustizia alle centinaia di morti e malati causati dall’amianto in un processo che è il più grande in tema di sicurezza del lavoro e di inquinamento ambientale provocato da amianto mai celebrato in Europa contro un colosso multinazionale come Eternit. Centinaia di persone hanno sofferto e l’ambiente è stato ferito con danni incalcolabili in un’area enorme, che ha interessato Casale Monferrato (AL) e 48 comuni limitrofi con oltre 2000 vittime accertate, provocate dall’esposizione all’amianto ed un numero ancora non stimabile di lavoratori e abitanti colpiti. Il processo di Torino deve essere un monito per tutti coloro che continuano ad ignorare i criteri di precauzione raccomandati dalle leggi nazionali e europee, quando non si può  escludere scientificamente che determinate sostanze possano compromettere la salute e l’ambiente».

 

I Siti d’Importanza Nazionale (S.I.N.) soggetti a bonifica sono stati già individuati per legge e per decreto ministeriale e sono 7: Casale Monferrato, Balangero (TO), Emarese (AO), Broni (PV), Bari, Bagnoli (NA) e Targia (SR). «Adesso Governo e Parlamento devono immediatamente provvedere a un piano di bonifiche nelle aree contaminate dall’amianto – ha concluso Zanoni – I danni sono già incalcolabili, non è possibile perdere altro tempo».

 

A novembre 2012, la Commissione ENVI del Parlamento europeo ha approvato, con gli emendamenti presentati dall’eurodeputato Zanoni, una relazione sulla protezione dall’amianto e sulla futura abolizione in tutta Europa. La relazione Wils prevede lo stop dell’amianto entro il 2023 e, proprio grazie ai punti introdotti da Zanoni, la bonifica di tutte le discariche di amianto non a norma, lo smaltimento dei rifiuti di amianto solo in discariche di rifiuti pericolosi, nonché l’avvio di impianti che prevedono l’inertizzazione delle fibre di amianto evitando lo smaltimento in discarica. Il 24 gennaio 2013, i divieti sull’amianto con gli emendamenti di Zanoni sono stati approvati anche nella relazione Hughes dalla Commissione EMPL Occupazione e Affari sociali al Parlamento Europeo

 

Il 14 marzo scorso, il Parlamento europeo ha approvato la relazione dell’eurodeputato Stephen Hughes (socialista, britannico) sulle “minacce alla salute dei lavoratori dovute all’amianto e prospettive di abolizione totale di tutto l’asbesto esistente” (558 favorevoli, 51 contrari, 5 astenuti). Il testo approvato è stato rafforzato dai 12 emendamenti presentati e approvati in Commissione sia Ambiente che Occupazione e Affari sociali da parte dell’eurodeputato Andrea Zanoni. (Dettaglio del contenuto degli emendamenti presentati da Zanoni e confluiti nel testo approvato a Strasburgo).

 

BACKGROUND

 

L’amianto è stato messo al bando in Italia dal 1992 e solo dal 1998 sono state individuate le prime aree da bonificare, oltre 20 anni dopo la sua massima diffusione sia negli insediamenti industriali che civili. Il picco di forme tumorali dovute all’amianto è previsto dalla letteratura scientifica tra il 2015 e il 2020.

 

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il numero di casi di malattie legate all’amianto nella sola Unione europea è compreso tra i 20.000 e 30.000 all’anno. Tutti i tipi di amianto sono riconosciuti come pericolosi per la salute dell’uomo e gli effetti nocivi a seguito dell’inalazione delle fibre di asbesto, come il tumore al polmone e il mesotelioma pleurico, possono manifestarsi addirittura dopo alcuni decenni (anche dopo quarant’anni)

 

La Corte d’Appello di Torino, oltre alla condanna a 18 anni di reclusione per l’imprenditore Stephan Schmidheiny, ha anche disposto provvisionali per 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e di oltre 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato (AL).

 

Il sessantaseienne magnate svizzero era l’unico imputato rimasto al processo Eternit dopo la morte, il 21 maggio scorso, del barone belga Louis De Cartier De Marchienne, a 92 anni. Il giudice Alberto Oggè ha stabilito la revoca nei suoi confronti delle sanzioni accessorie e civili, e di quelle civili per la Etex, società belga del gruppo Eternit. Entrambi, Schmidheiny e De Cartier De Marchienne, erano stati condannati a 16 anni, il 13 febbraio 2012, per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. Il pubblico Ministero Raffaele Guariniello aveva chiesto 20 anni di pena.

 

L’8 aprile scorso, l’allora Ministro della salute Renato Balduzzi ha presentato a Casale Monferrato il “Piano nazionale sull’amianto – Linee di intervento per un’azione coordinata delle amministrazioni statali e territoriali”. Nel paragrafo dedicato all’“Individuazione dei siti di smaltimento”, si legge che “la pianificazione regionale sia maggiormente vincolata per quanto riguarda l’obbligo di localizzare con precisione i siti di discarica di amianto in relazione al fabbisogno programmato” e che “tenuto conto che una discarica costruita e gestita a regola d’arte non pone problemi in termini di salvaguardia dei profili sanitari e dell’ambiente. Le discariche di amianto, in carenza di opzioni alternative di gestione, potrebbero anche essere disciplinate come impianti di rilevanza nazionale ai sensi del DLgs 152/2006”. Il Piano è stato da subito criticato da Zanoni che non ha esitato a sottolineare la contraddittorietà con le disposizioni europee e ha chiesto al Ministro spiegazioni sul fatto che dopo nove anni dalla norma che consente l’inertizzazione dell’amianto ed il recupero della materia prima ( D.M. 29 luglio 2004, n.248), non siano ancora stati emanati i decreti applicativi.

 

 

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