Succedono cose sconcertanti in ogni ambito della nostra vita. E sembrano non finire i modi di inquinarla; di inquinare l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. Ma oggi a questo inquinamento aggiungiamo una nuova barbarie che inquina la vita sociale e politica. Dobbiamo combattere anche questo inquinamento: ecco perché insieme ci sdegniamo e inorridiamo di fronte a quanto accaduto alla mia compaesana Paola De Pin.
Per fortuna il suo coraggio e le sue idee non possono essere intaccate da gesti idioti e folli come l’invio di una pallottola.
Le minacce ricevute da Paola De Pin sono offensive e grottesche; non tanto perché sono una minaccia idiota, ma perché segnalano un imbarbarimento reale della nostra società. Qui la gravità vera: bisogna evitare che questi fatti passino in silenzio, liquidati come una buffonata. La minaccia, previa la messa all’angolo e l’aperta stigmatizzazione per aver espresso un’idea diversa, costituisce il preludio della fine della democrazia e dell’inizio di qualcosa di diverso. Dittatura? non dobbiamo temere di usare le parole esatte. Il pensiero unico è dittatura, il tradimento vero è di chi sogna il pensiero unico. Un pensiero come un marchio. Le idee fatte slogan, marchio che non si può mai mettere in dubbio. Forse non stiamo parlando di camice nere, e quelle verdi abbiamo visto dove sono arrivate tra adunate e grida scomposte, ma tradurre la voglia di riscatto degli italiani in un concetto da laboratorio di marketing, porta alla Coca Cola e a McDonald. Questo vuol dire standardizzazione non evoluzione civile.
Il clima che si sta instaurando in Italia è pericoloso. Non solo per la crisi, l’austerità e la disoccupazione galoppante ma anche per le risposte che una parte della società – e della politica – danno a questa situazione. Il clima da caccia alle streghe, da conta degli scontrini e di mutuo sospetto del vicino, rischia di trasformare la crisi economica in qualcosa di più grave, una crisi sociale che non possiamo proprio permetterci. Sono sempre stato “contro” un certo sistema – lo dico a tanti giovani – anch’io voglio “cambiare” tantissime cose in Italia. A Treviso sono stato uno dei promotori del primo “V day” di Beppe Grillo perché anch’io avevo sentito che anche quella era una strada da percorrere contro un sistema fatto di gomma e fango. So cosa vuol dire combattere e manifestare contro le ingiustizie; so quanto sia importante alzare la voce quando serve. Ma la protesta e la denuncia fine a se stesse non servono a niente. Tanto peggio quando queste degenerano in un clima da caccia alle streghe, da soffocamento del dissenso, da pallottole mandate via posta.
Le cose si possono cambiare, mai da soli, mai senza discussione e onestà intellettuale e confronto, serietà, impegno e competenza. Le vittorie che ho ottenuto in Europa, ad esempio contro la caccia in deroga, o le importantissime novità che ho introdotto nella nuova Direttiva Ue di Valutazione Impatto Ambientale, sono il frutto di una politica concreta, aperta al dialogo. L’ostracismo non ha senso soprattutto nei momenti di crisi. Rispetto i tanti ragazzi che si animano davanti alle ingiustizie, ma dico loro che solo la politica seria, fatta nelle commissioni europee, permette di fare passi in avanti. Per questo motivo, dopo ad aver espresso la mia solidarietà a Paola De Pin, mi rivolgo a tutti gli italiani che vogliano davvero cambiare il nostro Paese: credeteci, agite ma non mettete mai in dubbio i valori più profondi della nostra società, e la democrazia è quello più importante.
Andrea Zanoni