Inserire gli animali d’affezione nel redditometro è oltre che ridicolo e moralmente sbagliato, potenzialmente pericoloso perché incentiva il fenomeno degli abbandoni e quindi del randagismo. Come vice presidente dell’Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo la scelta dell’inserimento delle spese veterinarie nel nuovo redditometro previsto dal Governo Monti per calcolare la corrispondenza tra reddito dichiarato ed entità della spesa personale mi sembra assolutamente ridicola. A fare le spese della sacrosanta guerra all’evasione fiscale rischia così di essere quella fetta di popolazione che gode della compagnia di un animale e che ricca non lo è affatto.
Già invitato lo scorso febbraio avevo invitato il Governo a fare un passo indietro scrivendo una lettera al sottosegretario alla salute Elio Cardinale affinché vengano tolte le spese veterinarie dal redditometro insieme ad altri colleghi eurodeputati.
Si tratta di un procedimento assai ingiusto che mette in difficoltà tutte quelle persone, magari anche a basso reddito, già costrette a sopportare spese ingenti come i 25 euro per l’applicazione di un microchip al proprio cane in un ambulatorio privato. Tassare ulteriormente gli animali d’affezione potrebbe quindi costituire un incentivo indiretto al fenomeno del randagismo, visto che sempre meno persone, sia pure a malincuore, potrebbero permettersi un animale domestico. Questo, di conseguenza e paradossalmente, aumenterebbe anche le spese pubbliche di gestione del randagismo.
Per questo invito tutti i possessori di animali d’affezione a firmare la petizione promossa dall’Associazione Nazionale Medici Veterinari lanciata lo scorso Novembre, che ha già superato le 50mila firme, e che scadrà il 31 Gennaio prossimo.
Mi auguro che il prossimo governo, qualsiasi sia il suo colore politico, abbia il coraggio di contrastare altrimenti l’evasione fiscale e punti ad altre forme di tassazione più morali come la patrimoniale.
Andrea Zanoni