Venezia, 18 luglio 2019
“Adeguamento ordinamentale suona più rassicurante, deregulation assoluta doveva essere il vero nome. Il Pdl 376, infatti, prevede una infinità di deroghe e modifiche a troppe leggi. Urbanistiche, territoriali, paesaggistiche, sulle cave, equitazione, allevamenti intensivi, liquami, chioschi di vendita, trasporto di natanti, sulla trasparenza, sui controlli: non si salva niente, con gravi ripercussioni anche sulla partecipazione di enti locali e cittadini”. È netto e negativo il parere di Andrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Ambiente sul Pdl 376 approvato mercoledì sera dall’assemblea di Palazzo Ferro Fini.
“Il consumo zero di suolo è diventato un vecchio e sbiadito ricordo, con queste norme si consente la cementificazione di milioni di metri cubi in deroga, è la riscossa della betoniera. È come se avessimo approvato un nuovo Piano casa, ma nel disordine e nell’anarchia più assoluta, è una norma astrusa che sicuramente genererà gravi conflitti in tutto il territorio a causa di questa miriade di fabbricati in deroga, con impatti particolarmente pesanti nelle aree agricole. È una legge che nei prossimi 20 anni ci lascerà un Veneto devastato”, la dura accusa di Zanoni. “Come se non bastasse, vengono diminuiti i percorsi di trasparenza e partecipazione nella costruzione e nella valutazione dei provvedimenti e i controlli sono resi più complicati”.
Ma il vicepresidente della commissione Ambiente si concentra in particolare sugli effetti nell’area delle Colline del Prosecco, riconosciute da poco Patrimonio dell’Umanità Unesco. “Grazie all’articolo 12 bis, introdotto all’ultimo minuto con un emendamento il giorno stesso della discussione in aula, avremo una vera e propria colata di cemento. È stato un vero e proprio blitz che ha consentito alla Lega di bypassare le procedure che prevedono una lunga discussione del progetto di legge in Commissione con le relative audizioni delle parti interessate, uno schiaffo alla democrazia, alla partecipazione e alla trasparenza”, denuncia Zanoni. “Sarà consentita la trasformazione dei vari pollai, ricoveri per attrezzi, stalle, fienili, catapecchie esistenti in zona agricola in piccoli alberghetti diffusi nell’area tutelata delle Colline del Prosecco. Questa norma è stata pensata per l’area Unesco, come ha confermato in aula l’assessore Caner, ma così come scritta, potrebbe interessare l’intero Veneto. Sarà la Giunta a stabilire l’elenco dei Comuni interessati e inserire eventuali paletti. È una vera contraddizione, un attacco all’Unesco: si tratta di un’area che doveva essere preservata e tutelata soprattutto nel suo aspetto paesaggistico e che invece verrà gravemente sconvolta con la realizzazione, addirittura in deroga a tutti gli strumenti urbanistici e territoriali e ai regolamenti edilizi comunali, di edifici nuovi. In teoria ogni stalla può diventare casa, il valore di un fabbricato da pochi euro, potrà schizzare fino a 300.000 euro e oltre. Un’altra incongruenza è la previsione del mancato cambio della destinazione d’uso. Quindi, catastalmente parlando, ci saranno migliaia di turisti che dormiranno in fienili, stalle e pollai, una barzelletta, una follia! Probabilmente ci sono pure degli aspetti di incostituzionalità”.
“Questi edifici, inoltre, non saranno soggetti al pagamento del contributo di costruzione e potranno essere ampliati sino a 120 metri cubi. È ovvio che ciò comporterà anche consumo di suolo dato che il divieto è presente solo nella relazione dell’emendamento, carta straccia. Nel testo della legge al comma 6 risulta invece chiaro che le nuove strutture andranno in deroga proprio a quella sul consumo di suolo. Il tutto si potrà fare potenzialmente in una dozzina di comuni Unesco che coprono circa 10.000 ettari. Le stime degli esperti parlano di oltre un migliaio di edifici potenziali candidati, quindi nei prossimi anni questo Patrimonio dell’Umanità potrebbe trasformarsi un mega cantiere diffuso con un via vai di betoniere e furgoni. Sono convinto che chi ha dato il riconoscimento Unesco a tutto avrebbe pensato tranne che a un’enorme colata di cemento