Venezia 3 lug. 2024 – “La scoperta di 50 braccianti ridotti in schiavitù nella campagna trevigiana rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno, quello del caporalato e dello sfruttamento, che in questa provincia è più diffuso di quanto si possa pensare. Lo sviluppo senza limiti del vitivinicolo ha certamente contribuito ad attrarre in queste zone grandi flussi di manodopera a basso costo e priva di ogni strumento di conoscenza delle regole basilari. Un esercito di malcapitati che viene sfruttato senza pietà. Su questo è doveroso innanzitutto fare appello alle aziende agricole, affinché non si rendano parte attiva di un sistema di illegalità crudele. Al tempo stesso ritengo sia doveroso che la Regione applichi una regola di buon senso e deterrenza: chi ha sfruttato violando ogni legge e calpestando ogni diritto umano, deve essere cancellato da ogni beneficio e contributo finanziario. Ricordo che in Veneto, dal 2010 al 2020 sono stati stanziati per il vitivinicolo ben 580 milioni a fondo perduto. Un fiume di denaro che non può andare a questi sciacalli”. La presa di posizione è del consigliere regionale del Pd Veneto.