“Tecnicamente possibile, finanziariamente necessaria e moralmente inevitabile”. Sono perfettamente d’accordo con il Presidente francese Nicolas Sarkozy sulla necessità per l’Europa di introdurre finalmente una tassazione sulle rendite finanziarie, una proposta che l’Italia dei Valori ripete ormai da mesi. Il passo in avanti in questo senso fatto dal Premier Mario Monti, che ha finalmente aperto alla possibilità di un appoggio italiano in sede internazionale alla cosiddetta Tobin Tax non può che essere un’ottima notizia. I dubbi sul suo mancato appoggio ventilati nelle scorse settimane ci avevano fatto temere il peggio, ma oggi possiamo finalmente essere soddisfatti, almeno per questo.
A Bruxelles siamo ben consci della necessità di una simile tassazione anche perché, non va dimenticato, la deregolation in campo finanziario è una delle concause della crisi economica che attanaglia il mondo intero ormai da tre anni. Per questo motivo lo scorso 28 settembre la Commissione europea ha avanzato una proposta legislativa per introdurre la Tobin Tax nello spazio Ue a partire dal 2014. Si stima che una semplice aliquota dello 0,05% porterebbe nelle casse dell’Unione ben 450 miliardi di dollari l’anno (650 con la Gran Bretagna). Secondo la bozza di direttiva Ue, queste nuove risorse potrebbero alimentare le casse pubbliche europee e il bilancio comunitario, con la possibilità di creare un fondo sicurezza per le banche.
Ma gli utilizzi di queste risorse potrebbero essere anche molti altri. Inutile dire quanto una maggior disponibilità economica potrebbe aiutare a finanziare progetti e iniziative internazionali di aiuto e sostenibilità. Penso ad aiuti per le fette di popolazione maggiormente colpite dalla crisi, ai disoccupati, l’educazione e la formazione dei giovani, nonché la tutela dell’ambiente e del patrimonio idrico europeo. Senza dimenticare che, come ha sottolineato il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, così facendo si rafforzerà l’integrazione dell’intera zona euro.
Certo, si tratta di una tassazione difficile da far digerire a certi “ambienti” della finanza internazionale, circoli ristretti di potentissimi che non vogliono vedere i propri interessi intaccati e preferiscono che a pagare il prezzo anche delle loro speculazioni sia solo la povera gente. Ma questo è il ruolo della politica, mediare tra interessi differenti e cercare per quanto possibile di rappresentare proprio quelle persone che, purtroppo, hanno poca voce e potere. L’Europa è tanto altro oltre le banche della City, l’Europa è ambiente, solidarietà, integrazione, e soprattutto uomini e donne.
Insomma, come ho già detto, “tecnicamente possibile, finanziariamente necessaria e moralmente inevitabile”.
Andrea Zanoni