“Nella nostra regione il fenomeno della criminalità organizzata è stato troppo a lungo sottovalutato, convinti forse di avere degli anticorpi naturali e che fosse un problema solo dell’Italia meridionale. La realtà però è ben diversa e adesso dobbiamo farci i conti, senza girarci troppo intorno: il Veneto dell’era Zaia è entrato purtroppo a pieno titolo tra le regioni vittime di sistemi tipicamente mafiosi”. Sono queste le dure parole del Consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni commentando i dati dell’Ufficio studi della Cgia, secondo cui, rammenta l’esponente democratico, “negli ultimi 5 anni (2010-2015) in Veneto le denunce per estorsione sono aumentate del 79,5 per cento, con un incremento in termini assoluti di 217 segnalazioni, da 273 a 490. È sicuramente positivo che si denunci, ma è necessario intervenire nella fase precedente, quella della prevenzione. Per farlo, però, bisogna rendersi conto della gravità del problema, anziché continuare a perdere tempo. Il campanello d’allarme è suonato più volte: i dati delle relazioni della Direzione Investigativa Antimafia, illustrati la scorsa primavera in IV Commissione, hanno confermato come la nostra regione sia ai primi posti in Italia per i reati di usura, estorsione e riciclaggio. Occorre dunque un’azione più incisiva, invece la legge 48/2012 ‘Misure per l’attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, della corruzione nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile’ è ancora in gran parte inattuata, finanziata poco e male: dai prestiti agevolati a favore delle Pmi per prevenire il ricorso all’usura, alle azioni educative e culturali per favorirne l’emersione e la denuncia, passando per il Fondo di garanzia per l’uso sociale dei beni confiscati a favore delle organizzazioni criminali o degli interventi a favore delle vittime di violenza e sfruttamento, la strada da fare è lunga”.
“Serve una diversa consapevolezza, in primis da parte della maggioranza; non dimentichiamo infatti l’interminabile iter, quasi cinque anni, per arrivare alla nomina dei membri dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza: un iter che si è concluso lo scorso febbraio, con l’insediamento però che è avvenuto solo a maggio ma che è stato subito messo in discussione dalle dimissioni di un componente appena nominato dal Consiglio, evidentemente proposto da qualche consigliere senza cognizione di causa. Non è così – conclude Zanoni – che si combatte in maniera efficace questi fenomeni”.