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PTRC – Gruppo PD: “Piano con troppi errori e omissioni, andava fermato. È un’occasione persa, siamo all’anarco-urbanistica”​​​​​​​

Venezia 30 giu. 2020 – “Un Ptrc senza valenza paesaggistica, che elimina alcune tutele ambientali anche in aree di pregio e con troppi errori, specialmente nelle tavole grafiche nonostante un’attesa decennale. Questo piano è un’occasione persa, che non ci dice dove vuole andare oggi il Veneto, ma dove voleva andare 15 anni fa”. A dirlo, il Capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso, motivando il no alla Pda approvata oggi a palazzo Ferro Fini. “L’assessore Corazzari ha difeso la flessibilità del piano, talmente flessibile che i grandi consumatori di suolo potranno continuare indisturbati nella loro opera senza impegnarsi in alcun modo sulla rigenerazione. Secondo l’assessore siamo malati di dirigismo perché chiediamo di stabilire dove si può trasformare suolo oppure no, dove fare o non fare passare un’infrastruttura, dove ci sono elementi ambientali e paesaggistici da mettere a tutela. Oggi abbiamo appreso di questa nuova specialità, l’anarco-urbanistica di cui Corazzari è un valentissimo interprete, novello Bakunin del Veneto. Pianificare significa dare delle traiettorie di sviluppo, che in questo Ptrc mancano totalmente”. A margine dei lavori, nel corso di una conferenza stampa, i Consiglieri del PD avevano anche sollevato il tema “dei numerosi errori di cui è costellato il Ptrc”.

“È un piano che rischia di generare contenziosi pesanti – ha evidenziato Graziano Azzalin – per quanto riguarda la provincia di Rovigo, preoccupa la presenza nella cartografia dell’centrale ex Enel di Porto Tolle, un impianto inattivo da anni e in via di smantellamento, con l’area già ceduta per la realizzazione di un villaggio turistico. Un errore a cui la Giunta ha posto rimedio in extremis con un emendamento, sbugiardando l’assessore Corazzari. C’è poi la questione del rigassificatore al largo del Delta, un’area su cui manca tutta la normativa. Infine sempre in Polesine nell’Atlante ricognitivo si fa riferimento, nell’area di San Basilio, alla famosa quercia di Dante, un monumentale albero del 1300 tutelato da legge regionale. Peccato sia stato abbattuto da un fulmine ormai nel 2013”.

Andrea Zanoni ha ricordato “l’inutilità di un provvedimento non prescrittivo e che ha portato anche a uno scontro col ministero. Siamo l’ultima Regione a non avere un piano paesaggistico e in più quello che arriva non ha valenza paesaggistica ed è pieno di errori. Uno su tutti la presenza di Sappada tra i principali ambiti sciistici-funiviari. Dopo quella con il Trentino, Zaia ha intenzione di aprire una nuova lotta sui confini anche con il Friuli? Ancora oggi abbiamo presentato emendamenti per porre fine consumo di suolo di superfici coltivabili e frenare la nascita di ulteriori centri commerciali, così come di nuove zone industriali o artigianali visto che abbiamo 11mila capannoni vuoti, proposte sacrosante purtroppo bocciate senza spiegazioni. I veneti dopo 28 anni meritavano un ben diverso piano utile a contrastare i cambiamenti climatici e tutelare le nostre campagne”.

Per la vice capogruppo Francesca Zottis “è un documento pieno di buchi di natura strategica e di indirizzo. Un piano che doveva essere intitolato ‘Veneto Paesaggio’ e dove mancano i vincoli paesaggistici. Penso per esempio al Parco Marino delle Tegnue di Caorle, di Chioggia e delle praterie di Posidonia: non essendoci alcun riferimento alla tutela, ad oggi non hanno alcun valore per essere protetti. Inoltre c’è una clamorosa omissione di alcune opere strategiche per il Veneto, dalla realizzazione del programma di recupero del waterfront urbano delle aree costiere e portuali del Veneto alla promozione e sviluppo tematica dei ‘Green Ports’ all’interno dei porti fino alla bretella ferroviaria di collegamento con l’aeroporto Marco Polo. Nonostante un’attesa di 11 anni, abbiamo più incertezze rispetto a quando siamo partiti, col rischio che il piano possa anche essere invalidato”.

Bruno Pigozzo è invece tornato sul caso delle ex Poste di Mestre: “Edificio non più vincolato come da variante regionale del 2015, ma ugualmente inserito tra i beni del ‘900 da tutelare. Stamani la maggioranza ha tentato di mettere una toppa con un emendamento. Il nostro obiettivo non era giustificare l’abbattimento dell’immobile anche perché siamo contrari a quell’ambito di riqualificazione della città, che sta intasando l’area di alberghi. È però singolare che l’Accordo di programma stipulato nel 2018 tra Comune, proprietà ed Rfi non compaia negli elenchi ufficiali. Inoltre è inspiegabile il perché escludesse da un lato la Regione e dall’altro la Città metropolitana. E, ancora, quella variante fatta dalla Giunta con dgr 1291/2015 non risulta sia stata pubblicata secondo le norme. È un modo di procedere che non possiamo condividere. C’è poi il tema della portualità veneziana per quanto riguarda il commercio e la parte dei container, tenendo conto della criticità dei fondali che è una questione rilevante. Su ciò il Ptrc aveva ipotizzato la piattaforma offhsore, però non dice nulla dal punto di vista normativo su quella scelta. Perdere questa opportunità sarebbe un grave errore”.

Infine Anna Maria Bigon ha ribadito che “lo spreco di tempo e soldi per produrre una situazione ignobile dal punto di vista del consumo di suolo. In provincia di Verona viene ripreso il progetto Motorcity, ancora consumo di suolo a scapito della campagna della Bassa Veronese, tra l’altro zona di risorgive. Un ambiente spettacolare, ma anziché tutelarlo andiamo a mettere ulteriore cemento. Per il lago di Garda invece non viene assolutamente regolamentato il porto. Ma ormai siamo abituati al fatto che questa provincia sia abbandonata dalla Giunta Zaia”.

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