della SEV, sita a Padernello nel comune di Paese ai confini con il comune di Morgano, indirizzando due dettagliati esposti corredati da documentazione fotografica, al sindaco di Paese in data 3 maggio 2005 e ai NOE – Nuclei Operativi Ecologici – dei Carabinieri di Treviso in data 11 maggio 2005. Negli esposti veniva evidenziato come i pallets dei rifiuti di amianto fossero accatastati malamente uno sopra l’altro, formando delle torri alte anche dieci metri, per una larghezza complessiva di circa un centinaio di metri di “fronte”, molti presentavano i teli di protezione rotti, alcune “torri” di pallets risultavano crollate a terra a causa del cedimento dei blocchi di rifiuti di amianto sottostanti. Una situazione di evidente pericolo, dove il rilascio delle micidiali fibre di asbesto nell’aria, causa del micidiale mesotelioma pleurico (una grave forma di tumore ai polmoni che ha causato e causa migliaia di morti in Italia ed in tutto il mondo), in queste condizioni non poteva essere certamente evitato. Il paradosso della faccenda è che la SEV era stata autorizzata a smaltire i rifiuti di amianto per finanziare, con gli incassi di tali smaltimenti, la bonifica degli enormi cumuli di rifiuti tossico-nocivi, precedentemente smaltiti illegalmente nella medesima discarica, provenienti da tutta Italia e oggetto di un procedimento penale da parte della procura della repubblica di Venezia (si tratta di circa 25.000 metri cubi di rifiuti tossico nocivi arrivati a Paese con circa 700 carichi). Successivamente agli esposti di Paeseambiente il sindaco trasmise i carteggi alla provincia di Treviso, i NOE effettuarono dei controlli sul posto e in seguito la provincia di Treviso il 28 giugno 2005 rifiutò la proroga richiesta dalla SEV decretando la chiusura della discarica. Purtroppo, in data 28 giugno 2006, come tra l’altro era nell’aria, la SEV dichiarava fallimento. Da registrare che ad oggi il 90% dei rifiuti tossico-nocivi che dovevano essere asportati sono ancora in via Veccelli, formando degli enormi cumuli, simili a collinette, alti anche 7 / 8 metri. Da 2005 nessuno si è più preoccupato dell’immane “cascata” di rifiuti di amianto sottoposti alle intemperie, a crolli strutturali, non coperti da uno strato di terreno di 20 centimetri come prevedeva l’autorizzazione della discarica per ogni conferimento di rifiuto, ma soprattutto non coperti da ben 1 metro di terreno come previsto dalla legge per la ricomposizione finale. Da un sopralluogo effettuato domenica 11 novembre dai responsabili di Paeseambiente la situazione emersa era delle più raccapriccianti: i teli di protezione dei pallets erano ormai spariti e i pochi rimasti erano ridotti a brandelli, erano quindi visibili i vari blocchi di rifiuti di amianto molti dei quali privi dell’incelofanatura, evidentemente deteriorata dagli agenti atmosferici e dal tempo, con la tragica conseguenza che molti rifiuti di amianto erano a diretto contatto dell’aria. Domenica 11 novembre non credevamo ai nostri occhi – ha commentato Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente – e pensare che per smontare qualche pannello di amianto una ditta deve farsi approvare tanto di piano sanitario di lavoro dall’ULSS, vedi legge 277/91, con operatori muniti di protezioni varie, per evitare di disperdere le fibre cancerogene di amianto, mentre qui ci sono i rifiuti di centinaia di bonifiche di amianto a libero contatto dell’aria. Tra l’altro le ultime analisi a noi note effettuate nell’agosto 2004 avevano rilevato nell’aria la presenza di fibre di amianto pari a 3,7 e 4,2 fibre per litro, quante ce ne saranno state invece con questa situazione catastrofica? Da parte nostra lo scorso 7 novembre abbiamo chiesto alla provincia tutte le nuove analisi effettuate nella discarica negli ultimi tre anni. In questi tre anni di incuria mi chiedo quante saranno le fibre disperse nell’aria nell’abitato dei comuni di Morgano e Paese.
In data 27 novembre una ditta ha provveduto in tutta fretta a spruzzare della vernice rossa sui rifiuti di amianto gettando sopra agli stessi dall’alto, con una ruspa, diversi metri cubi di terreno; queste ultime operazioni purtroppo sono state eseguite senza ripristinare i sacchi e i teli di plastica che per legge devono contenere i rifiuti di amianto per impedirne la frantumazione e la dispersione; anche gli operatori presenti sul posto erano privi di idonei protezioni quali le mascherine e le tute. Ci chiediamo perché viene fatto questo intervento in tutta fretta e con modalità alquanto discutibili – hanno commentato Andrea Zanoni e Raffaele Ruggiero di Paeseambiente – quando a garanzia dell’ente ci sono due fideiussioni rispettivamente di 2.616.120 euro per i rifiuti tossico nocivi e di 220.000 euro per il ripristino ambientale della discarica di amianto che potevano consentire di fare i lavori come si deve e subito dopo la chiusura della discarica, ovvero nel 2005. Dov’è finito il pugno di ferro contro le discariche annunciato dalla provincia il 28 giugno 2005 quando Muraro al grido “Fatti non parole” (CF. COMUNICATO STAMPA DEL ’06/28/05 IN ALLEGATO (pdf)) negava la proroga per l’amianto alla SEV ed imponeva la rimozione dei rifiuti tossico-nocivi entro il 30 settembre 2005, attuando in caso contrario l’azione sostitutiva con i soldi delle fideiussioni? E cosa ha fatto la nostra amministrazione comunale in tutti questi anni se ad oggi la situazione è ancora a questo punto di degrado? In merito agli interventi di martedì 27 novembre vorremmo sapere: 1) se è stato attuato un piano sanitario approvato dall’ULS, 2) se prima e durante le operazioni è stata monitorata la presenza di fibre nell’aria con apposite analisi, 3) perché non sono stati ripristinati i contenitori dei rifiuti prima di ricoprirli col terreno, 4) quali conseguenze può causare il gettare con una ruspa tonnellate di terreno da una altezza di 8/10 metri su blocchi non protetti di rifiuti di amianto, 5) se è bastata una spruzzatina di vernice a mettere in sicurezza i rifiuti da amianto evitando ulteriori frammentazioni e dispersioni causate dall’impatto del terreno, 6) perché i residenti locali non sono stati informati di queste operazioni, 7) perché all’esterno della discarica non è stato messo alcun cartello indicante il tipo di opere in atto, i responsabili di cantiere, il committente, il costo dell’opera. Vorremmo infine sapere quando verranno finalmente rimossi i rifiuti tossici nocivi conferiti illegalmente nella discarica.Paeseambiente nel 2005 aveva preso a cuore la questione della discarica di rifiuti di amianto di via Veccelli