Venerdì 20 marzo 2009 alle ore 21.00 ad Angiari, in provincia di Verona, si è svolta una assemblea pubblica, organizzata dal locale comitato, sul progetto della ditta NEC che prevede la realizzazione di una nuova discarica di amianto. Erano presenti oltre 150 persone, tra i relatori sono intervenuti il signor Massimo De Togni e Luigi Fontana del Comitato Roverchiara No Amianto, il professor Alessandro Gualtieri del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia; sono intervenuti i sindaci di Roverchiara e di Angiari, l’on. Montagnoli della Lega, il consigliere regionale Bonfante del Pd, il consigliere regionale Cenci della Lega; non essendo potuto partecipare ha inviato il suo saluto il consigliere regionale Franchetto dell’Italia dei Valori. Gli organizzatori hanno fatto presente che gli assessori regionali Conta (FI), Giorgetti (AN) e Valdegamberi erano passati pochi giorni prima da Roverchiara affermando la non idoneità del luogo previsto per la discarica e dichiarando che avrebbero fatto in modo da non permettere la realizzazione del progetto. Gli organizzatori della conferenza hanno spiegato che si tratta di un progetto di discarica che prevede il prosciugamento di 14 laghetti formatisi su siti di ex cave di argilla. L’area interessata dal progetto interessa una superficie di 30 campi veronesi pari a 90.000 metri quadri, utili a realizzare una discarica dalla capacità di 500.000 metri cubi; per la sua realizzazione verranno prosciugati ben 93.000 metri cubi di acqua. L’On Montagnoli ha assicurato l’interessamento del ministro Zaia a sostegno dei prodotti tipici della zona che verrebbero intaccati dalla realizzazione della discarica; ha annunciato un’interrogazione a 3 ministeri (Ambiente, politiche sociali, lavoro) per vincolare il territorio permanentemente in modo da impedire la realizzazione della discarica. I sindaci del comune di Angiari, Vincenzo Bonomo, e del comune di Roverchiara, Gino Lorenzetti, hanno manifestato la loro preoccupazione e hanno ringraziato gli intervenuti dichiarandosi sicuri che i politici daranno una mano e annunciano che la commissione regionale VIA non ha ancora deciso presumibilmente perché resta in attesa del pronunciamento del TAR del Veneto in merito al ricorso della ditta NEC contro il PRG di Roverchiara. Il professor Alessandro Gualtieri ha evidenziato che l’amianto è un cancerogeno di prima categoria se inalato. Ha spiegato che i macrofagi, cellule di difesa del corpo umano, cercano di aggredire e distruggere i corpi estranei inalati che arrivano agli alveoli dei polmoni; se questi corpi sono le fibre di amianto risultano sono troppo lunghi e queste sentinelle non riescono nel loro compito morendo e producendo i radicali liberi che danno inizio alla formazione del cancro ai polmoni detto mesotelioma pleurico. Pochissime fibre sono sufficienti a provocare il mesotelioma che si sviluppa dopo 15 – 40 anni; pertanto, non esiste limite di sicurezza, ovvero non esiste un limite di soglia di fibre inalate entro il quale essere al sicuro dal contrarre le malattie da amianto. Il professor Gualtieri ha mostrato una raccapricciante diapositiva dalla quale si poteva vedere una singola fibra di amianto che aveva causato il mesotelioma pleurico in un paziente. L’Italia ha avuto la più grande cava d’amianto d’Europa a Balangero (TO), aperta nel 1905 e chiusa nel 1992, quando l’amianto è stato bandito per legge. Oggi ci sono 2 miliardi di metri quadri di amianto sui nostri tetti, la nostra legislazione si è mossa bene con la L.257/92 che ha bandito l’amianto, in altri paesi l’amianto viene ancora prodotto come in Canada ed in Cina. Va ricordato che solo in Italia ogni anno muoiono ben 1000 persone da mesotelioma pleurico. Per rimuovere l’amianto i costi sono molto elevati e sostanzialmente esistono tre metodi: 1) la copertura (metodo temporaneo), 2) l’incapsulamento (metodo temporaneo) e 3) la rimozione (metodo definitivo). Oggi non c’è alternativa alla discarica e l’Italia sta esportando i rifiuti di amianto in Germania, dove le discariche però spesso non sono tenute a regola d’arte; la Svizzera ha già chiuso le frontiere all’amianto italiano e la Germania sta minacciando di chiuderle. Questo provocherà una repentina richiesta di discariche di amianto in Italia con la nascita di una emergenza di smaltimento di questo cancerogeno; a seguito del decreto 29 luglio 2004 n. 248 è però possibile il trattamento termico dell’amianto. La sua inertizzazione può avvenire a soli 700 gradi, il prof. Gualtieri ha mostrato dei piccoli manufatti realizzati con amianto trattato con il metodo CRIAS: il materiale diventa innocuo e riutilizzabile. Non si tratta del metodo “Cordiam”, mai realizzato a livello industriale o “Inertam” realizzato in Francia, che hanno la controindicazione di richiedere la preventiva macinazione delle lastre di amianto con conseguente pericolo di dispersione di fibre. Il metodo CRIAS tratta l’intero pacco incellofanato e già messo in sicurezza dei rifiuti di amianto. Il costo dell’inertizzazione basato sul processo Inertam è superiore di ben 10 volte il costo dello smaltimento in discarica; invece il costo basato sul processo CRIAS è solo di 70/80 euro la tonnellata, ovvero addirittura inferiore allo smaltimento in discarica che attualmente si aggira sui 140 euro a tonnellata. La realizzazione di un impianto operativo CRIAS costa circa 10 milioni di Euro e sarebbe un buon investimento in quanto con tutto il materiale esistente in Italia da smaltire si è calcolato che dieci di questi impianti potrebbero lavorare per ben 100 anni. Ma la concorrenza delle discariche è forte perché le discariche di amianto per molti sono una miniera d’oro; le discariche non risolvono il problema per sempre (non sono un sistema chiuso) come lo risolverebbe l’inertizzazione con il metodo CRIAS. Anche se non sembra provato che l’amianto ingerito sia pericoloso, una volta interrato non smette di essere pericoloso. Nelle discariche non è previsto il controllo di fibre sul percolato da amianto e quindi non è garantito che le fibre non raggiungano la falda acquifera anche con alte concentrazioni. Dall’acqua le fibre passano successivamente all’aria per evaporazione e possono essere inalate (nota: la discarica La Terra ed Ex SEV di Paese (TV) non ha l’impermeabilizzazione del fondo normalmente realizzato con appositi teli). Questo pericolo di passaggio delle fibre cancerogene dall’acqua all’aria esiste anche per le tubature in amianto che dovessero rilasciare fibre; in merito va evidenziato che l’attuale normativa sulla potabilità dell’acqua non prevede l’obbligo della determinazione delle fibre di amianto. Il vapore acqueo degli stessi impianti di condizionamento può diffondere le fibre d’amianto pericolose per l’uomo; la stessa cosa si verifica con l’utilizzo dell’acqua in casa. Un esperto in scienze forestali, il dott. Eugenio Cagnoni, ha evidenziato come la zona a rischio di diventare una discarica sia ad alto pregio ambientale, ci sono 14 vasche su 90.000 metri quadri dove fauna e flora si è sviluppata naturalmente creando un habitat ad alta valenza ambientale. In quest’area possono essere osservati il Picchio rosso maggiore, il Martin pescatore, il Tarabusino, tutte specie protette dalle leggi sulla tutela della fauna selvatica. Ha spiegato che è prevista una profondità della vasca che conterrà i rifiuti di amianto di ben quattro metri, mentre lo spessore dei rifiuti sarà alto ben dieci metri, portando nella zona delle collinette amianto di circa 10 metri di altezza. Sono previsti due fossi di scolo dalla discarica, fossi dai quali viene prelevata l’acqua per irrigare i campi circostanti. Quest’acqua sarà piena di fibre di amianto? Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente (di Paese – TV) ha illustrato le vicissitudini delle discariche di amianto di Paese con particolare riferimento a quella della ex SEV commentando in diretta un video sulla stessa proposto al pubblico dagli organizzatori e pubblicato anche dal blog di Beppe Grillo. Zanoni ha ricordato che per un volantino simile a quelli distribuiti attualmente dal comitato contro la discarica di Roverchiara dove si diceva che anche una fibra potesse provocare il mesotelioma e dove si indicava il raggio di azione dell’inquinamento da fibre sul territorio circostante, il presidente della provincia di Treviso, Zaia, ora ministro, aveva denunciato per procurato allarme i responsabili di Paeseambiente. Zanoni ha poi fatto un appello ai cittadini ed al comitato per farsi dare delle rassicurazioni precise dai politici con atti scritti, ovvero formali e non con semplici promesse verbali invitandoli a chiedere all’Assessore Conta di far approvare dalla Giunta Regionale un atto motivato ed articolato di contrarietà al progetto della discarica. Mario Zanardo, di Paeseambiente, ha fatto presente che i progressi negli ultimi anni per quanto riguarda la conoscenza sull’argomento amianto sono molteplici. Ha ricordato che solo quattro anni fa in occasione dell’apertura della discarica di Paese una associazione ambientalista di Paese aveva intitolato un incontro effettuato sull’argomento: “Amianto, psicosi o pericolo reale?” dove il relatore si prodigava nel minimizzare i rischi di una discarica e nell’affermare che solo a dosi elevate l’amianto era pericoloso. Zanardo ha commentato che finalmente c’è informazione e c’è anche una alternativa concreta alle discariche con una soluzione definitiva. La conferenza si è conclusa verso la mezzanotte con interessanti interventi del numeroso pubblico intervenuto. Andrea Zanoni e Mario Zanardo di Paeseambiente hanno sottoscritto la petizione contro la realizzazione della discarica di Roverchiara. Paeseambiente si complimenta con i promotori della conferenza per la perfetta organizzazione e per la qualità dell’informazione, con l’augurio che le loro richieste siano accolte.