Il 26 marzo 2009 è stata pronunciata una sentenza, dopo una camera di consiglio durata quattro ore e mezza e dopo un procedimento penale durato addirittura sette anni, contro quattro dei maggiori cavatori della Marca accusati di aver corrotto nel 2002 un funzionario della regione Veneto (Michele Ginevra funzionario della Regione e responsabile della Direzione per la Geologia e il Ciclo delle Acque accusato di corruzione e morto nel corso del procedimento) per ottenere alcune concessioni di escavazione di ghiaia. Il Tribunale di Treviso composto dai magistrati Gioacchino Termini, presidente, Silvio Maras e Francesco Giuliano, ha condannato con l’imputazione di corruzione per atto d’ufficio i cavatori: Roberto Grigolin, di 50 anni, per il quale il pubblico ministero Antonio De Lorenzi aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, ad una pena di anno e 4 mesi di reclusione; Giorgio Montesel, di 71 anni, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto 2 anni e 9 mesi, ad una pena di un anno e 4 mesi di reclusione; Daniele Montesel, di 41 anni, per il quale il pubblico ministero aveva richiesto una pena di 2 anni e 6 mesi, ad una pena di 11 mesi con la concessione delle attenuanti generiche; Antonio Balbinot, di 71 anni, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di 3 anni e 6 mesi, ad una pena di un anno e 4 mesi. Per le società dei cavatori la condanna è stata del pagamento di una sanzione di 64 mila euro l’una; le richieste del Pubblico ministero erano state molto più severe, ovvero: per Roberto Grigolin amministratore delle ditte Superbeton era stata chiesta una sanzione amministrativa di 315 mila euro; per la Postumia Inerti era stata richiesta una sanzione di 225 mila euro; per la Fornaci Calce Grigolin era tata richiesta una sanzione di 270 mila euro; per Giorgio e Daniele Montesel responsabili delle società operanti nel settore delle escavazioni Nervesa Inerti era stata richiesta una sanzione di 537.500 euro; per la Ghiaia di Colfosco era stata chiesta l’assoluzione; per Antonio Balbinot, 71 anni, amministratore della Balbinot Antonio Srl era stata richiesta una sanzione di 105 mila euro. Il pubblico ministero Antonio De Lorenzi aveva chiesto anche la sospensione e la revoca per ben due anni delle concessioni all’attività estrattiva, per il settore materiali inerti quali ghiaia e sabbia, il Tribunale però ha derubricato il reato facendo pertanto decadere questa richiesta del PM. Per i fatti accaduti prima del 10 dicembre 2002 è intervenuta invece la prescrizione, ovvero è come se nulla fosse accaduto, ovvero tutto è stato cancellato. Viene lecito chiedersi se i giudici nel derubricare il reato da corruzione propria a corruzione impropria abbiano considerato che il funzionario Ginevra non ha commesso alcun atto illecito nel concedere le autorizzazioni perché non esistevano regole da rispettare. Infatti il PRAC (Piano Regionale Attività di Cava), che secondo la legge regionale sulle cave del 1982 doveva entrare in vigore entro 180 giorni, ha visto la luce solo nel 2004, con ventidue anni di ritardo e ad oggi, ventisette anni dopo, non è ancora in vigore perché non è stato convertito in legge dal consiglio regionale; un vuoto normativo che di fatto dal 1982 concede ai funzionari della regione di applicare la legge sulle cave in piena autonomia. Il procedimento penale era partito il 10 dicembre del 2002, dove fuori da un ristorante vennero fermati assieme a Ginevra, il responsabile in Regione del settore cave, i quattro cavatori imputatati con le loro società; Ginevra in tasca aveva ben 17.000 euro in contanti. Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha così commentato questa sentenza di primo grado: Questa condanna, arrivata dopo ben sette anni, con pene molto lievi, è la conferma dell’inadeguatezza delle leggi che tutelano il territorio e le risorse naturali patrimonio di tutti i cittadini, queste leggi e quelle che regolano i procedimenti penali sono fatte su misura per chi le viola. Con un pool di bravi avvocati pagati profumatamente si allungano all’infinito i tempi dei processi e si arriva alla prescrizione dei reati. Ora con l’appello i cavatori potranno bypassare la giustizia ottenendo la prescrizione dell’intero processo. Ai cittadini risulta sin troppo evidente che queste leggi sono stata fatte dai politici a sostegno dei propri misfatti consentendo anche agli altri che le violano di godere delle varie scappatoie create appositamente. Questo processo dimostra ancora una volta che in Italia manca la certezza della pena e se manca questa ogni regola può essere violata soprattutto se si dispongono importanti risorse finanziarie. La politica locale dovrebbe affrontare urgentemente la questione della legalità soprattutto in una provincia come la nostra dove gli episodi sconcertanti non mancano, e mi riferisco alle escavazioni illegali di ghiaia per milioni di metri cubi punite con sanzioni ridicole, alle fidejussioni relative alle discariche di milioni di euro volatilizzate senza che nessuno paghi, ai funzionari dell’ufficio caccia della provincia di Treviso che continuano ad occupare i loro posti nonostante due sentenze di condanna e l’interdizione dai pubblici uffici; alle diverse discariche che stanno contaminando la falda acquifera senza nessuno dei responsabili costretto a pagare per i disastri ambientali in atto.