Il 15 maggio, la Provincia di Treviso ha revocato l’autorizzazione concessa alla ditta Mestrinaro per la lavorazione di rifiuti nell’impianto di via Bertoneria a Zero Branco (TV). L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Sono soddisfatto per la decisione della Provincia guidata da Leonardo Muraro, anche se tardiva. Avrebbe potuto sospendere l’attività già a novembre scorso, molto prima del sequestro della Magistratura veneziana»
La Provincia di Treviso ha emesso nei confronti della ditta Mestrinaro un provvedimento di revoca dell’autorizzazione a ricevere rifiuti nell’impianto di via Bertoneria a Zero Branco (TV). La decisione dell’ente, guidato dal Presidente Leonardo Muraro, è contenuta nel Decreto 285/2013 del 15 maggio scorso.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Sono soddisfatto della decisione della Provincia, anche se tardiva. Il 14 maggio scorso avevo scritto al Presidente della Provincia Leonardo Muraro per chiedere l’attuazione del Decreto provinciale n. 857 del 23 dicembre 2008, relativo all’autorizzazione di recupero di rifiuti speciali non pericolosi, che prevede sanzioni amministrative e la revoca dell’autorizzazione in caso di illeciti».
L’articolo 13 del decreto richiamato prevede che “l’autorizzazione può essere sospesa, revocata, modificata o dichiarata decaduta nei casi previsti dalla legge di recepimento della Direttiva Ue in tema di rifiuti” (Art. 35 della L.R. 3/2000 ed ai sensi dell’art. 210 del D. Lgs. 152/2006).
«La Provincia, viste e considerate le irregolarità rilevate, avrebbe potuto sospendere l’autorizzazione già da novembre scorso, ovvero prima del 10 aprile di quest’anno, data del sequestro degli impianti da parte della Magistratura Veneziana – ha spiegato Zanoni – Invece il 19 novembre scorso, la Provincia di Treviso, con il decreto “Salva Mestrinaro”, aveva concesso alla ditta di trattare i rifiuti di cui al codice “CER 19 13 02 Rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni”»
Nella vicenda Mestrinaro, dopo il sequestro penale da parte della Magistratura veneziana, deve arrivare il verdetto del Consiglio di Stato, che si pronuncerà nel merito del ricorso al Presidente della Repubblica proposto dai cittadini di Zero Branco. In attesa di pronunciamento è anche il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto, presentato dalla ditta Mestrinaro contro l’ordinanza di demolizione dei capannoni abusivi emessa dal Comune di Zero Branco.
«Il provvedimento della Provincia sarebbe dovuto arrivare già l’anno scorso ed invece è dovuta intervenire la Magistratura per fare applicare la legge – ha concluso Zanoni – Meglio tardi che mai. A bocce ferme, mi chiedo ancora come abbia potuto la CISL difendere a spada tratta una simile azienda arrivando a mettere le sue bandiere sui camion dei rifiuti. Sarebbe opportuno che il sindacato ora prendesse atto degli errori commessi, cosa questa che vale anche per la Provincia di Treviso. Esiste una Direttiva sui“Rifiuti” 2008/98/CE che deve essere rispettata».
BACKGROUND
La Regione Veneto, con una delibera del 2010 (la n.100), aveva approvato il progetto della ditta Mestrinaro per la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento rifiuti speciali a Zero Branco (TV). La delibera è stata successivamente annullata dalla sentenza del Consiglio di Stato del 28 dicembre 2011 (la n. 1082/2011) e, in data 28 febbraio 2012, il comune di Zero Branco ha emesso un’ordinanza (la n. 1/2012) con la quale intimava alla ditta di demolire i capannoni costruiti grazie alla delibera Regionale poi annullata dal Consiglio di Stato.
Contro questa ordinanza, Mestinaro proponeva ricorso al TAR Veneto il quale, il 6 giugno 2012, ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza di demolizione, come convenuto anche con la difesa del Comune, in attesa del procedimento della Regione per rivedere per l’ennesima volta il progetto.
In data 3 febbraio 2012, la Provincia di Treviso è intervenuta con un sopralluogo, accertando che la ditta Mestrinaro aveva già ricevuto rifiuti grazie all’autorizzazione regionale annullata con sentenza del Consiglio di Stato e, in data 13 aprile 2012, apriva un procedimento per riportare alla legalità l’impianto, chiedendo un piano di allontanamento rifiuti non conformi.
La Ditta Mestrinaro provvedeva solo in parte, conferendo i rifiuti presso la Discarica CO.VE.RI. s.c.a.r.l. di Silea (TV) ma, come risulta testualmente da una comunicazione della Mestrinaro alla Provincia di Treviso datata 22 giugno 2012, questa operazione rappresenta una difficoltà per quanto riguarda i rifiuti cod. CER 19 13 02 Rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, in quanto il loro allontanamento comporterebbe “un costo stimabile di oltre 700.000 euro. Detto costo è oggi insostenibile per la scrivente azienda, stante il noto momento di gravissima crisi economica e creditizia”.
Il 19 novembre 2012, la Provincia, con decreto n. 684/2012, all’articolo 3 ha autorizzato la ditta a trattare i rifiuti di cui al codice “CER 19 13 02 rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni”, limitatamente al quantitativo di rifiuti già presenti in impianto e ricevuti in forza alla Delibera della Giunta Zaia n. 100/2010, ora annullata con sentenza del Consiglio dello Stato del 28 dicembre 2011.
Il 16 gennaio scorso, la Commissione VIA della Regione Veneto ha dato l’ennesimo parere positivo all’ennesimo progetto presentato dalla Mestrinaro. Si tratta del terzo parere positivo rilasciato dalla Commissione VIA che evidentemente non vuole tenere conto delle due precedenti sentenze del Consiglio di Stato che hanno annullato altrettante delibere della Giunta Regionale del Veneto che si basavano su tali pareri.
Il 10 aprile scorso, una cinquantina di Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Venezia e Treviso hanno operato un blitz nell’azienda Mestrinaro di Zero Branco ordinato dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia che ha portato al sequestro cautelativo di due capannoni contenetti i rifiuti pericolosi incriminati.
Secondo le accuse, l’azienda comprava i rifiuti inquinanti da altre ditte come la Intesa 3 di Susegana Ponte e la Adriatica Strade Costruzioni generali. Poi, però, non li smaltivano ma li rivendevano come rifiuti inerti utilizzati per i sottofondi stradali tra cui, appunto, la terza corsia della A4. In tutto, la Mestrinaro avrebbe trattato 40 mila tonnellate di rifiuti illeciti. Indagate cinque persone: Lino e Sandro Mestrinaro, Italo Battistella, dipendente dell’ufficio ambiente della ditta di Zero Branco, Loris Guidolin di Adriatica e Maurizio Girolamo di Intesa 3.
Il giudice per le Indagini Preliminari della Procura della Repubblica di Venezia, Antonio Liguori, dopo due anni di indagini dei carabinieri del NOE di Venezia, nel provvedimento con il quale ha concesso ai Pubblici Ministeri veneziani Terzo e Gava di sequestrare 12.000 metri quadrati di cantiere e 4.000 metri cubi di rifiuti della Mestrinaro Spa di Zero Branco ha scritto: “Il misto cementato stabilizzato prodotto e venduto da Mestrinaro Spa come “Rilcem” è un semilavorato pericoloso per la salute e per l’ambiente: un rifiuto illecitamente e serialmente smaltito secondo un preordinato e strutturato disegno fraudolento e illecitamente e serialmente venduto a caro prezzo a terzi di buona fede”.
L’8 marzo 2013 Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere che si indagasse sulla possibile violazione delle Direttive “VIA” 2011/92/UE e “Rifiuti” 2008/98/CE da parte della Ditta Mestrinaro nell’attività di trattamento di rifiuti a Zero Branco.
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