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Il rigassificatore Zaule di Trieste è tra i Progetti di Interesse Comune. Zanoni: «Si tenga conto della contrarietà della Slovenia e delle autorità locali per i rischi ambientali»

Il 24 luglio i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione europea si sono riuniti a Bruxelles per approvare le liste regionali dei Progetti di Interesse Comune. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Nell’elenco compare anche il rigassificatore di Zaule a Trieste, rinominato nella lista come “Terminale GNL Onshore nel Nord Adriatico”. Non basta cambiare denominazione per cancellare il devastante impatto ambientale che il terminal potrebbe avere e che è stato denunciato dai cittadini, dalle Ong e perfino dalle autorità locali e slovene»

 

Il 24 luglio 2013, gli organi decisionali dei gruppi regionali, composti dagli Stati membri e dalla Commissione europea, hanno approvato le liste regionali dei Progetti di Interesse Comune (PCI). Gli elenchi sono stati stilati dai gruppi di lavoro regionali per valutare il contributo delle proposte presentate agli obiettivi di politica energetica come definiti nel regolamento per la rete energetica europea TEN-E.

 

Durante l’incontro, gli Stati membri hanno anche presentato il loro parere su quei progetti che non si trovano nel loro territorio, ma che possono avere un potenziale impatto transfrontaliero. Alla luce di questo, la Slovenia ha espresso la propria contrarietà per gli impatti ambientali del terminale GNL di Zaule, rinominato nell’elenco “Terminale GNL Onshore nel Nord Adriatico”. La Commissione europea ha preso atto del parere negativo sloveno.

 

L’europarlamentare Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare ha affermato: «Della contrarietà della Slovenia, già più volte ribadita, se ne dovrà tener conto nel processo di adozione dell’elenco dei Progetti di Interesse Comune dell’Unione. I progetti inclusi nella lista PCI, ovvero le 13 infrastrutture energetiche prioritarie del Piano per una rete energetica europea integrata, devono essere conformi alla legislazione comunitaria, compresa la normativa ambientale. Per questo mi auguro che il terminal di Trieste venga quanto prima escluso, visto che già in risposta all’interrogazione che ho presentato a fine marzo alla Commissione europea, il Commissario all’Ambiente Janez Potočnik aveva fatto sapere che  dalla Valutazione di Impatto Ambientale aggiuntiva avviata nel gennaio 2013 era emerso che “il progetto di Zaule non è compatibile con il traffico marittimo attuale e futuro nel porto di Trieste”. Non basta cambiare denominazione per cancellare il devastante impatto ambientale che il terminal potrebbe avere e che è stato denunciato dai cittadini, dalle Ong e perfino dalle autorità locali e slovene».

 

 

BACKGROUND

 

Nel porto di Trieste, in località Zaule, la multinazionale Gas Natural Fenosa, attraverso la società Gas Natural Rigassificazione Italia S.p.A., aveva proposto la realizzazione di un terminale di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto. A questo progetto si sono opposti per motivi di danno ambientale, portuale e rischio di incidenti catastrofici i cittadini, le Ong ambientaliste, le autorità locali e della confinante Repubblica di Slovenia e la TAL, l’oleodotto transalpino che da Zaule rifornisce Germania, Austria e Repubblica Ceca.

 

Nell’Adriatico nord-orientale, contro il progetto per il ciclo di trasporto del gas naturale presentato dalla società spagnola Gas Natural Fenosa si era mosso il governo sloveno, che aveva minacciato di ricorrere alla Corte di giustizia europea per il progetto del vallone di Zaule, area ex Esso di Trieste, che prevedeva un terminal con una capacità di 300 mila metri cubi di metano liquefatto.

 

Il 3 aprile 2013, l’eurodeputato Andrea Zanoni componente del gruppo ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici Europei) e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo aveva incontrato Roberto Giurastante della Greenaction Transnational nella sede dell’organizzazione a Trieste.

 

Il 26 marzo scorso, Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea in merito al progetto di un terminal di rigassificazione di Gas Naturale Liquefatto in località Zaule, nel porto di Trieste. L’eurodeputato ha chiesto alla Ue di sapere se e con quali procedure il rigassificatore possa essere inserito e finanziato dall’Europa tra le infrastrutture energetiche prioritarie previste e finanziate attraverso il Piano per una rete energetica europea integrata per il 2020 ed oltre, nonostante le opposizioni di cittadini, organizzazioni e Autorità. Zanoni ha chiesto inoltre di verificare se il progetto comporti violazioni alle Direttive 2012/18/UE sugli incidenti rilevanti, 2011/92/UE sulla procedura VIA con particolare riferimento all’articolo 7 e 2001/42/CE sulla procedura Valutazione Ambientale Strategica».

Il 29 maggio 2013, il Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik in risposta al’interrogazione di Zanoni ha fatto sapere che “La Commissione ha sottoposto a una valutazione continua tutte le informazioni inoltrate sui progetti nel campo del gas proposti nel Golfo di Trieste, incluso quello di Zaule. Di fatto, dalla valutazione di impatto ambientale aggiuntiva avviata nel gennaio 2013 è emerso che il progetto di Zaule non è compatibile con il traffico marittimo attuale e futuro nel porto di Trieste”.

 

A fine aprile 2013, il Ministro all’Ambiente Corrado Clini e il Ministro ai Beni Culturali Lorenzo Ornaghi hanno firmato il decreto numero 128/2013 che ha sospeso l’efficacia del decreto VIA numero 808/2009. La sospensione scadrà il 18 ottobre 2013 ed è subordinata al verificarsi di due condizioni alternative: l’individuazione da parte di Gas Natural di un sito alternativo per l’impianto (GasNatural ha presentato ricorso contro il decreto 128), ovvero la rideterminazione delle previsioni di sviluppo del Piano Regolatore del Porto di Trieste per renderlo compatibile con il rigassificatore. Nel provvedimento ministeriale vengono precisate le motivazioni per le quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) non può essere concessa: il quadro informativo è carente e mancano le autorizzazioni (del Viminale) previste dell’art.19 del D. Lgs. 334/1999 (c.d. “Seveso bis”), espresse sulla base di potenziali pericolosità dell’impianto; occorre un’ordinanza del ministero dei Trasporti relativa alla sicurezza della navigazione; va definita, infine, una safety zone “correlata al rischio di incidente” all’interno della struttura “ma i cui effetti si possono ripercuotere all’esterno”. 

 

 

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