Il Diritto di vivere in un ambiente non inquinato

Strasburgo, 18-01-2012

La sentenza di condanna all’Italia della Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo sui rifiuti di Napoli contiene a mio avviso molti spunti interessanti che vanno addirittura al di là della Campania stessa.
I giudici dell’Alta Corte introducono nero su bianco alcuni concetti che troppo spesso in Italia vengono calpestati, a volte anche per colpa dell’inefficienza delle amministrazioni pubbliche: mi riferisco alla nuova nozione di “vittima ambientale” e al “diritto a vivere in un ambiente salubre”. Proprio questi due concetti sono alla base della sentenza della Corte membro del Consiglio d’Europa che ha accolto il ricorso presentato da 18 cittadini di Somma Vesuviana che si sono sentiti danneggiati nella loro vita personale di cittadini, uomini e donne che come tali hanno il diritto di vivere in un ambiente degno di essere vissuto.
Nel caso in questione, le autorità italiane hanno violato “il diritto al rispetto della vita privata e familiare dei ricorrenti per l’incapacità dello Stato di provvedere alla raccolta, al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti”. Con queste parole, inappellabili e inconfutabili, la Corte di Strasburgo ha equiparato il diritto ambientale di ciascuno di noi a quelli che già rientrano nella maggior parte delle Costituzioni delle democrazie occidentali, come il diritto alla non discriminazione, alla libertà di espressione, al lavoro e così via. Da un certo punto di vista, si tratta di una sentenza rivoluzionaria perché viene così di riflesso ampliata la nozione stessa di “vittima”, ovvero anche “chi lavora, pur non abitando, nella zona interessata dal degrado ambientale”.

Una volta entrata nella giurisprudenza internazionale, la sentenza in questione avrà verosimilmente delle pesanti ricadute anche in altre zone d’Italia. Mi riferisco a tutte quelle decisioni imposte dall’alto da amministrazioni, anche locali e regionali, che impongono con il loro volere decisioni di dubbio impatto ambientale ai cittadini che amministrano. Penso ad esempio alla selvaggia urbanizzazione in Veneto negli ultimi trent’anni con cui le autorità regionali e provinciali hanno autorizzato, ad esempio, diverse discariche come la Tiretta, Ecoidrojet di Castagnole e la ex SEV di Padernello nel comune di Paese (TV), dove stando a quanto riscontrato dal Corpo forestale dello Stato, sono stati smaltiti anche rifiuti illeciti, portando a livelli altissimi lo stato di degrado del suolo e delle falde acquifere. Ma l’elenco delle “offese ambientali” nel nostro Paese potrebbe purtroppo essere ben più lungo.

Nel caso della sentenza sui rifiuti di Napoli, la Corte di Strasburgo ha osservato che le autorità italiane sono colpevoli in quanto “i ricorrenti sono stati costretti, per un lunghissimo tempo, a vivere in un ambiente altamente inquinato con un evidente deterioramento della qualità della vita che ha coinvolto tutti, anche se non ci sono prove certe di un rapporto causa effetto tra inquinamento e incremento dei tumori nella zona”.

Insomma, che a qualcuno, ad esempio in Veneto, comincino a fischiare le orecchie?

Andrea Zanoni

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