La necessità di intervenire sulla popolazione di Cervo della Foresta del Cansiglio, splendida area a cavallo tra le province di Treviso, Belluno (Veneto) e Pordenone (Friuli V.G.) è attualmente al centro di vari commenti. Da più parti assistiamo ad affermazioni scomposte prive di una minima analisi scientifica che possa legittimarle e, tra queste, colpiscono le argomentazioni proposte a favore dell’abbattimento dei Cervi da parte di locali società di scienze naturali che dovrebbero aiutare i lettori a farsi un’idea chiara della situazione e invece sposano tesi precostituite utili solo a giustificare scelte di altri. Lo sconcerto appare evidente davanti a un approccio di tipo rural-venatorio da parte di chi dovrebbe invece fare scienza o almeno avere un approccio scientifico.
Forse l’approccio scientifico è destinato solo agli uccelli mentre per i mammiferi, vedi Cervi del Cansiglio, si propone genericamente di abbatterli o per i cinghiali si propone addirittura l’eradicazione.
Va ricordato che la specie cinghiale (Sus scrofa) è presente in Europa da migliaia di anni e quindi è una specie autoctona.
Pare che certe società scientifiche si impegnino solo favore della tutela degli uccelli in provincia di Treviso e magari di Lupi e Orsi (più affascinanti) mentre Cervi, Caprioli, Camosci, Cinghiali, Daini e Mufloni vanno bene solo per determinate mattanze.
C’è da chiedersi se nel Veneto della “polenta e osei“ sia ancora possibile una gestione tecnico – scientifica della fauna selvatica quando il direttore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi propone addirittura di ammazzare i cinghiali nel Parco per far carne e venderla, così da rimpinguare le casse dell’ente.
Secondo il direttore ad ammazzare i cinghiali dovrebbe essere una ditta esterna incaricata dal Parco di catturarli con delle gabbie e fare spezzatino in modo asettico e senza sporcarsi le mani.
Quindi il Parco invece di attivare degli strumenti legittimi che la legge nazionale indica in modo preciso si inventa soluzioni che irritano anche chi da sempre sostiene il Parco.
In questo, a dir poco confuso contesto tecnico gestionale (Parco o macelleria?), il direttore ha poi l’ardire di proporre l’annessione della Foresta del Cansiglio nel territorio del Parco forse pensando alla macellazione dei Cervi voluta recentemente dalla regione Veneto con l’ausilio di Veneto Agricoltura.
Di fronte a questo corto circuito culturale e scientifico, emerge la totale assenza di dati tecnico scientifici come nel caso del Cervo nella Foresta del Cansiglio dove, nonostante la presenza di numerose e importanti istituzioni coinvolte che dovrebbero occuparsi (almeno in teoria) della gestione di quel territorio, quali Regione Veneto, Veneto Agricoltura, Provincia di Treviso, Provincia di Belluno e Corpo Forestale dello Stato non si capisce l’esastto quantitativo della popolazione dei Cervi.
Crediamo che tutte queste illustri Istituzioni ci potrebbero dire se la popolazione di cervo del Cansiglio è formata da 1000 o 2000 o 3000 Cervi (Veneto Agricoltura parla di 2848 unita’). Se la matematica non è un’opinione la differenza è dell’ordine delle migliaia e non di qualche decina. Se si ritiene di abbattere 1600 Cervi in tre anni le implicazioni di un tale intervento sono diverse se la popolazione è composta da 1000 o 2000 o 3000 Cervi. Altrimenti affrontiamo la questione sul culinario e tutto fa brodo.
Ci affidiamo quindi per risolvere il problema danni da Cervo alla famigerata gestione venatoria della Regione Veneto e, per esempio, a quella più matura ed evoluta della provincia di Belluno dove da qualche tempo, grazie alla caccia di selezione, ci si spara allegramente addosso contando poi i morti ad ogni fine settimana. In mancanza di argomenti scientifici validi per sostenere posizioni tecnicamente insostenibili viene citato addirittura il problema sanitario a carico della popolazione di cervo di cui probabilmente dovrebbe preoccuparsi l’ULSS (ASL) locale. Anche in questo caso non si porta nessun dato scientifico originale a sostegno di questa fantasiosa tesi ma opinioni personali.
L’epidemia di rogna sarcoptica che ha colpito i camosci della provincia di Belluno, evocata a sostegno degli abbattimenti è una patologia tipica dei bovidi cioè camoscio e stambecco che, ricordiamo, non ha nessuna relazione con il cervo. Altrettanto fantasiosa è poi la trasmissione di potenziali malattie dagli ungulati selvatici ai domestici quando, è risaputo che è vero esattamente il contrario.
Alcune malattie infettive o parassitarie che colpiscono gli ungulati selvatici vengono trasmesse a questi ultimi daglianimali domestici che gravitano o condividono gli stessi pascoli. Gli animali domestici, pensiamo a caprini, ovini, bovini e simili allevati per fini economici in condizioni di forte stress sviluppano negli allevamenti patologie che vengono, nel migliore dei casi, controllate attraverso l’uso massiccio di presidi farmacologici. Si abbia quindi il coraggio di ammettere che per accontentare quattro allevatori (qualcuno si ricorda delle quote latte?) ansiosi di contributi economici, siamo disposti a mettere a repentaglio un intero ecosistema abbattendo 1400 in tre anni, cercando giustificazioni di tipo agrario/zootecnico di quello che ci raccontava il nonno, rifiutando delle semplici misure a difesa dei pascoli come le recinzioni elettriche che però toccano la sensibilità di certi politici locali. I nostri legali ora stanno analizzando il provvedimento di Veneto Agricoltura per un eventuale ricorso al TAR per bloccare la mattanza dei Cervi in Cansiglio.
Trovo paradossale poi il nascondersi dietro frasi ottocentesche del tipo “aiutiamo la natura a ritrovare l’equilibrio” solo per ammazzare i Cervi. La così detta “natura” non ha nessun bisogno di ritrovare l’equilibrio proposto dal politico/dirigente di turno ricco di frasi retoriche e populistiche o di mediocri analisi prescolastiche sull’ecosistema.
La natura, fortunatamente, l’equilibrio l’ha già trovato da sola ed è semplicemente quello che attualmente possiamo osservare godendoci una visita nella splendida Foresta del Cansiglio, Veneto Agricoltura e Regione Veneto permettendo.
Andrea Zanoni – Presidente della LAC del Veneto e di Paeseambiente. Cell. 347/9385856 – lacveneto@ecorete.it