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Escavazioni nel Piave, Zanoni (PD) chiede i numeri: “Chiarezza su concessioni e quantità di materiale estratto, il Veneto non può essere la Regione delle deroghe”

Venezia, 2 novembre 2021

Quanti sono i piani di estrazione di ghiaia e sabbia relativi al Piave suddivisi tra le province di Treviso, Venezia e Belluno, le relative concessioni e la quantità di materiale estratto e, ancora, quanti gli ‘scavi’ in deroga? Queste le domande del consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni che ha presentato un’interrogazione rivolta all’assessore all’Ambiente Bottacin, sottoscritta dalle colleghe dem Vanessa Camani e Anna Maria Bigon, da Cristina Guarda di Europa Verde, Erika Baldin del Movimento Cinque Stelle e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni. Al centro la recente legge 27/2021, il cui articolo 19 ha modificato la numero 41 del 1988 sull’estrazione di materiali litoidi e ghiaia nelle aree golenali dei corsi d’acqua, nelle spiagge e nei fondali che prevede questi scavi solo per ‘attuare interventi per la sicurezza e la buona regimazione delle acque’, come recita l’articolo 1. 

 

“Abbiamo chiesto i dati dettagliati perché il Veneto non può essere la Regione delle deroghe, soprattutto quando non sono chiari i motivi di una scelta del genere. Si aumenta fino a quattro volte la quantità massima di materiale estraibile, passando da 20mila a 80mila metri cubi, in deroga ai Piani e senza coinvolgere i Comuni: qual è l’interesse pubblico? Non ci è stato spiegato né in Commissione né in Consiglio, vedremo di capirlo dai numeri che ci fornirà l’assessore”,  l’auspicio di Zanoni. “L’esempio del Medio Piave è significativo: si scava sempre in un tratto limitato, appena 11 chilometri sui 220 totali del fiume, dove indicativamente sarebbero stati già asportati due milioni di metri cubi di ghiaia. E adesso vengono permesse deroghe extrapiano da 80mila metri ciascuna; considerato il prezzo di 20 euro al metro cubo di ghiaia, significa un milione e seicentomila euro a singola autorizzazione. Gli amici degli amici staranno ancora brindando per l’ennesimo regalo della Regione!”.

 

“Non è possibile che si intervenga solo dove guadagna il privato anziché dove c’è un interesse pubblico, come nel Basso Piave, dove il fondale si è innalzato a causa della presenza di fanghi e limi. La Regione non può permettere un vero e proprio saccheggio in una zona tutelata e lungo il fiume sacro alla Patria, in violazione della stessa legge che consente questi interventi solo per ‘attuare interventi per la sicurezza e la buona regimazione delle acque’. Ci sono aree naturali dove vieni denunciato se porti via un bicchiere di sabbia e qui si consente di estrarre milioni di metri cubi di materiale senza batter ciglio. Anzi, incoraggiandolo”.

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