Andrea Zanoni (IDV): “Pietrobon ha perso un’occasione per stare zitto, l’unica attenuante che ha per le fesserie che ha detto sulla San Benedetto è solo il caldo torrido di questi giorni che evidentemente gli nuoce gravemente. La San Benedetto ha chiuso perché l’acqua di Paese non rispettava i parametri della direttiva 2003/40/CE sulle acque minerali naturali”
Il 16 giugno del 2003 il Consiglio Comunale di Paese, dipingendo una delle pagine più buie di questo comune, approvò il piano di lottizzazione con relativa convenzione dell’area San Benedetto di Padernello di Paese.
Con una alzata di mano i consiglieri comunali della maggioranza monocolore leghista decretarono la distruzione di una bellissima area di campagna ricca di verde e siepi dalla superficie di circa 39 ettari, per la cementificazione di ben 175.000 metri quadri pari a ben 2.750.000 metri cubi di edifici.
Molti degli edifici furono costruiti con uno o due piani sotto quota campagna comportando l’escavazione di migliaia e migliaia di metri cubi dell’oro bianco chiamato ghiaia.
La Lega volle vendere questa operazione di cementificazione come una opportunità di nuovi posti di lavoro per i paesani che sarebbero dovuti essere ben 600, inutile dire che con il tempo ci si rese conto che fu solo una delle grandi bugie della Lega raccontate ai cittadini di Paese.
Ora la San Benedetto chiude lo stabilimento di Padernello di Paese lasciando in eredità una cattedrale nel deserto vuota e un’intera campagna rasa al suolo, mentre il sindaco di Paese, Francesco Pietrobon, che nel 2003 era assessore ai lavori pubblici del comune di Paese accusa della chiusura il comitato Veneto per l’acqua e Paeseambiente.
Andrea Zanoni, Eurodeputato di Italia dei Valori del Gruppo ALDE e Presidente di Paeseambiente ha dichiarato: “Pietrobon ha perso un’occasione per stare zitto, l’unica attenuante che ha per le fesserie che ha detto è solo il caldo torrido di questi giorni che evidentemente gli nuoce gravemente. Se la San Benedetto ha chiuso è invece colpa dell’amministrazione leghista di Paese che evidentemente a quel tempo non ha informato la San Benedetto che l’acqua di falda che correva a Paese era tra le più inquinate ed avvelenate d’Italia.
Giova ricordare che la San Benedetto di Padernello è situata esattamente sopra il flusso di acqua di falda che parte dalla discarica Tiretta e che arriva a Quinto di Treviso, discarica che negli anni, a partire dal 2001 aveva inquinato questo flusso con una sostanza cancerogena, il Bromacile (microinquinante organico denominato 3-sec-butil-6-metiluracile), che causò la contaminazione dei pozzi dei cittadini di Quinto di Treviso, chiusi subito con ordinanza sindacale.
La San Benedetto non ha potuto imbottigliare l’acqua semplicemente perché aveva dei contaminanti che non glielo consentivano così come decise il Ministero della salute negando il riconoscimento dell’acqua minerale naturale anche in considerazione della direttiva 2003/40/CE sulle acque minerali naturali. Invito Pietrobon a rinfrescarsi le idee e a ricercare i colpevoli in casa o altrove, ad esempio anche sul mercato dell’acqua imbottigliata che non tira più come un tempo”.
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