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Delocalizzazione Ditec, Zanoni pronto a portare il caso in Europa

Bruxelles, 24-01-2014

Andrea Zanoni scriverà insieme ad altri colleghi italiani al Commissario Ue all’Occupazione László Andor. “Delocalizzazione irresponsabile e immotivata”. “Se la multinazionale Assa Abloy se ne vuole andare, trovi un compratore per salvare i 90 posti di lavoro”.
“Sulla chiusura della Ditec a Quarto d’Altino (Venezia) è necessaria la presenza di noi politici e amministratori. Bisogna mobilitarsi per fare qualcosa di concreto per questi lavoratori, padri di famiglia che rischiano di restare in mezzo ad una strada, visto anche che a causa dell’attuale crisi è sempre più difficile potersi ricollocare”. Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, scende in prima linea a sostegno dei lavoratori della Ditec dopo l’annuncio di delocalizzazione in Repubblica Ceca e Cina, decisione che comporterà il licenziamento di ben 90 dei 120 lavoratori attualmente occupati nello stabilimento di Quarto d’Altino.
“Ho intenzione di scrivere direttamente al Commissario Ue responsabile per le Politiche dell’occupazione e degli affari sociali Laszlo Andor, insieme ad altri Eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti, per chiedere che le istanze dei lavoratori siano accolte e difese – riferisce Zanoni –  Mi auguro che si pervenga ad una soluzione positiva del problema e che questa delocalizzazione sia scongiurata”.

A inizio dicembre 2011 i lavoratori della Ditec sono stati informati della decisione della multinazionale svedese Assa Abloy di spostare il loro stabilimento in Repubblica Ceca e addirittura in Cina. Una decisione, secondo i lavoratori e i sindacati, immotivata dal momento che l’azienda a Quarto d’Altino ha aumentato il suo fatturato e i propri profitti raggiungendo così un buon posizionamento sul mercato.

“Non si capisce in base a quali logiche si possa chiudere degli stabilimenti in attivo che in tanti anni non hanno dovuto nemmeno far ricorso agli ammortizzatori sociali”, aggiunge Zanoni. “Se Assa Abloy vuole proseguire con questa sconsiderata delocalizzazione, prima investa nello stabilimento soldi ed attenzione, trovando un compratore che mantenga qui la produzione e garantisca l’occupazione a tutti gli addetti”.

“A questo punto è indispensabile una risposta europea visto che troppo spesso di fronte a scelte aziendali di questo tipo ci si trova impotenti a livello nazionale – conclude l’Eurodeputato – Ci vogliono norme comunitarie che difendano il nostro tessuto connettivo imprenditoriale e i nostri lavoratori”.

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