“Berlato sembra soffrire di una strana allergia, quella alla verità. Non si spiega altrimenti il fastidio alle nostre interrogazioni sul tema di tutela della fauna selvatica, abusi venatori, bracconaggio: un fastidio incomprensibile visto che si tratta di dati inconfutabili. Lo si capisce leggendo una replica dove tenta, con insuccesso, di aggrapparsi sugli specchi nel criticare i contenuti di una nostra precisa e dettagliata interrogazione su un Veneto dove troppo spesso le leggi sulle distanze di sicurezza per la caccia dalle case non vengono rispettate, con conseguenti gravi danni per i cittadini veneti, le coltivazioni agricole, le case e gli animali domestici”.
Il consigliere regionale Andrea Zanoni (Partito Democratico) risponde così all’esponente di Fratelli d’Italia che era intervenuto sull’interrogazione presentata da vari Consiglieri del Partito Democratico su incidenti da caccia e atti di bracconaggio.
“Ricordiamo – puntualizza il consigliere – che è stato il ministero dell’Ambiente, in collaborazione con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e non il gruppo consiliare del Pd a stilare lo scorso agosto il Piano nazionale per il contrasto al bracconaggio, da cui emerge come in Veneto ci siano due degli otto punti ‘caldi’ in Italia: uno nel Delta del Po e l’altro lungo tutta la Pedemontana”.
“La fortuna di Berlato – afferma Zanoni – è che la maggioranza ha un margine di sicurezza di soli tre voti, per cui ogni voto vale oro. E lui approfitta di questa circostanza per fare il lobbista non di tutto il mondo venatorio, ma di una loro minoranza esercitando una forma di ‘ricatto politico’ nei confronti del presidente Zaia. È grazie a leggi come quelle volute dal Presidente della Terza commissione, che questi ‘estremisti’ credono di poterla fare da padrone in casa altrui. Basti pensare al provvedimento sul nomadismo venatorio che, tuttavia, proprio grazie al sottoscritto, è stato impugnato il 10 agosto scorso dal governo per incostituzionalità, assieme ad altre leggi fantasiose sull’appartenenza di associazioni venatorie non riconosciute nei comprensori alpini, sulla caccia al cormorano, sulla stagione venatoria aperta tutto l’anno col pretesto dell’allenamento dei cani, sulle opzioni di caccia azzerate. La realtà dunque è un’altra e fa male al consigliere Berlato, che ha collezionato anche le pesanti critiche della sua stessa maggioranza sulla legge relativa alle sanzioni da 3600 euro per i cittadini veneti che turberanno i cacciatori. Una figuraccia a livello nazionale, considerando poi la sanzione ridicola, 206 euro, per chi invece spara tra le case. E non è la sola: possiamo ricordare la legge sugli appostamenti di caccia dalle dimensioni di un mini appartamento, per fare un altro esempio”.
“Per rilassarsi un po’ – conclude Zanoni – consiglio a Berlato di dedicarsi all’apicoltura e magari un po’ meno alle armi. Il Piano di aiuti al settore è arrivato in aula dopo circa un anno, grazie ai ritardi della Commissione da lui presieduta, dove all’ordine del giorno abbiamo sempre qualche leggina sulla caccia, poi spesso bloccate dal Governo con un danno di immagine difficile da far digerire a Zaia, a scapito di leggi davvero utili ai veneti”.