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Zanoni: «La Procura di Treviso apra un fascicolo sul disastro ambientale del deposito militare carburanti di Padernello (TV)»

L’eurodeputato Andrea Zanoni vuole vederci chiaro su quanto accaduto nel deposito carburanti del 51esimo Stormo di Istrana a Padernello di Paese (TV), dove a inizio agosto scorso, 30 mila litri di carburante per aerei militari sono fuoriusciti da una cisterna, riversandosi e contaminando la falda acquifera ed il terreno: «Dopo una richiesta di accesso agli atti, la Provincia di Treviso mi ha fornito documenti dai quali risultano ritardi nelle comunicazioni e un episodio analogo nel 2011 di cui non è mai stata data notizia. Non è più tollerabile che, in nome della difesa nazionale e del segreto di Stato per i siti militari, si consentano riduzioni di tutela all’ambiente e quindi alla nostra salute».

 

L’8 novembre 2011, l’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, ha presentato alla Provincia di Treviso una domanda di accesso agli atti per vederci chiaro nella vicenda dello sversamento di 30 mila litri di carburante per aerei militari, verificatosi i primi di agosto 2013 nel deposito del 51esimo Stormo di Istrana a Padernello di Paese (TV).

 

Il carburante, che sarebbe fuoriuscito a causa di un buco sul fondo di uno dei serbatoi di stoccaggio nel sito dell’Aeronautica si è riversato nella falda acquifera contaminandola. La notizia del grave sversamento era stata comunicata ai Sindaci di Istrana (TV), Quinto di Treviso e Paese solo all’inizio di ottobre.

 

«Il Decreto del Ministero della Difesa del 22 ottobre 2009 in materia di “Procedure per la gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti e delle infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale” all’articolo 6 comma 5 prevede che “Qualora dall’indagine preliminare si accerti l’avvenuto superamento delle Concentrazioni soglia di contaminazione anche per un solo parametro, il Comandante o direttore responsabile dell’area informa immediatamente: il Prefetto, il Comune, la Provincia e la Regione competenti per territorio, con modalità idonee alla tutela delle informazioni d’interesse della sicurezza nazionale di cui è vietata la divulgazione, ai sensi delle vigenti norme per la tutela del segreto di Stato – ha spiegato Zanoni –  La comunicazione contiene la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate”. Ora mi chiedo perché, sulla base della documentazione messami a disposizione della Provincia di Treviso, le suddette comunicazioni siano state effettuate dal Comando dell’Aeronautica con un mese di ritardo, ovvero il 9 ottobre. Era chiaro sin da agosto che con 30.000 litri di carburante si sarebbero superati i limiti di legge; inoltre, per ottenere delle analisi non è ammissibile attendere addirittura due mesi».

 

La perdita è stata scoperta, come comunicato dallo stesso Comando militare alla Provincia, da un disavanzo contabile nella gestione di carburante avio (JP8), ovvero non quadravano i conti dei consumi. «A questo punto si potrebbero avanzare dubbi anche sulla quantità sversata – ha aggiunto Zanoni – Il serbatoio incriminato avrebbe la capacità di 100 metri cubi e, quindi, il carburante fuoriuscito potrebbe essere di 100 mila litri e non 30 mila come fino ad ora sostenuto. Non solo: un buco si crea per corrosione o correnti vaganti sotterranee e si manifesta gradualmente. Dunque, i trafilamenti potrebbero essere iniziati anche mesi o addirittura anni prima. Tanto più che nella comunicazione, datata 21 ottobre 2013, dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) si sottolinea che un episodio analogo si era già verificato nel 2011, senza che ne fosse stata informata la collettività».

 

Il carburante arriva al deposito di Padernello dal deposito di Montebelluna (TV) zona Capodimonte, tramite l’oleodotto Pol-Natio Nord Italia che, partendo da La Spezia, attraversa tutto il nord per rifornire gli aeroporti militari fino a Aviano (PN) e Rivolto (UD). «L’oleodotto risale agli anni Sessanta e non è nuovo a rotture come quella del 10 marzo 2008 nel vicentino, a Monticello Conte Otto, che provocò lo sversamento del carburante nei fiumi Astichello e Bacchiglione – ha incalzato  Zanoni – Allora l’allarme era stato lanciato dal titolare dell’azienda nel cui piazzale si era riversato il kerosene e senza, quindi, che fino a quel momento il sistema POL avesse rilevato cali di pressione nelle condutture. Il carburante dal deposito di Padernello arriva all’aerobase tramite un altro oleodotto locale. Mi chiedo allora quale sia lo stato di manutenzione e conservazione della rete dell’oleodotto che collega i vari siti militari».

 

Alla luce di tutto questo, l’eurodeputato Zanoni invita il Procuratore della Repubblica di Treviso, Michele Dalla Costa, ad «aprire un fascicolo per un disastro ambientale per il quale l’ARPAV ritiene necessario, come comunicato alle Autorità preposte, il monitoraggio nelle zone limitrofe per accertare l’eventuale contaminazione al di fuori dell’area di competenza del ministero della Difesa nella quale sono state già intraprese le procedure di bonifica. Potremo avere un groviera sotterraneo che si dirama per mezzo Nord Est e che potrebbe inquinare miliardi di litri di acqua di falda. È ora che l’Italia e l’Europa pensino seriamente a dotarsi di norme che eliminino finalmente le troppe deroghe oggi previste dalla legislazione di tutela ambientale per i siti e le installazioni militari. Non è più tollerabile che, in nome della difesa nazionale e del segreto di Stato, si mettano in pericolo l’ambiente e di conseguenza la nostra salute».

 

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