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SULLE CAVE IN VENETO ANDIAMO MALE: RITARDI, BASSA FISCALITA’ E MANCANZA DI CONTROLLI ADEGUATI

Oggi ho esaminato il rapporto statistico sulle attività delle cave presentato in Commissione Ambiente.
Ho fatto notare il grave ritardo nella presentazione del rapporto relativo al 2021, evidenziando la necessità di dati più aggiornati. Nel Veneto, abbiamo 376 cave attive, di cui 84 di sabbia e ghiaia.
Nonostante l’estrazione di ghiaia sia diminuita costantemente dal 2004 al 2018, l’entrata in vigore del Piano cave ha causato un aumento nell’estrazione di sabbia e ghiaia.
Nonostante i volumi già autorizzati per l’estrazione, stiamo assistendo a nuove richieste. Per esempio, nel trevigiano ci sono quattro cave che hanno richiesto l’estrazione di altri 8 milioni di metri cubi (Postumia, Madonnetta, San Gaetano e Sant’Agostino). A Verona, le domande riguardano 9 cave per un totale di 20 milioni. Davvero c’è ancora questa necessità?
Voglio sottolineare anche il problema della bassa fiscalità: se consideriamo che i 15 milioni di tonnellate di materiale estratto valgono complessivamente 68,5 milioni di euro, di cui 36 milioni derivano da ghiaia e sabbia, è inaccettabile notare che la Regione incassa solo 460.000 euro (lo 0,67%), mentre i Comuni ottengono 3 milioni (4%). I cavatori contribuiscono in modo minimo, nonostante lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili del territorio.
Infine, l’assenza di dati sui controlli sulle cave è un problema rilevante. Il rapporto non fornisce informazioni dettagliate sui controlli effettuati, delegati ai Comuni per le cave di ghiaia e sabbia, ma questi non hanno risorse adeguate. È questa la ragione per cui i dati non sono disponibili? È urgente intervenire in modo tempestivo ed efficace di fronte a una situazione che sembra sfuggire al controllo.
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