Seguo la vicenda dei PFAS sin dal 2013 quando il CNR tramite l’IRSA effettuò un monitoraggio delle acque in tutta Italia su mandato della Commissione Europea alla ricerca dei PFAS, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche considerate interferenti endocrini per gi esseri umani. Successivamente ho monitorato e seguito la nota vicenda del vicentino, padovano e veronese con conferenze pubbliche, accessi agli atti, interrogazioni (europee e regionali), sopralluoghi, ordini del giorno fino alla richiesta del Consiglio regionale straordinario del 22 marzo scorso.
Non credo sia un caso che le concentrazioni anomale di PFAS delle acque del trevigiano riguardino comuni come Paese, Casale sul Sile ed Istrana perché in questi comuni nel tempo sono state decine le discariche realizzate dove nei decenni sono arrivate anche sostanze tossiconocive e pericolose in violazione delle legge (Cf. casi Bromacile della Tiretta di Padernello, rifiuti pericolosi nella ex Sev di Via Vecelli di Padernello, rifiuti pericolosi a Istrana, ecc.) . Su milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da ogni dove non è da escludere che siano arrivati anche rifiuti provenienti da attività industriali che avevano a che fare con le sostanze perfluoroalchiliche.
In merito ai valori anomali di PFAS riscontrati in questi comuni addirittura di 397 e 620 nanogrammi /litro a mio avviso le autorità preposte, come ARPAV, ULSS e Sindaci dei comuni interessati, dovrebbero verificare immediatamente se e quanti sono i pozzi delle zone incriminate che potenzialmente contengono queste sostanze e come vengono utilizzati per poi effettuare accurate analisi delle acque.
Se le autorità dei servizi idrici possono tranquillizzarci sui valori di PFAS nell’acqua del rubinetto di casa la stessa cosa dovrebbe essere fatta per gli altri fronti aperti della diffusione di questi inquinanti considerati interferenti endocrini e potenzialmente cancerogeni.
Mi riferisco ad esempio ai pozzi potenzialmente inquinati utilizzati in agricoltura che potrebbero contaminare verdure e prodotti agricoli che arrivano nelle nostre tavole, a quelli utilizzati per gli allevamenti di bovini, suini, conigli, galline ovaiole che potrebbero contaminare la catena alimentare come accaduto nel caso vicentino/padovano/veronese dove concentrazioni altissime di PFOA e PFOS sono state riscontrate su uova, muscolo di bovino, pesce; infine mi riferisco ai pozzi industriali di raffrescamento che potrebbero prelevare dell’acqua inquinata, utilizzarla nei processi industriali, per poi scaricarla nei corsi d’acqua superficiali poi utilizzati per prelevare l’acqua di irrigazione.
Percio’ il lavoro per le autorità, che mi auguro si siano già attivate in merito, è molto e quindi non devono perdere un solo giorno per prevenire l’ulteriore diffusione di queste sostanze.
Nel Consiglio straordinario regionale del 22 marzo scorso, del quale sono stato copromotore, con un ordine del giorno approvato all’unanimità e nel quale sono stati inseriti una decina di miei emendamenti, abbiamo impegnato la Giunta regionale a definire in dettaglio tutte le attività responsabili non solo dell’inquinamento ma anche della sua propagazione.
Ora che l’ISS ha stabilito che la contaminazione è arrivata addirittura al sangue dell’uomo, attraverso la contaminazione dell’acqua e della catena alimentare, mi auguro che le migliaia di cittadini colpiti, con l’aiuto della regione, promuovano tutte le azioni civili e penali per perseguire i responsabili (fortunatamente noti nel caso vicentino) e richiedere i dovuti risarcimenti danni nel rispetto del principio europeo “chi inquina paga”.
Andrea Zanoni
APPROFONDIMENTI:
http://www.andreazanoni.it/it/news/post/pfas-nel-sangue-zanoni-%28pd%29-troppi-i-punti-interrogativi-la-popolazione-non-va-tranquillizzata-ma-garantita.html