In Veneto non solo la Mafia ha cominciato a radicarsi con i suoi traffici e suoi affari ma ha anche offerto rifugio a più riprese a partire dagli anni ’80 ad alcuni tra i più spietati boss latitanti della mafia palermitana come Totuccio Cotorno, Giuseppe Madonia, Matteo Messina Denaro, Salvatore Baiardo, i fratelli Graviano. Questi ultimi tre super-boss addirittura grazie a dei prestanomi avrebbero anche posseduto un palazzo a Venezia e ottenuto la tessera per andare serenamente a giocare al Casinò! In particolare il pentito Baiardo ha dichiarato che Messina Denaro, il responsabile della strage di Via D’Amelio dove venne ucciso Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta, è sempre rimasto in Italia fin dall’inizio della sua latitanza cominciata nel 1993, tra il Piemonte, la Lombardia e il Veneto. Una fitta rete di coperture sono evidentemente diffuse anche nella nostra Regione. Ciò purtroppo conferma quanto continuano a dire con grave preoccupazione le Associazioni Libera e Avviso Pubblico, le autorità investigative e giudiziarie e cioè che il Veneto rischia di diventare sempre più “Cosa Loro”. Con grande amarezza e rammarico ho appreso di recente che per il 2023 nel Bilancio di previsione della Giunta regionale i fondi previsti per prevenzione del crimine organizzato, promozione della legalità, sicurezza della polizia locale, costituzione di parte civile in giudizio sono tra i più bassi mai visti dal 2017. È scandaloso che la politica nostrana lanci questi messaggi di debolezza nella battaglia alla criminalità organizzata. Non c’è da stupirsi allora se i super latitanti di cosa nostra approfittano del Veneto per metter su casa. Andrea Zanoni
FOTO: Il Gazzettino del 13 novembre 2022