Nel 2018 la Corte dei Conti, con lungimiranza, aveva chiesto al Commissario Straordinario alla Superstrada Pedemontana Veneta quali azioni intendesse intraprendere nei confronti dei responsabili che attraverso una convenzione capestro con il privato avevano causato aumento i costi dell’opera da 3 a 12 miliardi.
La risposta non venne mai data. Sono passati 5 anni e le preoccupazioni ora sono tangibili.
I carissimi pedaggi non incentivano l’utilizzo di questa strada. Registra infatti flussi di transito bassissimi, con ricadute sui cittadini da qui a 39 anni che con le tasse dovranno rimediare alle mancate ottimistiche previsioni. Il canone, tra l’altro, per alcune annualità sarà addirittura pari a 450 milioni di euro.
Ma se adesso con l’annualità pari 150 milioni euro, ci troviamo con un buco di 65 milioni, come certificato dal bilancio di previsione 2023-2025 regionale, cosa accadrà quando bisognerà tirare fuori 300 milioni in più?
Per aiutare a chiarire presto la preoccupazione della Corte dei Conti, che è anche la mia, ho presentato all’Assessore alle Infrastrutture un’interrogazione riproponendo l’irrisolta questione del 2018: gli artefici di questa sciagurata convenzione pagheranno per quello che si prefigura uno dei più gravi danni alla Regione mai perpetrato? La Pedemontana potrà diventare un folle suicidio che spingerà nel baratro anche tutti i servizi essenziali che, per il carico di conseguenze che graverà pesantemente sul bilancio regionale, non potranno più essere garantiti. Andrea Zanoni