Il Presidente regionale di Coldiretti, Giorgio Piazza, ha chiesto di fermare il consumo del territorio veneto e il Governatore Luca Zaia ha risposto indicando il futuro nel saldo zero di cemento e nel recupero del patrimonio immobiliare. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Zaia passi dalle parole ai fatti, oppure taccia per sempre. I veneti stanno aspettando dallo scorso anno una legge che tuteli il loro territorio dalle colate di cemento: quanto ci impiega Zaia, con i suoi potenti mezzi, a fare un provvedimento così semplice?»
L’altro giorno, a Mestre (VE), si è assistito ad un botta e risposta tra il Presidente regionale di Coldiretti, Giorgio Piazza, e il Governatore Luca Zaia. Il Presidente Piazza ha chiesto di fermare il consumo delle campagne venete e Zaia ha ribadito una volta di più che il futuro del territorio sta nel saldo zero di cemento, nel recupero dei capannoni dismessi e nella valorizzazione dei volumi già esistenti.
Le parole del Presidente della Regione non sono suonate certo nuove ai cittadini veneti, visto che gli stessi “slogan” sono già stati pronunciati da Zaia ad agosto 2012, con la promessa di studiare una norma che consenta una moratoria sulle nuove costruzioni per il contenimento del consumo di suolo. Il Governatore aveva annunciato battaglia alla cementificazione selvaggia, prima promettendo una legge ad hoc e, poi, l’istituzione di un’apposita commissione.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, davanti all’ennesima uscita dall’amaro sapore del “déjà vu” del Presidente veneto, ha affermato: «Zaia continua a fare propaganda sulle disgrazie del nostro territorio. Sullo stop alla cementificazione passi dalle parole ai fatti o taccia per sempre. È dal 19 agosto dell’anno scorso, data che vide i giornali pieni di sue dichiarazioni contro il consumo del suolo, che i veneti stanno aspettando una legge che tuteli l’ambiente dalle colate di cemento: quanto ci impiega Zaia, con i suoi potenti mezzi, a fare un provvedimento così semplice?»
Già in quell’occasione, Zanoni aveva indicato la strada da seguire ed ora la ripropone: «Basterebbe un semplicissimo emendamento di tre righe alla Legge Regionale del 23 aprile 2004, numero 11 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio” per porre fine per sempre al massacro di questo Veneto, ormai trasformato in una colata di cemento senza fine».
L’eurodeputato, in alternativa alla relazione commissionata dalla Regione allo studio Barel per arrivare ad una norma che consenta una moratoria sulle nuove costruzioni, offre addirittura il suo aiuto pur di fermare gli innumerevoli scempi ambientali che colpiscono ogni angolo sopravvissuto all’avanzata del cemento. «Sono a disposizione per scrivere questo singolo comma a costo zero, facendo risparmiare quattrini ai contribuenti: altro che commissione di cervelloni chiamata a studiare come bloccare la devastazione in Veneto – propone Zanoni – Sarebbe sufficiente scrivere: “A far data dall’entrata in vigore della presente legge in tutto il territorio agro-silvo-pastorale della Regione del Veneto è vietata ogni tipo di edificazione”. Sarebbe anche un allineamento al futuro dell’Europa, visto che il Parlamento europeo, il 24 maggio 2012 ha approvato la Relazione Gerbrandy su un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse prevedendo un graduale stop alla distruzione del suolo».
A maggio scorso, infatti, il Parlamento europeo ha approvato la relazione Gerbrandy, con la quale ha dato chiare indicazioni alla Commissione europea per arrivare gradualmente entro il 2050 allo stop definitivo dell’edificazione e dell’asfaltatura di territorio agricolo e naturale.
«Basta proclami ad effetto, basta prendere in giro i veneti, basta far propaganda – conclude Zanoni – È arrivato il momento che Zaia porti la legge in Consiglio regionale e la faccia votare una volta per tutte».
Nel 2009, Zanoni ha partecipato ad una conferenza sulla tutela del paesaggio con il grande poeta italiano Andrea Zanzotto dove, insieme, hanno condannato la politica distruttrice fatta di cementificazione e devastazione ambientale. Il letterato trevigiano con amarezza sottolineò: “Una volta avevo orrore dei campi di sterminio, oggi provo lo stesso orrore per lo sterminio dei campi”.
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