PAESEAMBIENTE, DOPO ACCURATE RICERCHE, HA APPURATO CHE STUDI SCIENTIFICI E GIURISPRUDENZA SANCISCONO CHE BASTA UNA LIMITATA ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO PER CAUSARE IL TUMORE AI POLMONI.CON LA NUOVA DISCARICA DI RIFIUTI DI AMIANTO, A RISCHIO LA SALUTE DEI CITTADINI E IL VALORE DEGLI IMMOBILI.

Paeseambiente, che da tempo è sceso in campo contro la nuova discarica di rifiuti di amianto, autorizzata a ottobre dalla provincia di Treviso e oggetto di un ricorso al TAR, del Comune di Paese, ora ha voluto vederci chiaro, sui pericoli che questo nuovo impianto, il più grande di tutta Europa, potrebbe comportare per la salute di tutti i cittadini di Paese e comuni limitrofi.Da alcune ricerche è risultato che esiste un importante documento tecnico e scientifico del 2002 di alcuni ricercatori della Cattedra di Medicina Legale e delle Assicurazioni dell’Università degli Studi di Roma (pubblicato su www.paeseambiente.org alla voce “documenti”), il quale determina che è impossibile stabilire una dose minima di fibre di amianto, al di sotto della quale si è al sicuro da eventuali malattie ai polmoni.Una sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 2000 sancisce che, per il mesotelioma pleurico (cancro da amianto), non esiste una correlazione tra le fibre respirate e l’insorgere del cancro. Nei contenziosi giudiziari, i datori di lavoro vengono sempre assolti dall’accusa di responsabilità dell’insorgere del mesotelioma pleurico, perché è sufficiente una sola fibra per contrarlo e questa potrebbe essere stata respirata in ambienti diversi da quello lavorativo. Viene ribadito che è impossibile sostanzialmente definire la dose minima letale. Nella relazione si evidenzia che, per contrarre il mesotelioma pleurico, è ritenuto sufficiente un solo contatto con quantità minime ed essendo questo un cancro che si manifesta anche dopo 20/40 anni, risulta impossibile poi svolgere l’azione penale, perché il reato si prescrive. In un secondo documento, elaborato per un corso di aggiornamento professionale per gli operatori della rete di rivelazione dei casi di mesotelioma nella regione Marche, effettuato lo scorso settembre dal Dipartimento Scuola Igiene e Sanità Ambientale – Registro Mesoteliomi Marche – dell’Università di Camerino (pubblicato su www.paeseambiente.org alla voce “documenti”), risulta che il mesotelioma pleurico, il mesotelioma pericardico, il mesotelioma peritoneale, il mesotelioma alla tunica vaginale ed al testicolo, si possono verificare anche per esposizioni alle fibre di amianto molto basse, per intensità e durata. Inoltre non c’è relazione tra la dose di asbesto (fibre di amianto) e l’insorgere del mesotelioma. Risulta poi impossibile definire il livello di esposizione ad amianto al di sotto del quale l’effetto non è dimostrabile. Il Prof. Giuseppe Mastrangelo, del Dipartimento di medicina Ambientale e Sanità Pubblica, Sede di Medicina del Lavoro – Università di Padova, durante una conferenza tenutasi a Paese (TV) in data 21 gennaio 2005, organizzata dall’associazione “3R”, ha dichiarato che Non è vero che l’inalazione di una fibra conduce ad effetti tragici. La dose deve essere continuativa per un tot di anni. Questa affermazione potrebbe ritenersi corretta, se riferita all’asbestosi (malattia ai polmoni), ma inconciliabile e contrastante, invece, se riferita al mesotelioma così come sancito dai contenuti dei documenti succitati. Paeseambiente ha quindi deciso di trasmettere queste importanti documentazioni, dai contenuti molto preoccupanti, al sindaco di Paese, Valerio Mardegan, affinchè faccia il possibile per bloccare l’autorizzazione della provincia di Treviso. Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente ha dichiarato: Sono ben 2.053 i cittadini che hanno sottoscritto, in soli 12 giorni, la nostra petizione per bloccare questa discarica. Ora, il 17 febbraio, il TAR del Veneto si pronuncerà sul ricorso del Comune di Paese e, con alcuni cittadini, in quell’occasione, andremo a Venezia per dimostrare tutta la nostra preoccupazione, consci che basteranno contatti con poche fibre per poter contrarre il mesotelioma, che potrebbe manifestarsi anche tra quaranta anni. Tutti i cittadini sanno che, se questa discarica verrà aperta, ci saranno gravi pericoli di salute e un prevedibile crollo del valore immobiliare delle abitazioni, dovuto a questa nuova attività, con danni economici incalcolabili per tutti i cittadini della zona. Va inoltre detto che da altre ricerche effettuate, risulta che l’Istituto Superiore della Sanità calcola che gli effetti di una discarica siano riscontrabili sino ad una distanza, dalla sua ubicazione, che va da un minimo di 3 chilometri di raggio ad un massimo di 7. Ciò significa che nel migliore dei casi questa discarica potrebbe avere effetti, oltre che sui centri abitati delle frazioni di Castagnole e Porcellengo, anche su Postioma, Padernello, Sovernigo, Villa, Paese centro e Merlengo di Ponzano. Se si calcolano invece i sette chilometri, vengono interessati anche Quinto, Istrana, Ponzano e Treviso. Mi chiedo poi, se verranno trovati facilmente ben 3.000 abitanti disponibili ad occupare il nuovo insediamento urbano che sta sorgendo nell’area della ex Simmel di Castagnole, ubicato a soli 1.300 metri da questa discarica di amianto, che potrebbe essere la più grande d’Europa. Mi piacerebbe infine sapere se la provincia di Treviso sarebbe disposta a stipulare una polizza assicurativa sulla vita, valevole per 40 anni, dopo la chiusura di questa discarica, per tutti i cittadini di Paese e gli automobilisti che transitano in zona, che potrebbero venire in contatto con le fibre di amianto.

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