Paeseambiente con un comunicato del 13 marzo scorso aveva riferito la notizia che il comune di Paese aveva proposto alla Padana, dei fratelli Giorgio e Paolo Gazzola, la realizzazione di circa 30.000 metri quadri di serre in cambio di alcune opere pubbliche e di mitigazione. Successivamente abbiamo appreso dalla stampa locale del 18 marzo scorso che la ditta Padana ha rifiutato la proposta del comune di Paese, proposta adottata con deliberazione n.40 del ’03/7/2007 con voti unanimi (Assenti gli assessori Franco Pozzebon e John Visentin), rompendo così una trattativa in corso da mesi. La Padana ha anche chiesto al TAR del Veneto di pronunciarsi sul proprio ricorso proposto contro un’ordinanza comunale, ricorso con il quale ha chiesto al comune ben 3 milioni di euro di danni. Nell’occasione, il sindaco Valerio Mardegan ha dichiarato: “Non credo affatto che le nostre richieste siano state eccessive: forse lo sono per chi non è abituato a dare, ma riteniamo che a fronte di un investimento di quel tipo fossero proporzionate”. Con un autentico blitz, i titolari della Padana venerdì scorso 23 marzo, alle ore 12.30, ovvero pochi secondi prima della chiusura settimanale del Municipio di Paese, hanno depositato una comunicazione con la quale si informava il comune che il giorno dopo, ovvero sabato mattina, sarebbero partiti i lavori di una nuova serra da 5.000 metri quadri (pari a ben un campo veneto). Il tempismo adottato dalla Padana difficilmente può essere considerato casuale, evidentemente pensavano che il comune non avrebbe fatto a tempo di bloccare i lavori, visto che gli uffici chiudevano alle 12.30 e che il sindaco lo avrebbero saputo solo lunedì. Fortunatamente il sindaco Valerio Mardegan ha avvisato immediatamente i propri legali, emettendo in tempi di record un’ordinanza di blocco dei lavori motivato con la mancanza del piano aziendale di ampliamento tra la documentazione presentata, ordinanza prontamente notificata ai fratelli Gazzola e a tutte le ditte che sarebbero intervenute il sabato dopo. Paeseambiente esprime solidarietà al sindaco Mardegan, dato che l’ultima mossa della Padana sembra proprio un vera e propria dichiarazione di guerra all’Amministrazione comunale, annunciata con un’arroganza ed una indisponibilità che a Paese non ha nessun precedente. Paeseambiente chiede al sindaco di emettere un’ordinanza di blocco del traffico pesante in via Olimpia e via Cal dei Molini, per evitare gli attuali problemi di traffico causati dai TIR che si recano nell’azienda, e di imporre i limiti di rumore per l’area delle serre pari a quelli agricoli così come previsto dalla legge; sono provvedimenti estremi che in questo caso sono più che leciti visto che è necessario far capire a questi signori che chi ha il coltello dalla parte del manico è l’amministrazione comunale, ovvero tutta la comunità di Paese. Volevano fare i furbi con il nostro comune – hanno commentato Andrea Zanoni e Raffaele Ruggiero di Paeseambiente – ma il sindaco Mardegan, con un impegno encomiabile è riuscito in orario di chiusura del comune, a tempo di record, a consultare i legali, a scrivere l’atto dell’ordinanza e a notificarlo a tutti gli interessati, ripagandoli come si deve. Questa furbata non riuscita mette alla luce tutta l’arroganza di questa azienda, che nel tempo si è contraddistinta solo per gli atti di prepotenza, presunzione ed insolenza; a questo proposito torna utile ricordare le querele pretestuose presentaste nei confronti di Paeseambiente, ora archiviate, di quelle nei confronti del professor Martinelli degli Amici del Troian, della vicenda dell’acquisizione delle 2500 firme della petizione dei cittadini di Paese contro le serre, prelevate dal Municipio addirittura di autorità dai Carabinieri su mandato dei legali della Padana, della mancata realizzazione delle alberature previste nel progetto delle serre già realizzate. Il sindaco ora dovrebbe aver capito di che pasta sono fatti questi individui, pertanto, non deve farsi remora alcuna nel bloccare il traffico pesante dell’azienda nonché i potenti ventilatori che funzionano notte e giorno, imponendo i limiti previsti dalla legge, a mali estremi, estremi rimedi.
Mario Martinelli degli Amici del Troian ha aggiunto: Un’azienda così, che compra tutte le terre che può nella zona verde e le distrugge estirpandone le siepi, colmando i fossati, cancellando i sentieri risalenti alla centuriazione romana. Che sulla spianata deserta stende una pavimentazione di cemento armato su cui tira sù immensi capannoni di metallo e metacrilato alti una decina di metri e lunghi centinaia, che poi riempie di condizionatori e macchinari di tutti i tipi per un’intensa attività che riempie tutto l’ambiente circostante di fumi e rumori giorno e notte… È davanti agli occhi di tutti: come fa a dirsi agricola un’attività che per farsi ha bisogno inanzitutto di distruggere l’ager, il fondo su cui si impianta, straziando la vita degli abitanti intorno con la sua feroce attività industriale? Pane al pane: dopo la devastazione del territorio operata dai capannoni, ora in esubero, questa delle finte aziende “agricole” appare l’ultima furbata del capitale, dei “schèi” per penetrare e sfruttare le ultime zone verdi rimaste di un equilibrio prezioso e precario di natura e di storia com’è il nostro territorio veneto costellato di ville e di città gioiello. Calvino dice: “noi siamo quello che non abbiamo buttato via”. Si pensi al Paesaggio e all’Uomo veneto nei ritratti che ne hanno fatto i Giovanni Bellini, Giorgione, Tiziano… Tutto sta per essere cancellato, sotto quest’ultima ondata dei vandali. Poi non ci resterà più niente. E se avremo nostalgia di un po’ di verde, potremo sempre andare da loro a comprarci una piantina. Al loro prezzo.