IL PROGETTO DELLA PROVINCIA DI TREVISO SUL SANT’ARTEMIO CONDANNA CENTINAIA DI ALBERI, DISTRUGGENDO IRREPARABILMENTE UN PATRIMONIO NATURALE UNICO.

Ho letto incredulo la notizia relativa allo scempio ambientale al Sant’Artemio, effettuato dai tecnici incaricati dalla provincia di Treviso, dove sono stati eliminati oltre 200 alberi di un lungo viale che costituivano un gioiello ambientale probabilmente unico in tutta la provincia. Ho letto le vergognose giustificazioni del presidente vicario Leonardo Muraro e dell’assessore ai lavori pubblici Ubaldo Fanton, che parlano di alberi malati e infestanti, trincerati dietro il via libera della Soprintendenza e del Corpo Forestale dello Stato. Purtroppo, da noi, e i due lo sanno bene, a differenza del resto d’Europa, gli alberi se non si trovano in ambiti protetti, per legge non godono di tutela alcuna e nei progetti al posto del patrimonio arboreo può essere lasciato il bianco della carta, dando troppa e assoluta discrezionalità al committente sul destino di questi polmoni verdi utili a tutti, lasciando impotenti Soprintendenza e Corpo Forestale dello Stato. Quello che è accaduto al Sant’Artemio è una violenza inaudita nei confronti sia dell’ambiente che della volontà dei cittadini di salvaguardarlo in quanto bene prezioso e necessario per la nostra qualità della vita e per la nostra salute. Il danno prodotto al Sant’Artemio ha indiscutibilmente cambiato la percezione dell’area apportando anche un danno all’equilibrio dell’ecosistema faunistico della zona che era un habitat naturale di molte specie di volatili, alcune rare e severamente protette dalla legge e dalle direttive comunitarie, come il Picchio verde, il Picchio rosso maggiore e l’Allocco. La piantumazione di nuovi alberelli non potrà mai sostituire la presenza dei duecento alberi decennali, ricreare il lungo percorso d’ombra e quiete, ripristinare l’area violata, restituire dignità al paesaggio precedentemente esistente. Non più tardi di un mese fa un sindaco del trevigiano, pare il più vecchio dei 95 sindaci della Marca, ha riassunto in modo molto genuino il dramma dell’eliminazione degli alberi nella nostra provincia con queste belle parole: «Si parla tanto di inquinamento dell’aria e di nuovi inceneritori ma se non preserviamo i nostri depuratori naturali ogni azione sarà vana. Ammazzare gli alberi equivale a inquinare l’ambiente, modificare il clima e l’ecosistema in genere. Ogni volta che uccidiamo questo tipo di piante uccidiamo una parte di noi stessi. È tempo che le persone, ma prima di tutto le istituzioni, comprendano come in natura tutto sia correlato, e come noi siamo parte integrante di questo sistema». È scandaloso che si continui a parlare del problema dell’anidride carbonica, che causa l’effetto serra, delle polveri sottili e poi si compiono scempi del genere. È assurdo che tutto ciò accada in una provincia come la nostra dove, un capannone ogni quattro dovrebbe essere abbattuto, come risulta da una ricerca della stessa provincia, dove decine di palazzi sono vuoti, dove gli alberi sono sempre più una rarità. Gli alberi del Sant’Artemio sono un patrimonio di tutti i trevigiani, che di cemento non ne vogliono più e per questo vanno tutelati e non eliminati. Il 27 gennaio scorso ho potuto assistere ad una assemblea pubblica organizzata dal comune di Paese dove i progettisti della nuova piazza del capoluogo hanno illustrato lo scenario progettuale a tutti i partecipanti, scenario nato dopo alcuni mesi di un processo partecipato che ha coinvolto tutte le categorie locali interessate, i cittadini, gli amministratori, in modo da tenere adeguatamente conto delle esigenze e delle aspirazioni di tutti gli interessati. I progettisti hanno evidenziato che uno dei punti fermi richiesti dal variegato gruppo di lavoro era il mantenimento di una decina di Tigli e di un Cedro del Libano, andando addirittura, oltre a quelle che erano le istanze delle associazioni ambientaliste, che chiedevano la tutela dei soli Tigli. L’esperienza di Paese dimostra che la progettazione partecipata del Sant’Artemio era una cosa fattibile, a portata di mano ed inoltre dovuta visto che coinvolge un luogo dalle finalità pubbliche, costruito con le tasse di tutti noi, come la nuova sede dell’amministrazione provinciale. Tornando allo scempio credo che ciò che è malato nella nostra provincia non siano gli alberi del Sant’Artemio, bensì il modo di gestire l’ente provincia, dove invece di governare, di amministrare, di gestire il patrimonio pubblico si comanda e si impone e basta, in quella che ormai è diventata la tirannia della maggioranza, illiberale e autoreferenziale, dove tutto è calato dall’alto ed imposto. Forse intendevano questo per “paroni a casa nostra”? Comandare su ciò che, in realtà, loro considerano “cosa loro”?? Noi cittadini siamo responsabili di ciò che accade al nostro ambiente, ai nostri gioielli naturali, perché in fondo siamo noi a sceglierci chi ci amministra (o comanda), a Paese ad esempio il progetto della piazza della vecchia amministrazione prevedeva l’eliminazione di tutti i Tigli ma i cittadini hanno preferito salvarli attraverso un piccolo segno all’interno dell’urna. Andrea Zanoni, Presidente di Paeseambiente

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