Il Commissario UE all’Ambiente risponde all’allarme di Andrea Zanoni sul rischio sprofondamento dell’Emilia Romagna dovuto all’alta attività estrattiva di idrocarburi. L’eurodeputato Andrea Zanoni: “Rispettare le norme europee e basarsi sugli studi di settore. Non possiamo rischiare che il fenomeno della subsidenza si aggravi ancora di più ”
“Le autorizzazioni rilasciate dagli Stati membri devono essere conformi alle prescrizioni del quadro giuridico vigente nell’UE, ivi comprese le disposizioni in materia di protezione della salute umana e dell’ambiente“. É la risposta del Commissario UE all’Ambiente Janez Potočnik all’allarme dell’eurodeputato Andrea Zanoni sul rischio sprofondamento che corrono vaste aree dell’Emilia Romagna, soprattutto costiere, anche a causa delle numerose attività di estrazione di idrocarburi.
“Nell’ambito di una nuova iniziativa della Commissione concernente un quadro per l’estrazione sicura di idrocarburi non convenzionali sono stati realizzati alcuni studi” che “hanno individuato potenziali rischi di subsidenza legati alla captazione di ingenti quantità d’acqua e di eventi sismici associati”, fa sapere il Commissario UE . “Altri studi indicano un rischio più elevato di subsidenza nel caso di estrazione di idrocarburi con rimozione di fluidi”. (VEDI NOTE)
“Invito le autorità regionali a studiare scrupolosamente gli studi condotti dagli esperti e a applicare scrupolosamente la normativa comunitaria per evitare disastri naturali dovuti all’aggravamento del preoccupante fenomeno della subsidenza, ovvero l’abbassamento di porzioni più o meno ampie di terreno dovuto in questo caso all’estrazione di sostanze fluide o solide dal sottosuolo – attacca Zanoni – Ecco che approvare altre richieste di permesso di ricerca ed estrazione di idrocarburi, le quali andrebbero ad aggiungersi rispettivamente alle attuali 35 e 37 concessioni di coltivazione già attive, potrebbe mettere a serio rischio l’Emilia Romagna anche alla luce della sismicità dell’area”.
Zanoni aveva denunciato la situazione alla Commissione europea sulla base del “Dossier idrocarburi in Emilia Romagna” di Legambiente.
NOTE
Gli studi a cui fa riferimento il Commissario UE all’Ambiente sono: “AEA, Support to the identification of potential risks for the environment and human health arising from hydrocarbons operations involving hydraulic fracturing in Europe, 2012”; “Land Subsidence. Proceedings of the Fifth International Symposium on Land Subsidence, L’Aia, 16-20 ottobre 1995”, in particolare W. Bertoni, G. Brighenti, G. Gambolati, G. Ricceri e F. Vuillermin, “Land subsidence due to gas production in the on- and off-shore natural gas fields of the Ravenna area, Italy”; F. Gambardella, G. Mercusa, “Land subsidence in the delta area river Po: damages and repairing works”, in Proceedings of the Third International Symposium on Land Subsidence, Venezia, 19-25 marzo 1984.
La “subsidenza” consiste nel fenomeno di abbassamento di porzioni più o meno ampie di terreno, da attribuirsi al costipamento naturale sotto l’azione di carichi, o, talora, all’attività dell’uomo rivolta all’estrazione di sostanze fluide o solide dal sottosuolo (per es. di ingenti quantità di acqua da falde freatiche, di prodotti petroliferi e di minerali). La subsidenza, pur trattandosi di diverso fenomeno geologico, può tuttavia essere uno dei fattori che aumentano la vulnerabilità degli edifici causando il cedimento dei terreni di fondazione, incrementando i danni in occasione di terremoti. Tra le possibili conseguenze ambientali di tali interventi denunciate nel “Dossier idrocarburi in Emilia Romagna” di Legambiente vi è il rischio di intensificazione del fenomeno della subsidenza che già caratterizza l’area: i dati dei monitoraggi effettuati da ARPA (Agenzia regionale per la Prevenzione e l’Ambiente) Emilia-Romagna evidenziano come il fenomeno sia più significativo sulla fascia costiera, che negli ultimi 55 anni si è abbassata di 70 cm a Rimini e di oltre un metro a Cesenatico (FC). Una vasta porzione della provincia di Bologna (circa 600 km²) è caratterizzata da abbassamenti medi intorno a 20 millimetri annui, con zone di massimo sprofondamento (oltre 3 centimetri annui). Secondo ricerche dell’Università degli Studi di Padova, la subsidenza nell’arco temporale 1983-2008 ha raggiunto i 50 centimetri nella zona meridionale del Delta del Po.
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