Andrea Zanoni (Eurodeputato IdV) critica le conclusioni del recente Consiglio Ue Pesca che non prende le decisioni indispensabili a tutelare gli stock ittici europei. “I nostri mari restano sotto assedio. Per rendere sostenibile il settore della pesca ci vuole ben altro che quanto deciso a Lussemburgo”
“La politica europea verso una pesca sostenibile va al rilento mentre l’emergenza dei nostri mari è da allarme rosso”. Così Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e membro della Commissione ENVI Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare, commenta l’accordo raggiunto recentemente dal Consiglio europeo sulla Pesca. “I ministri europei si muovono nella giusta direzione ma a passo da lumaca, mentre la situazione dei nostri mari ha bisogno di risposte veloci, radicali e coraggiose”.
Alla soddisfazione del Ministro Catania sull’accordo raggiunto dai 27 ministri a Lussemburgo, Zanoni risponde che “le questioni più importanti sono rimaste eluse”. “Il peso dei Paesi che hanno tutto l’interesse a non cambiare le regole del gioco, come Spagna e Portogallo, continua a farsi sentire, e a rimetterci sono gli stock ittici europei”, attacca Zanoni. “Siamo arrivati ad un punto in cui ci vuole una svolta che non guardi più gli interessi dei grandi ma che abbia come unico scopo la conservazione dell’ecosistema marino europeo”.
Zanoni appoggia le critiche del WWF Italia che chiedeva interventi più decisi come “scadenze ambiziose e maggiori strumenti per il raggiungimento del rendimento massimo sostenibile (MSY), la definizione di piani pluriennali (MAP), lo stop alle pratiche di pesca non selettive e alla sovraccapacità delle flotte UE sia in acque europee e sia fuori dai confini comunitari e i rigetti in mare come il fenomeno dell’overfishing”. “Si tratta di misure oggi forse indigeste a molti ma che sul lungo periodo gioverebbero anche quei Paesi che oggi le ostacolano”, commenta Zanoni.
“Anche nelle pesca, come in altri ambiti delle politiche comunitarie, dall’ambiente alle riforme economiche, bisogna avere il coraggio di prendere scelte responsabili nell’interesse generale del lungo periodo invece che mirare a immediati ed effimeri vantaggi – conclude l’Eurodeputato – I mari europei hanno lanciato l’SOS, adesso sta a noi raccoglierlo”.
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